Non serve essere una gazza ladra per essere attratti da tutto ciò che luccica e per amare i glitter. Queste piccole particelle luminose ormai abbondano su oggetti, accessori, abiti e nel make up, creando effetti di luce e colore davvero bellissimi. Peccato che siano devastanti per l’ambiente acquatico, dove inevitabilmente finiscono.
Costituiti da microplastiche e alluminio stratificati, legati tra loro dal PET (polietilene tereftalato, potenzialmente nocivo per l’organismo umano), i glitter che ricoprono i nostri abiti inevitabilmente si staccano quando li mettiamo in lavatrice. Una volta finiti nelle acque di scarico, non possono essere fermati dai filtri visto la loro grandezza infinitesimale, depositandosi sul fondale.
Lo studio, condotto dalla dott.ssa Dannielle Green dell’Anglia Ruskin University, “All that glitters is litter? Ecological impacts of conventional versus biodegradable glitter in a freshwater habitat”, pubblicato sul scientifica Journal of Hazardous Materials, ha evidenziato i danni sull’ecosistema acquatico dei glitter. È stato analizzato l’impatto di sei tipi diversi di brillantini depositati sul fondale di un piccolo lago di acqua dolce. Dopo 36 giorni di osservazione, è stato notato che la lunghezza delle radici delle lenticchie d’acqua era dimezzata, mentre erano tre volte meno i livelli di clorofilla, segnale di una presenza sotto il livello di microalghe e fitoplancton.
Questi sono i danni ad ora conosciuti, su larga scala potrebbero essere molto più gravi. Anche perché, vista la loro dimensione ridottissima, possono essere ingeriti dagli animali, innescando una serie di problematiche che si riflettono sull’uomo.
Bisogno sottolineare che anche le versioni più ecologiche dei glitter comportano comunque problemi: l’effetto luminoso lo dona l’alluminio, non esattamente biodegradabile. Tra l’altro, sempre secondo lo studio dell’Anglia Ruskin University, anche questa tipologia di glitter e la mica hanno gli stessi effetti di quelli tradizionali. L’unica differenza riscontrata è un aumento delle di lumache di fango della Nuova Zelanda, segnalatrici di acque inquinate e infestanti in Europa.
Come se non bastasse, stando a un rapporto di tre anni fa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura in merito alle microplastiche (che costituiscono il 31% dell’inquinamento degli oceani), i lustrini sono considerati uno dei maggiori colpevoli per quanto riguarda l’inquinamento.
Ora sempre più aziende stanno decidendo di rinunciare ai glitter per via del loro impatto ambientale negativo. Il tema è sentito molto in Uk, dove già da due anni per esempio sono vietate le microplastiche in cosmetici e dentifrici. Diversi centri commerciali (Morrisons’, Waitrose e John Lewis) li hanno messi al bando, in vista delle festività natalizie dove assistiamo a un vero e proprio abuso di glitter.
La principale fonte di rifiuti plastici restano tuttavia i prodotti usa e getta, ma questa presa di coscienza è un primo passo. Secondo gli esperti, la politica dei centri commerciali britannici non avrà poi tutto questo impatto e in generale, rinunciare ai glitter è l’ultima azione da campione, ma potrebbe avere abbastanza risonanza da sensibilizzare le persone.
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