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Politica

Bankitalia boccia la manovra del governo Meloni

Prima la Corte dei Conti, ora Bankitalia. La legge di bilancio, che dal 7 dicembre verrà discussa in Parlamento, presenta delle criticità, e per questo viene bocciata in molte due sue parti. Sull’obbligo del Pos solo sopra i 60 euro, per esempio, sul quale la stessa presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, ha fatto retromarcia ieri, o sulle riforme pensionistiche.

La sede di Bankitalia – Nanopress.it

Non solo, perché da via Nazionale hanno messo nel mirino anche il reddito di cittadinanza, la flat tax incrementale, le misure che devono essere adottate per contrastare il caro energia. Insomma, gran parte di quelle che sono state definite dall’esecutivo dalla leader di Fratelli d’Italia delle scelte politiche. E dal partito di Meloni è arrivato il commento di Giovanbattista Fazzolari, non troppo entusiasta delle critiche mosse alla legge di bilancio da Palazzo Koch.

Bankitalia boccia parte della legge di bilancio del governo Meloni su contanti e fisco

La legge di bilancio, manovra finanziaria che dir si voglia, ci terrà compagnia verosimilmente per tutto il 2022. L’approvazione da parte dei due rami del Parlamento, infatti, dovrà arrivare entro il 31 dicembre, ma al 5, ovvero oggi, la situazione non è di certo delle migliori. Innanzitutto prima ci deve essere un nulla osta da parte della Commissione europea, ma nel merito si è già pronunciata (in parte) la Corte dei Conti, e oggi Bankitalia.

Giancarlo Giorgetti e Giorgia Meloni – Nanopress.it

In un’audizione davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, Fabrizio Balassone, capo del Servizio struttura economica del dipartimento Economica e Statistica di via Nazionale, ha bocciato parte di quelle che sono le misure che il governo di Giorgia Meloni vorrebbe introdurre, o cambiare, per il prossimo anno. Anche quella che riguarda l’utilizzo dei contanti, forse tra le scelte più criticate non solo dalle opposizione.

Soglie più alte – ha detto il funzionario della Banca d’Italia – favoriscono l’economia sommersa, mentre l’uso di pagamenti elettronici, permettendo il tracciamento delle operazioni, ridurrebbe l’evasione fiscale“. In questo senso, la presidentessa del Consiglio già ieri aveva fatto una piccola retromarcia, spiegando come i 60 euro per l’utilizzo obbligatorio del Pos da parte dei commercianti o chi per loro, di cui si era parlato negli ultimi giorni, potessero anche essere abbassati. “I limiti all’uso del contante, pur fornendo un impedimento assoluto alla realizzazione di condotte illecite, rappresentano un ostacolo per diverse forme di criminalità ed evasione“, ha detto ancora Balassone.

Nel mirino, però, non c’è solo quello, anzi. Di criticità, infatti, ne sono state rilevate parecchie. Sulla riforme pensionistiche, e quindi nello specifico su Quota 103 e su Opzione donna, l’impatto sui flussie di riflesso sui conti pubblici è limitato“, ha detto alle commissioni.

Poi c’è il tema del reddito di cittadinanza, che verrà ridimensionato a partire da quest’anno, per poi essere cancellato tout court dal primo gennaio del 2024. Da Palazzo Koch, hanno detto che l’attuale assetto di quella che è stata la misura bandiera del MoVimento 5 stellenon è privo di aspetti critici, per lo più legati alla duplice natura dello strumento, che è al contempo misura assistenziale e di politica attiva per l’accompagnamento e l’inserimento dei beneficiari nel mondo del lavoro“. Riformarlo, insomma, è giusto, perché aiuterebbe a “risolvere l’ambiguità e rafforzare l’efficacia di misure nel raggiungere le situazioni di bisogno“, cancellarlo un po’ meno.

Il reddito di cittadinanza – Nanopress.it

La sua introduzione, ha ricordato Balassone, “ha rappresentato una tappa significativa nell’ammodernamento del nostro sistema di welfare” e ci ha avvicinato ad altri Paesi dell’Unione europea che già avevano preso decisioni in questo senso. Il reddito di cittadinanza, però, ha anche “contribuito dapprima a contenere gli effetti negativi dell’epidemia di Covid sul reddito disponibile delle famiglie più fragili e poi a sostenere il potere d’acquisto particolarmente colpito dal recente shock inflazionistico“.

