Beatrice Quinta, finalista di X Factor Italia, solo pochi giorni fa ha pubblicato un video sul suo profilo Instagram in cui è rimasta completamente nuda in metro. Questo suo gesto ha sollevato un polverone social infinito, da cui è partito un dibattito sul concetto stesso di libertà.
Beatrice Quinta solo un paio di settimane fa ha raggiunto un secondo posto ad X Factor, che ha saputo conquistare lottando, puntata dopo puntata, con le unghie e con i denti, mostrando tutto il suo estro, la sua arte, la sua capacità di essere una performer a tutto tondo. Peccato, però, che una volta uscita dal talent un suo gesto abbia creato un caos mediatico infinito.
Negli ultimi giorni si parla molto di Beatrice Quinta, ex concorrente di X Factor, arrivata tra l’altro al secondo posto, rimasta letteralmente nuda in metro. Le cose sono andate così: durante il suo percorso all’interno del talent, la cantante ha portato un inedito, Se$$o, che recita nel ritornello: “Ma se poi mi scrivi di notte le tue cose sconce, prendo la metro e vengo da te”. Partendo da questo verso, Beatrice ha pensato di pubblicare su Instagram un video in cui effettivamente va a prendere la metro con addosso solo una pelliccia fucsia e dei cuissard blu e ad un tratto si spoglia (ovviamente l’immagine è pixelata, non si vede assolutamente nulla sui social).
Da qui, un polverone: c’è chi la sostiene – tra questi merita una menzione speciale Dargen D’Amico, il suo coach ad X Factor – e chi invece ritiene che il suo sia stato solo un gesto finalizzato ad attirare l’attenzione su di sé. Due scuole di pensiero validissime e anche entrambe immaginabili se pensiamo che la Quinta, per ammissione del suo stesso mentore, è sempre stata una “diva divisiva” e lo è ancora oggi, dopo la fine del suo percorso all’interno del talent.
Effettivamente per dovere di cronaca dobbiamo aprire e chiudere una parentesi, che in realtà sarebbe lunga, ma che riassumeremo molto. Durante la sua permanenza all’interno di X Factor, era nato un flirt tra Beatrice e Rkomi, altro giudice del talent. L’artista si era lasciato affascinare moltissimo dalla cantante in gara soprattutto dopo una sua esibizione, ma era stata lei stessa a cercare di mettere un freno alle sue avance, chiedendogli di rimandare tutto alla fine del programma per non compromettere il suo percorso e non metterlo in una posizione scomoda. Dopo la finale, però – e dopo una serie di voci, conferme e poi smentite sul loro rapporto – pare tutto si sia dimostrato solo un fuoco di paglia e nulla di più.
A quel punto, in una lunga intervista rilasciata a Rolling Stones, la Quinta ha rilasciato una dichiarazione ben precisa: “Sento il bisogno, francamente, di essere seguita in quanto Beatrice e artista e non perché Rkomi mi vuole sc***re o meno. Tutti avrebbero pensato che di puntata in puntata sarei passata solo perché avevo una storia con lui. Tutto il mio percorso artistico sarebbe stato messo in ombra e se proprio dovete dare il merito dei miei successi a un uomo, dateli a Dargen D’Amico”.
A che è servita questa parentesi? Bè, il fatto che un’artista ammetta di non voler essere seguita perché un altro vuole sc***la oppure no, a detta di moltissimi utenti, cozza abbastanza con l’idea che poi la stessa persona invece voglia essere seguita (anche) per la sua nudità. Del resto, però, la stessa Beatrice Quinta è una contraddizione in termini vivente, perché lei stessa ha ammesso, nella stessa succitata intervista, di avere tante cose da dire e di volerlo fare sempre con le t***e al vento e poi, ammettiamolo, spesso la parola artista è già di per sé sinonimo di esibizionista, quindi non possiamo meravigliarci troppo davanti a queste cose.
In ogni caso la Repubblica si è spinta più in là e ha chiesto a una filosofa e scrittrice di provare a capire e a spiegare il fenomeno Beatrice Quinta, la genesi del suo gesto e quanto questo nasconda una reale libertà.
La Repubblica ha riportato l’intervista di Giulia Santerini alla filosofa e scrittrice Michela Marzano per Metropolis-Extra, in cui il focus è proprio la presunta libertà espressa nel video di Beatrice Quinta in cui si mostra senza veli in metro. Il centro del dibattito è quindi il concetto stesso di libertà di pensiero, azione, espressione.
