Il blog di Beppe Grillo non è di Beppe Grillo, parola di Beppe Grillo. La vicenda che vede il leader del M5S al centro dell’attenzione assume sempre più toni surreali: la difesa presentata dai legali dell’ex comico nel processo per diffamazione richiesto dal PD mette nero su bianco che Grillo non è responsabile o gestore del blog che porta il suo nome. Per la precisione, i suoi avvocati nella memoria difensiva scrivono che “non è responsabile, né gestore, né moderatore, né direttore, né provider, né titolare del dominio, del Blog, né degli account Twitter, né dei Tweet e non ha alcun potere di direzione né di controllo sul Blog, né sugli account Twitter, né sui tweet e tanto meno su ciò che ivi viene postato”. La dichiarazione però sarebbe smentita dallo stesso Grillo con un post, datato 2012, in cui chiariva di essere il responsabile di quanto pubblicato nel blog ma soprattutto dallo Statuto del M5S in cui l’ex comico figura come titolare effettivo.
Tutto nasce da una querela per diffamazione inoltrata da Francesco Bonifazi, deputato e tesoriere nazionale del PD a nome del partito, con un richiesta di risarcimento molto alta (un milione di euro) nei confronti di Beppe Grillo per un post pubblicato sul blog beppegrillo.it all’epoca dei fatti di Tempa Rossa in cui gli elettori e gli eletti dem vennero definiti “Tutti collusi. Tutti complici. Con le mani sporche di petrolio e denaro“.
Oltre al blog, ci sono i riferimenti agli account social Twitter e Facebook sempre a nome di Beppe Grillo che risultano certificati, cioè riferiti alla persona in oggetto.
I legali di Grillo hanno risposto con la memoria difensiva in cui dichiarano che il capo politico del M5S non è responsabile e titolare del blog: a quel punto Bonifazi ha pubblicato il documento online, scatenando polemiche a non finire. Per tutta risposta, sul blog è spuntato un altro post che dà un’altra definizione del blog.
“Il Blog beppegrillo.it è una comunità online di lettori, scrittori e attivisti a cui io ho dato vita e che ospita sia i miei interventi sia quelli di altre persone che gratuitamente offrono contributi. Il pezzo oggetto della querela del PD era un post non firmato, perciò non direttamente riconducibile al sottoscritto. I post di cui io sono direttamente responsabile sono quelli, come questo, che riportano la mia firma in calce”, specifica Grillo. Il post prosegue dicendo che il PD avrebbe perso la causa in oggetto e che le polemiche sono state solo un modo per ribattere alla sconfitta, con tanto di chiosa in stile Grillo comico, tra Maalox e “il PD rosica”. La verità è un’altra (il processo non si è chiuso ma è stato spostato da Genova a Roma) ed è molto più complessa.
Quando Grillo diceva di essere responsabile del blog
Se gli avvocati di Grillo scrivono che non è lui il responsabile del blog beppegrillo.it, lui stesso se ne intitolò la responsabilità in tempi non sospetti. Visto che “il web non dimentica”, è stato possibile recuperare un post firmato Beppe Grillo, dal titolo “Il M5S è morto, viva il M5S” pubblicato sul blog omonimo in cui l’ex comico scrive chiaramente che “la responsabilità editoriale” di quanto si legge sul blog è sua.
Per lo Statuto del M5S Grillo è il responsabile
Altro tassello della vicenda è lo Statuto del M5S, o meglio il Non Statuto come lo definisce Grillo. Come ha ricordato La Stampa, si tratta di un documento necessario al movimento per presentarsi alle elezioni, firmato e autenticato da un notaio, in cui nel 2012 la responsabilità e la titolarità del simbolo, del logo e del blog era data a Beppe Grillo e ad altre due persone: tra cui figura Enrico Grillo, avvocato e nipote del comico, che è uno dei legali firmatari della memoria difensiva di questi giorni.
“Giuseppe Grillo, in qualità di titolare effettivo del blog raggiungibile all’indirizzo www.beppegrillo.it (…), mette a disposizione dell’Associazione Movimento cinque stelle la pagina del blog”, si legge nell’articolo 4 dello Statuto. Per questo, si conclude, “Spettano quindi al signor Giuseppe Grillo (…) titolarità e gestione della pagina del blog“.
I nomi dietro il blog di Beppe Grillo
Abbiamo quindi due documenti ufficiali che si contraddicono a vicenda: una memoria difensiva che nega qualsiasi collegamento tra il blog e Beppe Grillo, e l’atto fondativo del M5S che invece lo indica come titolare effettivo. Quale dei due è vero? Chi sta dicendo la verità?
