La Testa di Ade, appena restituita dagli Stati Uniti alla natia Sicilia, rischia di non aver un sito espositivo degno perché non ci sono soldi. Come riporta l’edizione palermitana di Repubblica, la Regione rischia di perdere 51 milioni di euro dei fondi UE messi a disposizione dallo Stato per i Beni Culturali. Il motivo? Quasi tutti i progetti presentati sono stati dichiarati “non ammissibili” per l’enorme mole di errori nel formulare le richieste. Così, il museo di Aidone, in provincia di Enna, dovrà cavarsela da solo, rinunciando a 2,4 milioni per il progetto di rinnovamento per colpa di mail mandate a indirizzi sbagliati, schede incomplete e un “livello progettuale mancante”. Una delle Regioni che più dovrebbe valorizzare il suo immenso patrimonio artistico rischia, ancora una volta, di perdersi in un bicchiere d’acqua per l’incompetenza della macchina burocratica. Fosse solo i Beni Culturali. E invece.
Anche altri settori chiave dell’economia siciliana rischiano il collasso per l’incapacità nella gestione dei fondi europei: una pioggia di soldi che si perde a metà strada e che lascia la terra siciliana arida e infruttuosa.
La metafora è quanto mai calzante visto che, come riporta il Fatto Quotidiano, dei due miliardi e 185 milioni di fondi UE per il Programma di sviluppo rurale 2007-2013, sono stati tagliati 21 milioni di euro. Il motivo è sempre lo stesso: le domande sono state presentate in ritardo nella migliore delle ipotesi o fuori tempo massimo. Il termine ultimo per usare i fondi europei del piano agricolo era il 31 dicembre 2015: in sette anni la Regione non è riuscita a usarli tutti e di certo non perché non servissero. Addirittura, il buco rischiava di essere di 100 milioni di euro che, fino a metà dicembre, erano ancora inutilizzati: solo una corsa contro il tempo ha permesso di perderne “soltanto” 21.
Anche i fondi per l’agricoltura biologica è stata colpita dalla burocrazia. Sempre Repubblica, ricorda che 180 milioni di euro, sbloccati dalla Regione con un bando del 2012 (sul totale di 320 ml di fondi UE) è stato annullato da un ricorso al Tar.
Quando però i soldi servono a ingraziarsi il territorio, ecco che vengono spesi tutti, senza tenere conto dei dettami dell’UE. I fondi per il turismo erogati dal 2007 al 2013 per un totale di 95 milioni di euro sono stati usati (tutti) per promuovere sagre e feste di paese, piccoli eventi insomma e non situazioni di “grande richiamo turistico”, come precisato nel bando. Risultato? L’UE non intende dare i soldi di quei fondi spesi male e dal luglio scorso ha iniziato una serie di controlli minuziosi per scoprire tutte le irregolarità.