[didascalia fornitore=”ansa”]Basilica di Santa Croce, Firenze[/didascalia]
E’ una delle chiese più belle d’Italia la Basilica di Santa Croce a Firenze: situata nell’omonima piazza, rappresenta uno dei massimi esempi di stile gotico italiano. Possiede il rango di Basilica Minore ed è uno degli edifici di culto francescani più importanti e famosi del mondo. Anche Foscolo ne volle celebrare la grandezza, quando, nei Sepolcri, la definisce Tempio dell’itale glorie: la Basilica di Santa Croce a Firenze, infatti, è anche il luogo di sepoltura di geni assoluti come Michelangelo, Galileo, Alfieri, Machiavelli e lo stesso Ugo Foscolo ed accoglie, al suo interno, un patrimonio artistico di straordinaria bellezza, dagli affreschi di Giotto al magnifico Crocifisso di Cimabue.
La Basilica di Santa Croce a Firenze – dove, ad ottobre 2017, è morto un turista colpito da una pietra – fu ricostruita, alla fine del Duecento, dall’architetto Arnolfo di Cambio, che elaborò un grandioso progetto sulla base di una chiesetta risalente al 1212. Rimase incompiuta fino a fine Ottocento, quando fu completata la facciata esterna (in marmo policromo) ripresa in stile gotico rivisitato.
[didascalia fornitore=”ansa”]L’altare maggiore[/didascalia]
Il patrimonio artistico che la Basilica di Santa Croce a Firenze accoglie è a dir poco immenso: sono ben 16 le cappelle di famiglia che ospita, decorate, secondo la tradizione, dagli artisti più illustri dell’epoca. La Cappella Maggiore, ad esempio, ospita i magnifici affreschi di Agnolo Gaddi che raccontano la storia della ‘santa croce’ mentre le Cappelle dei Bardi e Peruzzi , affrescate da Giotto, raccontano scene di vita di San Francesco e di San Giovanni Evangelista. La Cappella Medici, o ‘del Noviziato’, invece (evidentemente dedicata alla celebre famiglia fiorentina) ospita un magnifico rilievo di Andrea della Robbia, Madonna col Bambino tra angeli e santi, che è posto sull’altare e risale alla fine del Quattrocento.
[didascalia fornitore=”ansa”]La navata centrale[/didascalia]
Tra i capolavori custoditi a Santa Croce a Firenze c’è anche il Crocifisso di Donatello, detto anche l’Agricoltore, opera in legno policromo che si discosta dall’iconografia tradizionale per l’immagine un po’ ‘rude’ di Cristo. La scultura, che si accompagna ad un bellissimo rilievo – l’Annunciazione – posto sulla navata destra della Basilica, si trova nella Cappella Bardi di Vernio.
La basilica di Santa Croce ospita tre chiostri, il primo dei quali introduce ad uno degli esempi più famosi di architettura rinascimentale, la Cappella de’ Pazzi. Considerata il capolavoro di Filippo Brunelleschi, è uno degli edifici più armoniosi del Rinascimento fiorentino: è decorata con rosoni in terracotta vitrei opera di Luca della Robbia.
Come dicevamo, la Basilica di Santa Croce custodisce, oltre a tantissime opere d’arte, anche innumerevoli tombe: sebbene utilizzata da sempre come luogo di sepoltura di personaggi illustri, fu nell’Ottocento che divenne un vero e proprio pantheon di artisti, musicisti e letterati. Nel 1871, infatti, vennero tumulate in Basilica le spoglie di Ugo Foscolo, seguendo il desiderio del poeta di essere deposto accanto a personalità come Michelangelo, Machiavelli e Galileo. Successivamente arrivarono i resti di altri illustri personaggi, da Rossini a Leon Battista Alberti. Vi è anche un monumento commemorativo dedicato a Dante, ma il suo sarcofago è vuoto, dato che le spoglie del Sommo Poeta non si sono mai mosse da Ravenna.
[didascalia fornitore=”ansa”]Il maestoso Crocifisso di Cimabue, Santa Croce, Firenze[/didascalia]
Anticamente, alla Basilica corrispondeva uno dei più grandi conventi fiorentini: la parte più ampia del complesso, l’ex refettorio con il Cenacolo, divenne museo già dal 1900, per essere ampliato nel ’59 come Museo dell’Opera di Santa Croce. Il terribile alluvione che devastò Firenze nel ’66, tuttavia, che causò danni enormi al patrimonio artistico della città, ebbe drammatiche ripercussioni anche sulla Basilica e sulle opere che custodiva, rendendo necessario un lungo restauro che durò per quasi dieci anni. Simbolo indiscusso di questa tragedia il gigantesco Crocifisso di Cimabue, che perse gran parte della superficie pittorica e fu sottoposto ad un complesso lavoro di pulitura. Attualmente si trova nell’antico refettorio, insieme all’enorme affresco di Taddeo Gaddi sulla parete di fondo, che ritrae l’Ultima Cena sovrastata dall’Albero della Vita.
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