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Solo in Europa ogni anno sono registrate 4 milioni di infezioni da batteri antibiotico-resistenti che causano 37.000 morti e una spesa di circa 1,5 miliardi di euro. Se il trend non si invertirà, secondo l’Oms questi ‘superbug’ microscopici e resistenti ai farmaci dal 2050 provocheranno almeno 10 milioni di morti l’anno. Ma anche in Italia è arrivato un nuovo farmaco definito innovativo, approvato dall’Agenzia europea dei medicinali (Ema). Dell’importanza del nuovo medicinale ci ha parlato anche Claudio Viscoli, direttore Clinica malattie infettive Università di Genova e Policlinico San Martino e presidente della Società italiana di terapia antinfettiva (Sita).
“Si tratta di un nuovo antibiotico di cui avevamo estrema necessità, perché attivo sulla famigerata Klebsiella resistente ai carbapenemici. E’ una prima soluzione a un grande bisogno insoddisfatto di antibiotici e, insieme ad altri già arrivati o in arrivo, dimostra che la ricerca in questo campo non è morta. Avere disponibile questa nuova opzione terapeutica per le infezioni da batteri Gram-negativi resistenti, tanto attesa dai clinici, può cambiare lo scenario”, avverte Viscoli.
Il nuovo medicinale antibiotico è stato sviluppato per il trattamento di gravi infezioni da batteri Gram-negativi resistenti clinicamente rilevanti, è una combinazione di ceftazidima, una cefalosporina di III generazione e avibactam, un nuovo inibitore della beta-lattamasi non beta-lattamico, che protegge la ceftazidima dall’inattivazione da parte della maggior parte delle beta-lattamasi ed è capace di ripristinare e ampliare l’azione anti-infettiva di ceftazidima contro i patogeni Gram-negativi aerobi e multiresistenti, compresi quelli resistenti agli antibiotici carbapenemi, rispondendo così a una delle principali esigenze mediche insoddisfatte nella lotta alle infezioni batteriche ospedaliere che causano ogni anno in Italia tra i 4.000 e i 7.000 decessi. Si tenga conto che la percentuale di Klebsielle che non rispondono ai carbapenemi è arrivata a superare il 30%.
“Al momento i problemi maggiori sono quelli causati da patogeni Gram-negativi multiresistenti, appartenenti alla famiglia degli Enterobacteri e ai generi Acinetobacter e Pseudomonas – spiega Viscoli – le strategie che si possono mettere in atto per controllare la loro diffusione, oltre allo sviluppo di nuovi e più attivi antibiotici, sono fondamentalmente quattro: prima di tutto dobbiamo conoscere l’entità del fenomeno, quanto è diffuso e dove; certamente poi dobbiamo controllare la trasmissione da paziente a paziente di questi patogeni a livello delle strutture sanitarie; terzo punto, il buon uso degli antibiotici, per contrastare le infezioni e ridurre al minimo la pressione selettiva che seleziona i batteri resistenti, strategia nota come antimicrobial stewardship; quarto punto, infine, migliorare e rendere più rapida ed efficiente la diagnostica microbiologica”.
Il nuovo farmaco che rappresenta un’alternativa terapeutica di alcune infezioni da batteri Gram-negativi si chiama Zavicefta (ceftazidima/avibactam), una terapia antibiotica prodotta da Pfizer, azienda impegnata nella ricerca e sviluppo di nuovi farmaci per le malattie infettive da oltre 75 anni, quando iniziò la prima produzione su larga scala della penicillina, nel 1943. Il farmaco, somministrato per infusione endovenosa, è disponibile nel nostro Paese dal 21 febbraio in regime di rimborsabilità, ed è indicato per il trattamento degli adulti con infezioni intra-addominali complicate, urinarie complicate, polmonite nosocomiale, inclusa polmonite da respirazione assistita.
Dalla casa farmaceutica che ha messo a punto il prodotto è intervenuta Barbara Capaccetti, direttore medico, che chiarisce: “La nostra azienda conferma oggi sempre più il suo ruolo di partner di riferimento della comunità scientifica e degli operatori sanitari nella lotta alle infezioni batteriche e fungine e ciò non solo in termini di nuove soluzioni terapeutiche ma anche di educazione, aggiornamento scientifico e innovazione di processi, strumenti e modelli organizzativi, al fianco di tutti gli attori coinvolti nella prevenzione e nella cura delle infezioni comunitarie e ospedaliere. In una situazione di emergenza per le infezioni multiresistenti, sia a livello globale che in Italia, vogliamo sostenere un progresso a 360 gradi, affinché – conclude – si possano usare al meglio le risorse esistenti e svilupparne di nuove in modo condiviso e sostenibile”.
In collaborazione con AdnKronos
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