Beppe Grillo fa quadrato intorno a Virginia Raggi e difende la scelta dei due assessori, gli ultimi per completare la giunta capitolina dopo l’ondata di dimissioni. Sotto accusa infatti è finito Andrea Mazzillo, neo assessore al Bilancio, in passato iscritto al PD e che si candidò alle comunali nell’ex X municipio con Walter Veltroni e alle ultime regionali con Nicola Zingaretti, senza però essere eletto. “Anche io ho avuto una tessera del Pd. L’ho presa ad Arzachena, non vi ricordate?“, dice ai cronisti che l’hanno raggiunto a Mirandola dove si è recato con Luigi di Maio per inaugurare una palestra sistemata anche con i contributi del M5S. “Non sarà mica un reato essere un ex PD“, taglia corto quando i giornalisti diventano insistenti. No comment secco anche alle domande su Roma e sulle polemiche che hanno caratterizzato le ultime settimane. “Chiedetelo alla Reggi, è lei che decide“, dice.
Anche il vicepresidente della Camera difende la sindaca pentastellata. “Visto che adesso non si può più dire che non c’è una giunta a Roma perché abbiamo riempito tutte le caselle, si inventa un’altra polemica“, risponde ai giornalisti. “Adesso la giunta deve mettersi a lavorare per i romani, la Raggi ha fatto scelte per competenze, qualità e profili professionali. In bocca al lupo a entrambi“, continua, insistendo anche sulla scelta di Massimo Colomban, imprenditore veneto non nuovo alla politica.
Il neo assessore alle Partecipate, fondatore del gruppo Permasteelisa.com, di cui è stato presidente dal 1973 al 2002, è stato prima un sostenitore di Matteo Renzi, passando poi all’Alleanza di Centro di Francesco Pionati a sostegno di Luca Zaia e della Lega, tanto che il presidente della Regione gli ha fatto gli auguri per il suo nuovo impegno, definendolo “un amico“. La sua nomina ha scatenato polemiche tra gli iscritti della prima ora che non vedono di buon occhio un imprenditore di successo (l’azienda è quotata in Borsa), dal passato molto politicizzato (dal PD al Carroccio), che si dichiara indipendentista veneto (“Sono da sempre un indipendentista veneto, sogno uno Stato Federale tipo Svizzera“, ha dichiarato in un’intervista alla Zanzara su Radio24 dopo la nomina) e che è stato insignito del titolo di comandante onorario della base militare americana di Aviano.
Tutte le critiche vengono rimandate al mittente da Di Maio. La scelta dell’imprenditore è “un altro grande segnale che vogliamo dare a tutto il mondo delle piccole e medie imprese che possono dare un grandissimo contributo anche alla gestione delle amministrazioni pubbliche“, chiarisce.
PIZZAROTTI PRONTO ALL’ADDIO
Che la tensione all’interno del movimento sia ai massimi livelli lo dimostra anche la questione di Federico Pizzarotti. Il sindaco di Parma è ancora sospeso dal M5S e da tempo denuncia di essere stato abbandonato e di essere vittima di una politica interna fatta di due pesi e due misure. La situazione non è più gestibile e il primo cittadino ha annunciato dalla sua pagina Facebook di essere pronto a lasciare il movimento.
“Dall’uno vale uno, siamo arrivati al passaggio dinastico tra padre e figlio; dalla democrazia orizzontale, al capo politico;
da regole condivise da tutti, a un pacchetto di regole calate dall’alto, ad personam contro i non allineati e senza rispettare nessuna procedura di discussione e approvazione. aspetto invano da 140 giorni una risposta a cinque paginette di controdeduzioni, relative a una sospensione che non esiste in nessun regolamento, nonostante la mia indagine sia stata già ampiamente archiviata dalla magistratura“, scrive nel post.
“II vertici del Movimento hanno mancato di rispetto i parmigiani. A nessuno è permesso prendere in giro i miei concittadini. I vertici del Movimento hanno dimostrato di non sapersi approcciare alla responsabilità. Ho parlato con la mia maggioranza e con gli attivisti di Parma. Siamo tutti compatti, e lunedì alle 10:30 pubblicamente scioglieremo le riserve sui nostri passi futuri“, conclude.