Sbagliata, per via Nazionale, è anche l’introduzione della flat tax incrementale, che “difficilmente potrà eliminare l’eccessiva concentrazione dei fatturati dichiarati su valori appena inferiori alla soglia“. Anche in questo caso, il tema posto dal capo del Servizio struttura economica è sulla possibilità che si possano creare comportamenti elusivi ed evasini, che per essere contrastati avrebbero bisogno, invece, di “una riforma organica complessiva del sistema fiscale, con l’obiettivo di semplificarlo e di accrescerne equità“, ha detto.

In un periodo di inflazione elevata, la coesistenza di un regime a tassa piatta e uno a progressività come l’Irpef comporta una ulteriore penalizzazione a chi è soggetto a quest’ultimo“, ha spiegato Balassone, perché la sussistenza di regimi fiscali molto differenziati “tra differenti tipologie di lavoratori – ha spiegato – pone un rilevante tema di equità orizzontale, con il rischio di trattare diversamente, in modo ingiustificato, individui con stessa capacità contributivo“.

Per la crisi energetica, da via Nazionale ci si aspettava qualcosa di più

Bankitalia ha criticato anche le scelte fatte per attenuare gli impatti della crisi energetica per imprese e famiglie. Gli interventi, ha detto Balassone, “se dovessero essere rinnovati fino alla fine dell’anno alle stesse condizioni previste per il primo trimestre, il costo complessivo sarebbe nell’ordine del 3,5% del Pil, sostanzialmente in linea con quello supportato nel 2022” e quindi servirebbero “misure ancora più mirate e selettive, nonché finanziarle prioritariamente ricorrendo a risparmi di spesa o maggiori entrate“.

Si può valutare – ha spiegato – che circa il 40% delle risorse stanziate per mitigare l’impatto della crisi energetica sui bilanci delle imprese e delle famiglie sia destinato al finanziamento di misure mirate. L’importanza di concentrare le risorse su interventi di questa natura è stata più volte sottolineata, anche al fine di contenere l’onerre per la finanza pubblica. Andrebbe valutata con attenzione la possibilità di collegare meglio il sostegno fornito alle imprese all’effettivo impatto dello shock energetico sul loto conto economico“, ha detto ancora.

Sul Pil, invece, è previsto “un indebolimento nel trimestre in corso” e un'”attività in espansione nella media del 2023, ma con un forte rallentamento dei tassi di crescita rispetto agli ultimi due anni“. In un contesto così, ha precisato ancora in audizione, le proiezioni sono puramente indicative, ma a dare una mano potrà essere “la piena attuazione delle riforme e investimenti del Pnrr” che potranno contribuire sia alla crescita economica, sia al miglioramento della finanza pubblica, hanno concluso da Bankitalia.

Fazzolari contro Bankitalia: “Esprime la visione delle banche”

Qualche ora più tardi, a commentare la parziale bocciatura della manovra da parte di Bankitalia è stato il sottosegretario alla presidente del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari. Arrivando a Palazzo Chigi, l’esponente di Fratelli d’Italia ha detto che se la legge di bilancio non piace “a sindacati, Confindustria, Bankitalia, vuol dire che non pende da nessuna parte. È un buon segno, va bene“.

Io penso che sia normale che ognuno in fase di legge di bilancio dica quali sono gli aspetti che lo deludono, ci sta. Bankitalia è partecipata da banche private – ha rimarcato Fazzolari -, è una istituzione che ha una visione, legittimamente, e questa visione fa sì che reputi più opportuno che non ci sia più di fatto utilizzo di denaro contante. Questa però non è la visione della Bce. Non è che uno è cattivo e uno è buono…abbiamo due opinioni radicalmente diverse“.

Quanto alle polemiche sul Pos, il sottosegretario ha spiegato come lo Stato “non può imporre di vendere in perdita e non può imporre uno strumento privato di transazione“. L’unica moneta con corso legale, ha ribadito più volte, “è la banconota“, altrimenti bisognerebbe “creare una moneta elettronica a livello europeo ma non è stato fatto“.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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