E’ stata presentata la mappa delle battaglie per l’ambiente. Si tratta di un planisfero online interattivo, messo a punto da Mani Tese, in collaborazione con altre associazioni ambientaliste, per fare il punto sulla situazione spesso vissuta dai Paesi svantaggiati, costretti ad affrontare delle vere e proprie lotte contro chi vuole accaparrarsi le loro risorse.
Nel mondo ci sono investitori privati e pubblici, che sono in concorrenza tra di loro e che propongono un modello di sviluppo, che non riesce a considerare i limiti imposti dalla natura. Non è detto che si debba e si possa sempre correre alla produzione sfrenata di beni e servizi. Così facendo, a volte si rischia anche di mettere in pericolo l’ambiente, di non tenere conto dello sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, oltre che dei diritti fondamentali delle comunità locali. I casi in tutto il pianeta sono davvero tanti, ma le grandi multinazionali, le società, gli istituti finanziari non guardano a tutto ciò. D’altro canto anche le istituzioni politiche nazionali e internazionali, che dovrebbero fermare questo sviluppo senza senso e senza criterio, non fanno niente per arginare il fenomeno. A volte sono addirittura complici, agevolando lo sfruttamento. Gli obiettivi che vengono posti come modelli di sviluppo sono giustificati dalla volontà di voler produrre crescita economica.
Chi si trova ad investire nei Paesi più poveri afferma spesso che tutto ciò può riuscire a creare nuovi posti di lavoro, redditi più elevati e servizi migliori. La mappa sulle sfide ambientali mostra invece come spesso accada il contrario, come le società locali vengano espropriate delle loro risorse, senza ricevere nulla in cambio. Estrazione di minerali e idrocarburi, terre fertili utilizzate per produrre biocarburanti, piantagioni, produzione di legname: molto viene fatto obbedendo alle linee di progetti, che non tengono conto di quanto sarebbe importante promuovere i diritti dei Paesi più in difficoltà, piuttosto che provvedere ad un semplice sfruttamento delle loro ricchezze naturali. Per questo motivo le associazioni chiedono all’Unione Europea di intervenire, in modo che i popoli locali possano riacquistare i diritti sulle risorse che possiedono, promuovendo un modello economico e sociale che sia rispettoso delle esigenze dei più deboli.