La realtà è molto complessa, come dicevamo. Il blog beppegrillo.it fa parte di un’intera galassia di media online costruita in accordo con la Casaleggio Associati e con il classico metodo delle scatole cinesi, in un percorso complesso e tortuoso che rende difficile risalire alla reale responsabilità in sede processuale.
Sulla pagina del blog, infatti, Grillo risulta essere solo il titolare per la privacy, la Casaleggio è titolare del trattamento dei dati e l’intestatario formale, cioè proprietario del dominio, è Emanuele Bottaro, imprenditore informatico modenese.
Bottaro lavora per una società di comunicazione che si occupa di tematiche ambientali: raggiunto da vari media, ha confermato di aver comprato il dominio beppegrillo.it ma di non aver nulla a che fare con il blog e di aver un rapporto di “fiducia e amicizia di lunga data” con Grillo. Bottaro, intervistato da Repubblica, spiega di aver comprato il dominio nel 2001, prima che arrivasse la Casaleggio Associati. “Io mi rendo conto che è difficile capire ma ho un rapporto personale con Beppe, punto e basta. Qualcuno può pensare che io gli faccia da prestanome, che abbia dei vantaggi o che ci guadagni, ma non c’è niente di tutto questo”, afferma, specificando di avere con lui un’amicizia ventennale e un rapporto “talmente fiduciario che tra noi non c’è nulla di scritto”.
Sarà anche un rapporto di amicizia ma, stando alle carte e al registro dei domini whois.net, è Bottaro il responsabile del dominio ed è quindi lui che risponde, in sede civile e penale, di quanto viene scritto. Per questo è il modenese ad essere finito in tribunale già dal 2012 per una causa di diffamazione: a difenderlo è Enrico Grillo, il nipote di Beppe Grillo nonché uno dei firmatari dello Statuto e legale dell’ex comico. Il processo a Bottaro potrebbe portare a qualche prima risposta: come ricorda il sito ModenaToday, il giudice Teresa Magno ha rinviato l’udienza di Bottaro alle ore 12 del prossimo 9 novembre.
Il sistema delle scatole cinesi del blog di Beppe Grillo
Quello che emerge in tutta la vicenda del blog beppegrillo.it è che, nonostante il blog porti il nome dell’ex comico, sia usato come unica fonte ufficiale di informazioni per il M5S e sia diventata la tribuna politica su cui il movimento ha costruito la sua fortuna (anche grazie al contributo degli account Twitter e Facebook di Grillo), la responsabilità non sia di Beppe Grillo o almeno non sia solo sua.
Un complicato sistema di divisione delle responsabilità tra il comico genovese, la Casaleggio Associati e lo stesso Bottaro rende difficilissimo risalire a chi sia il vero titolare del blog, quindi responsabile davanti alla legge di quello che viene pubblicato.
Se Grillo è “titolare del trattamento ai sensi della normativa vigente”, come si legge sul blog, il responsabile del trattamento dei dati è Casaleggio Associati, ora in mano a Davide Casaleggio, figlio ed erede di Gianroberto Casaleggio. A loro si aggiunge l’Associazione Rousseau che, sempre dal blog, risulta essere la società che condivide i dati insieme al “Blog delle Stelle”. Rousseau è anche la piattaforma che il M5S usa per le votazioni e la discussione del programma e ha la stessa sede della Casaleggio Associati (Via G. Morone n.6 a Milano).
“I dati acquisiti verranno condivisi con il “Blog delle Stelle” e, dunque, comunicati alla Associazione Rousseau, con sede in Milano, Via G. Morone n. 6 che ne è titolare e ne cura i contenuti la quale, in persona del suo Presidente pro-tempore, assume la veste di titolare del trattamento per quanto concerne l’impiego dei dati stessi nell’ambito delle attività del predetto Blog delle Stelle; modalità e finalità del trattamento nonché ambito di diffusione e comunicazione dei dati da parte della Associazione Rousseau sono i medesimi sopra e di seguito descritti”, si legge sulla pagina della privacy policy.
Almeno tre soggetti si dividono i dati e si rimbalzano la responsabilità in una costruzione complessa che, fino a oggi, è stata condivisa tra Beppe Grillo e la Casaleggio Associati in perfetta condivisione di intenti. La memoria difensiva potrebbe essere il primo strappo in un sistema che sembra avere molte ombre.