Prima vittoria di Donald Trump sul bando contro i musulmani emesso dalla sua amministrazione. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato parere positivo al ricorso fatto dalla Casa Bianca , dopo i no ricevuti da due giudici federali, e ha permesso la reintroduzione parziale del travel ban contro i cittadini di sei paesi a maggioranza musulmana per un periodo di 3 mesi. Chi proviene da Libia, Iran, Somalia, Sudan, Siria e Yemen non potrà entrare negli Stati Uniti, anche se rifugiato o profugo, a meno che non possa “rivendicare in modo credibile una relazione di fiducia con una persona o un’organizzazione negli Stati Uniti“.
Per Donald Trump è una vittoria importante, come ha lui stesso sottolineato in un tweet a commento della notizia. “Un grande giorno per il futuro dell’America e la sua sicurezza grazie alla Corte Suprema. Ho continuato a combattere per il popolo americano e ho vinto“, ha scritto.
Great day for America's future Security and Safety, courtesy of the U.S. Supreme Court. I will keep fighting for the American people, & WIN!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 27 giugno 2017
La reintroduzione parziale del travel ban è arrivata col voto favorevole della maggior parte dei giudici della Corte Suprema che ha accolto in parte il ricorso della Casa Bianca: coloro che non hanno legami negli USA e che non possono dimostrare di avere una relazione “credibile” e in “bona fide”, cioè comprovata con documenti alla mano, con “persone ed enti” negli Stati Uniti, come esempio un coniuge o altri familiari, non potranno entrare nel paese per i prossimo 90 giorni, anche se in fuga da guerre e carestie.
La Corte ha poi deciso di prendersi carico della vicenda e di ascoltare gli argomenti sulla legalità dell’intero bando il prossimo autunno, a partire dal primo lunedì di ottobre, permettendo quindi a parti del divieto di essere in vigore per l’intera estate.
Cinque i giudici che hanno votato a favore del ripristino parziale del bando, 4 per la presa in carico della discussione sulla validità del travel ban. Il caso sta facendo discutere negli USA non solo per la decisione in sé ma anche per la scelta della Corte Suprema di intervenire su un argomento politico su cui due tribunali hanno già dato uno stesso parere: di norma, la Corte interviene nei casi in cui ci siano sentenze in contrasto tra loro.
A votare contro sono stati tre giudici ultra conservatori, Clarence Thomas, Samuel Aliton, e Neil Gorush, il giudice nominato da Donald Trump ad aprile e confermato dal Senato solo dopo che i repubblicani hanno forzato la mano cambiando le procedure di voto: per loro la reintroduzione parziale non era sufficiente, volendo invece la sua applicazione totale.