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Barack Obama e Hillary Clinton: (non) c’eravamo tanto amati


Questa foto che ritrae Barack Obama e Hillary Clinton, risalente al 2008, è emblematica. Sguardo di sfida, condito da un pizzico di astio, stretta di mano con una verve che sembra più una stretta alla gola. Già, perché Barack e Hillary non si sono sempre amati, anzi. Durante le Primarie del Partito Democratico del 2008, quando erano uno contro l’altra, se ne sono dette di tutti i colori. E non proprio in modo tenero, soprattutto da parte di colui che sarebbe diventato il primo presidente di colore degli Stati Uniti.
LA CORSA ALLA CASA BIANCA DEL 2016

Oggi la realtà è diversa. Sono passati otto anni e Obama, inquilino della Casa Bianca in questo lungo lasso di tempo, ha appoggiato ufficialmente Hillary Clinton alle prossime elezioni Usa. Nella convention dei democratici a Filadelfia, Obama ha esaltato così la moglie di Bill: “Posso dire con certezza che non c’è mai stato un uomo o una donna più qualificata di Hillary Clinton a guidare gli Stati Uniti”.

Nel 2008 non era proprio così. I due erano rivali per ottenere la nomination del Partito Democratico. Come sappiamo a vincerla fu Obama, poi eletto Presidente. La battaglia è stata anche dura. Ci sono un sacco di vecchi video che lo testimoniano. Ma è normale, in fondo era una sfida politica.

(Nel video del 2008 Michelle Obama attacca Hillary Clinton:
“Se non sa gestire casa sua, allora non potrà gestire nemmeno la Casa Bianca”
Michelle Obama si riferiva allo scandalo sessuale fra Bill Clinton e Monica Lewinsky)

Quello che però, oggi, fa un po’ sorridere, è che Obama decise di utilizzare la cosiddetta tecnica del Character assassination. In politica è la strategia con cui un candidato cerca di screditare e demolire pubblicamente il rivale, mettendo in giro informazioni (non sempre vere o comunque distorte) negative sul suo conto. Con l’obiettivo di distruggerlo agli occhi dell’opinione pubblica e trarne consensi e vantaggio. Una dimostrazione di scarsa stima, tra l’altro. Un atteggiamento più comprensibile durante la battaglia tra democratici e repubblicani, piuttosto che tra candidati che, almeno in teoria, condividono gli stessi valori.


(Nel 2008 Obama attaccava Hillary Clinton per la sua posizione in merito alla vendita delle armi: “Hillary parla come Annie Oakley!”
Annie Oakley era una famosa tiratrice dell’epopea del selvaggio West)

Obama, che puntava tutto al change, il cambiamento, sottolineava che la Clinton non poteva essere considerata una persona credibile nel momento in cui il cambiamento fosse arrivato. David Axelrod, uno degli uomini che curava la comunicazione di Obama, anni dopo ha mostrato i memos di quella campagna. Tra cui il discorso, scritto da lui, contenente uno dei tanti attacchi personali nei confronti di Hillary. Dipinta come una candidata guidata da calcoli politici e personali e non da convinzioni e ideali. Una donna intenta più a fare la guerra ai rivali repubblicani che a unire e cambiare il Paese. Intenta a operare all’interno del sistema, adattandosi alle sue regole, senza però volerlo cambiare. Come, appunto, prometteva di fare Obama: change.

Neera Tanden, che nel 2008 lavorò invece per Hillary, anni dopo ha raccontato di adorare il presidente Obama, ma di non aver apprezzato per niente la sua campagna contro la Clinton. Campagna fondata sull’attacco personale – ha spiegato – in cui il messaggio principale era: non scegliete Hillary perché è bugiarda e inaffidabile. La stessa Hillary che oggi è diventata, per Barack, la migliore candidata possibile per l’America.

Francesco Minardi

Francesco Minardi è stata collaboratore di Nanopress dal 2016 al 2018, occupandosi principalmente di cronaca e politica interna ed estera,

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