Nonostante Israele stia affrontando una rivoluzione popolare causata dal malcontento per la riforma giudiziaria proposta da Levin, che è stata sospesa, a seguito di manifestazioni incessanti, con l’accordo tra coalizione e opposizione cedendo alla richiesta del ministro della Sicurezza interna Ben Gvir, la possibilità di avere a sua disposizione un nuovo corpo di polizia ovvero la Guardia Nazionale. Tutto ciò mentre le autorità israeliane stanno continuando ad attaccare in maniera consistente la Palestina ma ora anche le milizie ribelli Islamiche stanziate in Siria e sovvenzionate da Teheran.
Israele ha lanciato l’ennesimo raid aereo sugli avamposti situati nella provincia siriana di Homs ed ha ferito cinque soldati stando a quanto riferito dalle stesse autorità siriane. Si tratta del terzo attacco attuato in meno di una settimana e la tensione è attualmente alle stelle. Oltre agli attacchi rivolti alla Siria sono emersi diversi episodi di violenza anche nei territori palestinesi, che attualmente vivono il mese del Ramadan che coincide anche quest’anno con la Pasqua e la Pasqua Ebraica.
Tensione e nervosismo elevatissimo sono entrambi palpabili e la paura di ritorsioni islamiche importanti anche dall’estero, dovute anche alla presa di posizione e alle provocazioni del governo Netanyahu, è molto alta.
II raid che è stato attuato dalle Forze di Sicurezza israeliane, domenica 2 aprile, nei confronti delle milizie islamiche ribelli è il terzo di una serie, dove è rimasto ucciso anche un alto funzionario delle Guardie della Rivoluzione Iraniana e un consigliere anch’esso appartenente alle forze filo iraniane.
Il portavoce del ministero degli esteri iraniano Nasser Kanani ha riferito nella giornata del 2 aprile che i membri dell’IRGC hanno perso la vita combattendo contro il terrorismo sostenuto e autorità israeliane sottolineando che Israele ha violato la sovranità siriana e soprattutto il diritto internazionale.
Il ministro ha precisato in merito che: “È ovvio che il sangue di questi eminenti martiri non sarà sprecato e oltre a perseguire politicamente e legalmente queste azioni violatrici e criminali, la Repubblica islamica dell’Iran si riserva il diritto di rispondere in un momento e luogo appropriato al terrorismo del falso regime israeliano”.
Ha sottolineato che Israele ha sostanzialmente attuato: “un’aggressione aerea dalla direzione nord-ovest di Beirut, prendendo di mira alcuni avamposti nella città di Homs e nelle sue campagne alle 00:35″ (21:35 GMT di sabato) e le difese aeree siriane hanno intercettato alcuni dei missili “.
Secondo quanto riportato da una fonte militare siriana gli attacchi hanno causato danni materiali e hanno ferito cinque militari. Reuters e altri media hanno cercato di avere informazioni dalle autorità israeliane, senza riuscire però nel loro intento.
Il primo ministro d’Israele Netanyahu ha riferito durante la riunione di gabinetto che Israele sta: “esigendo un prezzo pesante dai regimi che sostengono i terroristi al di fuori dei suoi confini”.
Secondo quanto riferito da due fonti dell’intelligence occidentale, che hanno chiesto di rimanere però nell’anonimato a Reuters, è emerso che gli attacchi missilistici hanno preso di mira una base aerea t quattro a ovest della città di Palmyra e l’aeroporto di al Dabaa Situati al confine con il Libano, che notoriamente sostenuto dall’Iran così come il gruppo militare Hezbollah, che viene gestito fondamentalmente in base alle direttive iraniane, ma con una certa autonomia e rimane uno dei gruppi terroristici più pericolosi secondo fonti israeliane.
Sia i militanti di Hezbollah che il personale iraniano lavorano all’interno degli aeroporti militari colpiti stando a quanto riferito da Al Jazeera.
Questi attacchi ripetuti nei confronti del truppe islamiche filo-iraniane hanno cominciato ad essere molto più intensi nonostante Israele stia attraversando un momento complicato l, anche per quanto riguarda la sicurezza interna dato che, negli ultimi mesi, ha sollevato estrema tensione con provocazioni attuate dal suo governo e in particolar modo dai ministri Smotrich e Ben Gvir che hanno ripetutamente offeso e criticato le autorità islamiche e le milizie islamiche ribelli e la loro posizione razzista è nota da molti anni.
Proprio mentre è in corso il mese sacro per i credenti musulmano ovvero il Ramadan, la preoccupazione è molto alta in quanto eh celebrato in concomitanza della Pasqua e della Pasqua ebraica ma la tensione nonostante il grande dispiegamento di forze militari per cercare di apportare un minimo di equilibrio tra le fazioni in contrasto sembra non essere abbastanza e gli incidenti in questi giorni sono stati diversi.
Si sono verificati due episodi attuati dalle forze di sicurezza israeliane, che hanno attirato l’attenzione internazionale ma soprattutto hanno compromesso ancor di più il rapporto tra palestinesi e israeliani.
È stato ucciso da un soldato israeliano un cittadino palestinese a colpi di arma da fuoco in Cisgiordania e, soltanto poche ore dopo, che un poliziotto ha ucciso uno studente di medicina musulmano vicino al complesso di al Aqsa a Gerusalemme.
L’autorità palestinese ha rivelato l’identità dell’uomo ucciso in Cisgiordania dopo averlo identificato, si tratta di Mohammad Ra’ed Baradiyah di 24 anni. Secondo alcuni testimoni presente sul luogo nel momento in cui è avvenuta la sparatoria, sono stati uditi diversi colpi di arma da fuoco e l’uomo è stato colpito mentre si trovava all’interno della sua auto, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Wafa, ha riferito inoltre che nel momento in cui i medici hanno cercato di entrare nella zona per curarlo è stato negato loro accesso.
