Bentornati all’inferno: Darkland, la recensione del libro di Paolo Grugni

Darkland

Come sarebbe il mondo se Adolf Hitler avesse vinto la guerra? Com’è oggi il mondo se, dopo gli orrori del nazismo, ancora non riesce a decifrarne l’orrore? A queste e ad altre domande cerca di rispondere Darkland, nuovo romanzo di Paolo Grugni, pubblicato da Melville Edizioni, neonata casa editrice indipendente. Siamo in Germania, nella regione della Foresta Nera quando il ritrovamento di ossa umane, appartenenti a persone scomparse 25 anni fa, innesca una ricerca che porterà Karl Jerzyck, un professore di criminologia di Monaco, Arno Schulze, l’ispettore della Kripo che aveva seguito il caso all’epoca, a svelare il sottobosco di odio che ancora brucia nella Germania di oggi.

Il passato torna a rivivere come un incubo nel romanzo di Grugni. Per lo scrittore milanese la letteratura è sempre espressione di impegno etico e politico ed è per questo che Darkland non è solo un thriller a sfondo storico: è il racconto di uno dei periodi più bui della storia dell’umanità e la ricerca di un senso a tutto quello che è successo nei campi di sterminio nazisti.

Le atmosfere cupe e angoscianti, ricostruite grazie a un attento lavoro di ricerca documentaria, tornano più vivide che mai nelle pagine del romanzo. I due protagonisti si troveranno di fronte uno scenario inimmaginabile della Germania che oggi conosciamo: gruppi neonazisti e sette esoteriche, occultismo e un folle che ha voluto riprendere gli esperimenti iniziati da Joseph Mengele, l’angelo della morte, ad Auschwitz e mai conclusi. Cosa si cela dietro tutto questo?

Darkland è una storia ad alto tasso adrenalico, che catapulta il lettore in un mondo impossibile da immaginare, eppure realmente esistito e che è nascosto, subdolo e strisciante, nella società di oggi. Grugni ha voluto dare una nuova sconvolgente chiave di lettura dell’ideologia nazista, cercando di capire come sia stato possibile tutto quell’orrore e cosa fare perché non accada mai più.

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