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Quella del 27 aprile è stata una giornata commemorativa in diversi luoghi d’Italia. Proprio mentre a Roma tantissimi fedeli assistevano alla cerimonia di canonizzazione di Papa Giovanni Paolo II e di Papa Giovanni XXIII, diverse persone erano riunite a Giulino di Tremezzina e a Predappio, due luoghi simbolo della storia, che riguardano Benito Mussolini, morto il 28 aprile 1945. Sul lago di Como centocinquanta persone hanno assistito alla messa di suffragio per il Duce e per la sua amante, Claretta Petacci, e successivamente si sono dirette in corteo nei pressi del cancello di Villa Belmonte, dove i due sono stati uccisi, per rendere omaggio con il “silenzio” e con il tradizionale saluto.
Anche a Predappio si è svolta una manifestazione, nel paese natale di Mussolini. Proprio in questo luogo era stata avanzata tempo fa l’ipotesi della costituzione di un museo del fascismo, un’idea che il sindaco Giorgio Frassineti, del PD, ha proposto con un duplice obiettivo: recuperare la Casa del Fascio, abbandonata da diverso tempo, e contribuire alla conoscenza di una parte della nostra storia. Secondo il sindaco, Predappio in questo modo potrebbe diventare un luogo su cui riflettere.
Le polemiche
“E’ stato l’uomo più importante d’Italia”, dicono le persone presenti sul lago di Como: “Basta rileggersi le sue memorie a Salò, aveva previsto tutto, anche la dittatura della finanza che è il presente in cui viviamo”. Ma l’Anpi non è d’accordo e spiega di aver denunciato più volte “una pericolosa presenza di movimenti che si ispirano apertamente al fascismo e al nazismo”. A parlare è Guglielmo Invernizzi, presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani, che ha affermato: “La storia ha regalato un ruolo importante a Como alla fine della Seconda Guerra Mondiale, sulle sponde del lago a Dongo è stata fermata la colonna blindata tedesca con la quale Mussolini stava fuggendo in Germania. Ma questo non deve diventare l’occasione di commemorazioni in cui si inneggia apertamente al Duce e al ventennio”. La pensano diversamente le persone che hanno partecipato alle cerimonie di commemorazione, secondo le quali fare il saluto romano non è apologia del fascismo.
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