Questa mattina in Corte d’Assise a Bolzano sono iniziate le battute finali del processo a carico di Benno Neumair, imputato per l’omicidio di Laura Perselli e Peter Neumair.
Oggi è stato il giorno della requisitoria dell’accusa, domani la parola passerà alle parti civili ed alla difesa. La sentenza, invece, è prevista già per questo sabato. Nel frattempo, come prevedibile, nella requisitoria odierna i pubblici ministeri hanno chiesto l’ergastolo spiegando che il disturbo della personalità di cui Benno è affetto non è in grado di incidere sulla sua capacità di intendere e di volere. Il ragazzo questa mattina non si è presentato in aula.
Benno è un assassino che ha agito mosso da un disturbo narcisistico di personalità unitamente a quello antisociale. Un narcisista maligno, un soggetto in grado di sperimentare montagne russe di sentimenti, ma che non ha mai perso il contatto con la realtà nel compimento del suo piano criminale. Ha agito in maniera subdola uccidendo prima il padre e poi la madre, ritenendosi in diritto di fare ciò che ha fatto e tentando di depistare fin da subito le indagini.
Una personalità con un “io grandioso”, incapace di provare empatia e chiedere scusa. Benno ha accumulato nel tempo una rabbia nei confronti dei suoi genitori. Una rabbia che poi è divenuta assassina. Il giovane percepiva i suoi genitori come un limite invalicabile al raggiungimento della vita dei suoi sogni. Una vita basata esclusivamente sul soddisfacimento di bisogni di matrice consumistica. Ma, in concreto, Laura e Peter non rappresentavano altro anche lo specchio dei suoi insuccessi. E questo per il suo io si è rivelato totalmente distruttivo.
Il destino di Benno Neumair è appeso alle risultanze psichiatriche. Difatti, in fase di indagine i periti del Gip avevano riconosciuto Benno seminfermo di mente in relazione all’omicidio del padre. Quanto a quello della madre Laura Perselli, invece, Benno è stato valutato come perfettamente capace di intendere e di volere. Secondo i periti, infatti, il ragazzo – dopo aver eliminato il padre – avrebbe percepito la necessità di eliminare il genitore sopravvissuto in quanto divenuto testimone del primo omicidio. Per questa ragione, con riferimento alla madre Laura è stata contestata la premeditazione.
In questo senso, però, è bene ricordare che i disturbi della personalità non sono intermittenti. Tuttavia, è possibile distinguere tra i momenti in cui una persona agisce perché mossa dal disturbo, da quelli nei quali lo stesso si presenta in misura meno invalidante per chi ne è affetto. Dunque, seguendo questo ragionamento, la lite con il padre avrebbe avuto un ruolo di detonatore sul disturbo stesso. Innescando così la furia omicida.
Non sono stati dello stesso avviso, invece, i consulenti nominati dal pubblico ministero e quelli di parte civile. Entrambi, infatti, sono stati concordi nel riconoscere la piena capacità di intendere e di volere di Benno per entrambi gli omicidi. Al contrario, i consulenti incaricati dagli avvocati della difesa ne hanno affermato l’incapacità di intendere e di volere per entrambi gli omicidi. Sostenendo in aula la presunta mancanza di materia grigia nell’ippocampo, che è coinvolto nel circuito che regola le emozioni e l’aggressività.
L’ Imputabilità presuppone che il soggetto sia in grado di comprendere la gravità del reato commesso. Dunque, qualora il giudice ritenesse di avvalorare l’esito psichiatrico dei periti da lui nominati, l’esito processuale sarebbe il seguente.
Con riferimento all’omicidio di Peter, Benno è stato riconosciuto come seminfermo di mente, dunque parzialmente incapace di intendere e di volere ai sensi dell’art. 89 c.p. La parziale infermità non esclude l’imputabilità. Pertanto, in caso di condanna, dovrà essere applicata un’attenuante. Di conseguenza, anziché condannarlo all’ergastolo il giudice potrà sentenziare, a norma del 65 c.p., la pena della reclusione non superiore ad anni 24, ma non inferiore ad anni 20.
Con riferimento alla madre, invece, Benno è stato riconosciuto come pienamente capace di intendere e di volere. In questo caso, la pena potrà essere quantificata nella misura dell’ergastolo.
Tuttavia, vige una regola che potrà rivelarsi fondamentale per l’esito processuale in questione. Una regola riassunta nel brocardo latino Iudex peritus peritorum, che significa “Il giudice è il perito dei periti”. In questo senso, il giudice non è vincolato dal risultato della perizia, ma può discostarsi o disattendere del tutto le conclusioni alle quali è giunto il perito. In questo caso, dovrà dare una motivazione adeguata della sua scelta. Ma potrà anche aderire alle conclusioni alle quali è pervenuto il consulente di parte. Tornando a Benno Neumair, non è escluso quindi che la Corte d’Assise di Bolzano lo condanni, dopo averne riscontrato la piena capacità di intendere e di volere, all’ergastolo per l’omicidio di entrambi i genitori. Resta, invece, altamente improbabile, se non impossibile, il riconoscimento della totale incapacità. Che porterebbe all’assoluzione.
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