Il commento della Marzano inizia proprio così: “Che cos’è la libertà? Libertà significa avere la possibilità di scegliere tra un’azione A e un’azione B all’interno di un contesto che lo rende possibile”. Essere liberi, quindi, significa a detta sua poter decidere senza alcuna forzatura da dove partire e, soprattutto, dove arrivare.
Ma di definizioni possiamo trovarne tante e alcune aggiungono anche qualche mattone a questo edificio di pregiudizi, preconcetti, ragionamenti anche spesso troppo contorti su questo tema. Un esempio – che in realtà risale a diversi decenni fa, ma che sembra più attuale che mai – è quella fornita da Isaiah Berlin, un filosofo, politologo e diplomatico britannico: “L’essenza della libertà è sempre consistita nella capacità di scegliere come si vuole scegliere e perché così si vuole, senza costrizioni o intimidazioni, senza che un sistema immenso ci prende e ci massacra. E nel diritto di resistere, di essere impopolare, di schierarti per le tue convinzioni per il solo fatto che sono tue. La vera libertà è questa e senza di essa non c’è mai libertà, di nessun genere, e nemmeno l’illusione di averla”. Questa definizione ci potrà tornare utile, quindi è bene tenerla a mente.
Tornando alla Marzano, infatti, anche la filosofa e scrittrice ha poi aggiunto: “Ma se noi viviamo in un contesto in cui invece di avere questa scelta qualcuno ci spinge verso A o ci spinge verso B sbricioliamo la nostra stessa libertà. Io non conosco Beatrice Quinta e mi piacerebbe chiederle il senso del suo gesto perché un gesto è libero, esprime libertà, nel momento in cui ha un determinato significato. Se io agisco e uso il mio corpo per attirare su di me sguardi e attenzioni probabilmente così libera non sono”.
Ecco, adesso abbiamo tutti gli elementi per poter giudicare, perché se da un lato l’accezione di gesto fatto “nel diritto di resistere, di essere impopolare”, effettivamente da Beatrice Quinta è rispettata eccome, perché chiaramente quello che l’artista ha fatto non prevedeva alcuna voglia di omologarsi a nessuna massa, ma semplicemente il desiderio di esprimersi come meglio credeva, dall’altro, se prendiamo in considerazione l’idea che debba esserci necessariamente un significato al gesto compiuto, effettivamente non è chiaro per niente quale sia e non sappiamo neanche se c’è oppure no.
Sui social poi possiamo leggere una valanga di commenti – come abbiamo anticipato, alcuni positivi, altri negativi – ma che forniscono comunque una panoramica completa della situazione: c’è, infatti, chi vede in questo gesto una pura dose di follia artistica in linea con quello che Beatrice ha sempre mostrato di sé, affine alla sua immagine da vera “Queen”, ma c’è anche chi le suggerisce di puntare più sulla sua musica e meno su queste iniziative considerate solo una forma di esibizionismo estremo e non utili al fine di far conoscere la sua musica al pubblico.
Per alcuni, quindi, la libertà di Beatrice è proprio poter decidere di agire come vuole, anche compiendo gesti “estremi”, senza badare a eventuali commenti negativi, per altri invece vale l’esatto opposto, cioè è talmente condizionata dalla voglia di apparire, di farsi osservare, di farsi notare da non essere più libera al 100% di decidere, ma di dover virare sempre verso direzioni utili a questo scopo. Sono due chiavi di lettura interessanti allo stesso modo, verosimili allo stesso modo, precise allo stesso modo.
Ce n’è però una terza. Emblematico a questo proposito il commento di un utente, che recita così: “Se una cosa non fa male a nessuno e si ha voglia di farla, la si fa punto. È chiaro che lo ha fatto per attirare l’attenzione su di sé, cosa che fa quasi tutto il mondo da anni con l’avvento dei social. Tutto ciò che pubblichiamo è un’implicita o esplicita richiesta di attenzione. Invece di analizzare questo gesto chiediamoci più che altro la libertà ci stanno dando o togliendo i social, sarebbe più utile per tutti”. A questo punto non aggiungiamo altro, perché ormai ognuno si sarà fatto una sua idea personale.
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