L’agenzia ha riferito precisamente che: “Baradiyah è stato lasciato sanguinare impotente fino a quando non è morto per le ferite”. Stando a quanto riferito invece dalle autorità israeliane l’attacco è stato dovuto al fatto che il palestinese ha cercato di gettare la propria auto contro a un gruppo di soldati. Tre persone sono rimaste ferite di cui una secondo le autorità mediche locali è in gravi condizioni.
Sabato 1 aprile la polizia israeliana ha rivelato di aver ucciso a colpi di un’arma da fuoco un palestinese alla porta delle catene un punto di accesso al complesso della moschea di al Aqsa Gerusalemme e i fedeli che si trovavano all’ingresso del sito hanno rivelato che la polizia ha colpito il giovane palestinese 26 enne Mohammad Khaled al-Osaibi ripetutamente, fino ad almeno dieci volte dopo che lo stesso fedele musulmano aveva cercato da impedire ai soldati israeliani di importunare una donna.
La polizia in realtà ha affermato che il palestinese ha cercato di prendere la pistola di un ufficiale ed è pertanto nata una colluttazione finita poi con la sparatoria. La famiglia del giovane è rimasto ucciso ha chiesto di poter visionare i filmati delle telecamere di sicurezza alla polizia, dato che contesta il resoconto delle forze dell’ordine.
Il cugino Fahad al-Osaibi ha precisato: “È un uomo educato e gentile di una famiglia di medici che andava ad Al-Aqsa per motivi spirituali. Se vuoi farci credere che abbia tentato di attaccare la polizia, allora mostraci il filmato di sicurezza.”
Si tratta di fatti di un medico che aveva recentemente superato gli esami conseguito la laurea In Romania ed era rientrato per un mese, per l’appunto per stare accanto alla propria famiglia e si prendeva anche cura del padre malato mentre stava tentando di ottenere la certificazione a Israele.
Raam, il partito politico che rappresenta la minoranza palestinese a Israele, ha chiesto un’indagine e respinto il resoconto della polizia e nello stesso momento l’organizzazione ha chiesto ai cittadini palestinesi di Israele di esprimere il loro dissenso nei confronti di queste azioni verso i propri fratelli e connazionali chiedendo uno “sciopero generale e un giorno di lutto” domenica dopo l’esecuzione” di al-Osaibi.”
Si tratta di un incidente avvenuto in un luogo di culto importantissimo dato che il terzo luogo più sacro dell’islam in assoluto e nel momento in cui raggiunge la sua massima capienza e partecipazione da parte dei fedeli musulmani e nonostante sia possibile soltanto per gli islamici fermarsi in preghiera è un luogo di culto è sacro anche per gli ebrei che possono però soltanto passare senza sostare all’interno di esso.
Proprio l’attrito scaturito attorno al complesso religioso nel corso degli anni ha causato numerosi episodi di violenza come per esempio l’assalto israeliano di undici giorni su Gaza che ha ucciso più di 200 palestinesi nel 2021.
Emergono anche numerose sparatorie dato che la tensione cittadina è ai massimi livelli nell’area di Gerusalemme della Cisgiordania. Dopo che il governo Netanyahu ha sicuramente gettato benzina sul fuoco alimentato la tensione, ora, ha anche la preoccupazione di girare nelle strade ritrovarsi all’interno di situazioni scomode qualcosa di reale concreto da parte dei cittadini che Non riescono ah gestire la quotidianità come in precedenza e la paura è costante e concreta.
Dall’inizio dell’anno secondo il ministero della salute le forze israeliane hanno ucciso almeno 92 cittadini palestinesi.
I palestinesi hanno ucciso circa 14 israeliani tra cui forze di sicurezza civili e un cittadino ucraino.
Una faida che sembra non avere fine ma che alimentata ulteriormente anche da parte delle forze militari israeliane e di sicurezza che sono gestita in parte dalle decisioni del ministro della sicurezza israeliana Ben Gvir.
Proprio quest’ultimo ha ricevuto nella giornata di oggi la votazione favorevole da parte della coalizione che ha dato nelle mani del politico di estrema destra la Guardia Nazionale d’Israele e questo privilegio è stato ottenuto nei giorni scorsi dal primo ministro Netanyahu per convincere il ministro Ben Gvir a scegliere di accettare il congelamento provvisorio della revisione giudiziaria.
I ministri del governo israeliano hanno votato a favore dell’istituzione di una Guardia Nazionale Israele dopo che la domanda è stata avanzata dal ministro della sicurezza e che ha posto questa concessione come obbligo per permette il congelamento provvisorio del disegno di legge.
L’ufficio di Netanyahu ha precisato che: “poteri e le subordinazioni dell’organismo saranno decisi da un comitato di funzionari della sicurezza competenti, che emetterà una raccomandazione entro 90 giorni. Sarà il comitato a decidere se la guardia nazionale sarà sotto la supervisione della polizia israeliana o di “un altro organismo”.
L’approvazione dei ministri arriva dopo la riunione del gabinetto avvenuta nella giornata odierna, 2 aprile, che è stata attuata in realtà per approvare un taglio di bilancio tra gli altri ministeri di finanziare questa nuova istituzione che costerà un milione di shekel.
Questa decisione ha allertato l’opposizione in maniera decisa, ma anche le autorità internazionali che temono che diventi una sorta di milizia privata dal ministro le ultradestra Ben Gvir.
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