Cosa c’entra Beatrice Di Maio, il misterioso profilo twitter anti-Renzi e pro-5 Stelle, con la moglie di Renato Brunetta? Nulla, verrebbe da rispondere. E invece no: sarebbero la stessa persona. Avete letto bene: Beatrice Di Maio, finita nell’occhio del ciclone per una propaganda aggressiva costatale una querela per diffamazione da Palazzo Chigi, sarebbe Titti Brunetta. La moglie del berlusconiano ex ministro della Pubblica Amministrazione, all’anagrafe Tommasa Giovannoni Ottaviani.
A confessarlo è stata l’alta e bionda Titti in un’intervista al quotidiano Libero. Ha raccontato di aver aperto lei l’account Twitter di Beatrice Di Maio (rimosso dopo la querela del sottosegretario Luca Lotti in seguito alla satira contro Renzi, Pd e Mattarella). Il cognome lo avrebbe scelto a caso, senza alcun riferimento al leader dei 5 Stelle Luigi Di Maio: “L’avevo scelto casualmente e quando nell’aprile 2015 ho aperto il mio account non c’erano tanti Di Maio in giro. Ho usato quel cognome perché mi ricorda una persona cara”.
Titti-Beatrice ha chiarito di “non essere una militante del Movimento”, anche se è stato inevitabile fare “amicizia virtuale con tanti e altre persone avevano idee simili”. Si è quindi scusata con Lotti: “Se si è sentito offeso mi dispiace e me ne scuso. Se il dottor Lotti vorrà andare avanti con la causa andrò in tribunale e mi difenderò”. Ma a quel punto si è detta pronta a portare davanti al giudice il giornalista de La Stampa che ha montato il caso: “Porterò io in tribunale il giornalista che mi ha diffamato costruendo tutto questo assurdo teorema”. Quello della presunta macchina del fango creata ad arte dal Movimento 5 Stelle. E il marito? Assicura che Renato non ne sapeva niente.
Non si è fatto attendere comunque il commento di lui che, a Repubblica, ha detto di essere “tutt’altro che sconvolto”. Del comportamento dell’amata assicura che non si vergogna: “Nessuna marachella la sua, ma impegno civile e legittima satira. Mia moglie è una donna che pensa con la sua testa”. Caso chiuso? In teoria sì, il mistero pare risolto. Ma se quella di Titti fosse solo una provocazione?