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La storia del bambino “fantasma” di Moncalieri era venuta alla luce alla fine del 2016, quando per la consegna di una notifica di un atto giudiziario i Carabinieri sono entrati nella casa della sua famiglia e l’hanno scoperto. Il bambino non era mai stato registrato alla nascita, avvenuta sette anni prima, non frequentava alcun tipo di scuola, non era mai stato vaccinato e viveva da recluso, senza nemmeno il conforto di un amichetto della sua età.
La mamma ha provato a giustificarsi spiegando di avere partorito al Santa Croce di Moncalieri e di essersi fidata del marito che gli aveva detto che ci avrebbe pensato lui, alla registrazione all’anagrafe. Il tribunale dei Minori aveva subito allontanato il piccolo, inserendolo in una comunità.
I genitori furono immediatamente indagati per maltrattamenti, inosservanza dell’obbligo di istruzione e “occultamento di stato”, ossia per soppressione dello stato civile di un neonato. Hanno patteggiato la condanna davanti ai giudici del Tribunale di Torino.
Niente registrazione all’anagrafe, niente scuola o controlli sanitari effettuati. Il bambino fantasma di Moncalieri non sapeva nemmeno leggere o scrivere, a quasi 8 anni.
Le indagini coordinate dalla Procura di Torino hanno portato alla luce la condizione della sua famiglia: la madre con evidenti fragilità viveva in condizioni di disagio nella casa della frazione di Moncalieri, ed era stata affidata ai servizi socio-assistenziali.
Il padre del bambino fantasma, pregiudicato, per mesi è stato irreperibile. Il bambino, in pratica ha vissuto i suoi primi sette anni chiuso in casa, senza nemmeno la consolazione di giocare insieme a qualche amichetto, completamente da solo.
Appena il caso è stato rilevato dai carabinieri, il bambino era stato affidato alle cure di una comunità protetta, anche se poteva vedere periodicamente la mamma. Era stato sottoposto anche a decine di visite mediche in ospedale, per scongiurare la presenza di patologie, dato che non era mai stato vaccinato da quando era nato.
Dopo le indagini svolte in due anni da parte del Tribunale di Torino, i giudici hanno accettato il patteggiamento dei genitori, ma con alcune differenze.
La madre del piccolo ha concordato la pena di tre anni di reclusione, ma senza la perdita della responsabilità genitoriale, mentre al padre, che ha patteggiato una condanna a tre anni e quattro mesi, è stata tolta la potestà sul figlio.
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