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Bambini sui social network: perché la Ferragni ha deciso di sì e perché sarebbe meglio di no

[didascalia fornitore=”shutterstock”]Foto di SewCream/Shutterstock.com[/didascalia]

Bambini sui social network, sì o no? Il dubbio diventa amletico con il passare dei giorni, ancor di più da quando Chiara Ferragni ha dato alla luce il piccolo Leone che in appena un mese è diventato una baby web star, protagonista indiscusso h24 di stories e foto social dei non meno noti genitori. Ma insomma, andiamo con ordine, e cerchiamo di capire cosa sarebbe meglio fare per il bene dei propri figli e perchè io ho deciso di non mettere la mia sui social network.

Mia figlia si chiama Azzurra e sono passati più di 1100 giorni da quando ho visto quello sguardo vispo per la prima volta e da allora solo gli amici, quelli che frequento, sanno che aspetto ha. Sui social network metto sì qualche immagine sua ma sempre defilata: i suoi ricci così difficili da pettinare, le sue manine paffute, i suoi giochi. La prima cosa che mi chiede la gente che non vedo da tanto tempo o che conosco in modo ‘virtuale’ è una sua foto, sono tutti curiosi di vederla. E a me sta bene così, sono felice di preservarla da questo mondo di like e di non rubarle quei momenti che sono solo nostri, e non di milioni di occhi che si soffermano a guardare, anche se non gli interessa. Prima di avere figli pensavo che in fondo le foto dei bambini su Facebook o su Instagram davano colore al mio feed, era un modo per rimanere in contatto con gli amici di una volta e di vedere come la loro vita cambiasse e io ne fossi parte, nonostante le distanze. Mi piaceva rivedere i volti di persone lontane in quelli dei loro piccoli: la prima pappa, i primi passi, il primo giorno di scuola.

Quando è successo che sono diventata una mamma a-social?

Lavorando nel digital da anni ho sempre pensato che postare una foto di mia figlia sarebbe stato parte del mio mondo, qualcosa di imprescindibile dal mio modo di essere sociale e social, insomma qualcosa che riguardava me. E invece è successo il contrario, pur avendoci a che fare tutti i giorni con questi strumenti sono diventata una mamma a-social. Non mi piace pensare che qualcuno possa salvare quella foto che io ho scattato con tanta accortezza, che qualche mio conoscente metta un like alle ‘mie guanciotte paffute’ e uno sconosciuto se la veda nel suo feed se mi dimentico di sistemare l’impostazione della privacy, che possa in qualche modo arrivare nelle mani sbagliate e essere rischioso per lei. O senza volersi fare troppe paranoie, ho banalmente pensato che Azzurra crescendo potesse non essere d’accordo, che si potesse vergognare di tutte quelle foto di lei nel mio album personale, alla mercé di tutti. Perché mettere una foto di lei su Facebook quando posso tenerla sul telefono, stamparla o mandarla in allegato a una mail ad amici e parenti? Perché un momento di vita intima, e solo nostra, lo devo condividere con tutti? Perchè la gente deve vedere i suoi occhi sorridenti e le sue labbra a forma di cuore e magari riconoscerla per strada senza mai averla incontrata prima? Perchè la dimensione privata della mia famiglia deve diventare di dominio pubblico?

Perchè la Ferragni sì e le altre mamme No

Dovrebbe esserci una sorta di obbligo morale da parte dei genitori di tutelare la privacy dei propri figli, cosa che invece (purtroppo) non c’è. Accade quindi di vedere sul proprio wall di Facebook non solo le foto di Leone Lucia Ferragni in total look Versace nella casa di Los Angeles, ma anche la foto del figlio della portinaia sullo scivolo di parco Marinai d’Italia. E mentre nelle stories della fashion blogger italiana più famosa al mondo Leone dorme beato nella sua sdraietta elettronica, il figlio di un’amica ha imparato a mantenersi sull’altalena. E va su e giù. Giù e su. Su e giù, un infinitesimo numero di volte che quasi mi viene mal di testa. E come lei anche la mia ex collega pubblica una foto dei bambini in fattoria in un sabato di sole. E quell’amica che non vedo dai tempi della scuola ha messo uno scatto della sua nuova bambina insieme al figlio più grande. E poi un’altra conoscente una foto dei figli in cui fanno il bagnetto insieme. E un’altra ancora dei bambini che litigano. E mia cugina posta un’immagine dei figli che dormono abbracciati e beati sul lettone dei genitori. E la blogger meno nota che seguo mette una dopo l’altra, in sequenza, tutte stories delle figlie: sveglia, colazione, tragitto casa-nido, coccole, nanna, parco giochi, nascondino, smorfie. Insomma basta. Defollowo tutte, compresa la mia amica storica. Quantomeno la tolgo dalle notifiche di Fb e salto le sue stories di Instagram. Mi piace vedere quello che fa il figlio della Ferragni, davvero, lo considero un personaggio pubblico con due genitori da 23 milioni di follower in due ma ecco se anche lì mi sembra eccessiva l’esposizione del figlio sui social, che comunque giustifico a livello di immagine vista la loro reach giornaliera e che comunque si tratta di business a tutti gli effetti, ma veramente non capisco quello delle altre mamme. Di tutte le mamme che pubblicano sui social, nessuna esclusa. Che ci bombardano ogni giorno di foto su foto dei loro figli in ogni momento della giornata, come se agli altri interessasse qualcosa di quello che fanno, fosse anche il ruttino più spettacolare degli ultimi show dei record.

[didascalia fornitore=”shutterstock”]Foto di Liderina/Shutterstock.com[/didascalia]

Non interessa. A nessuno. E ve lo dico col cuore in mano. Lo dico da mamma. Lo dico da content manager. Scattatevi meno selfie e trascorrete più momenti offline, nel privato delle vostre case e delle vostre vite. Insieme ai vostri figli e nel loro rispetto. Fatelo per loro, per voi, ma soprattutto per gli altri. Non condannateci a una vita con i vostri figli. Viveteveli piuttosto.

Angela Bruno

Angela Bruno è stata una redattrice interna di Pourfemme e Buttalapasta fino al 2019. Si è occupata di moda, bellezza, food e cucina. Su Nanopress, in particolare nel corso del 2018, ha scritto di tematiche relative alla sicurezza e al benessere dei bambini, con particolare riguardo alla condizione delle madri single.

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