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Silvio Berlusconi è stato contestato da un’attivista Femen in rigoroso topless al momento del voto al proprio seggio di Via Scrosati. La ragazza che è balzata sul tavolo mostrando ai fotografi la scritta “Sei scaduto” (e ribadendo il concetto a voce, urlando) è di origine francese ed è stata rimpatriata con il divieto di ingresso nel nostro paese per un lustro. Il suo nome è Melodie Mousavi Nameghi e si è finta giornalista, ha 30 anni ed è di origine iraniana. Non è la prima volta che il leader di Forza Italia cade vittima del movimento femminista nato in Ucraina visto che anche nel 2013 e presso lo stesso seggio erano presenti altre tre contestatrici.
È solo l’ultima di una lunga serie di manifestazioni pubbliche che hanno coinvolto numerosi leader politici oltre che religiosi. Abbiamo raccolto le più celebri.
Piccola premessa, perché le Femen protestano in topless? In principio erano vestite in modo provocante, ma a seno coperto poi si è passati a un messaggio visivo più forte in opposizione al turismo sessuale, il sessismo e altre discriminazioni sociali. Come comunicato dallo stesso movimento, il topless “è l’unico modo per essere ascoltati e presi in considerazione, con cartelloni le nostre richieste non sarebbero nemmeno notate”. Una piccola cronologia con gli assalti più clamorosi.
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Dopo un 2009 ricco di manifestazioni contro la prostituzione in Ucraina e con proteste contro i politici locali, le Femen si sono distinte per la loro presa di posizione contro il presidente Viktor Janukovyč a loro dire favoreggiatore di sessismo e discriminazione, in difesa di tre fotoreporter accusati di essere spie e di Julija Tymošenko a Kiev. Ma la prima vera scorrazzata al di fuori dell’Ucraina le ha viste direttamente coinvolte al Vaticano quando tre affiliate a hanno protestato in Piazza San Pietro durante l’Angelus, nel 2011.
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Le proteste internazionali si sono ripetute a Mosca contro presunti brogli elettorali a fine 2011, contro il turismo sessuale in India nel 2012 e via di seguito lo stesso anno in Svizzera contro gli esponenti del forum economico mondiale a Davos e pochi giorni dopo a Zurigo contro i mondiali di hockey del 2014 organizzati in Bielorussia contro il presidente locale Aleksandr Lukašenko. Milano è stata teatro della successiva protesta contro il mondo della moda.
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Dopo una capatina a Vienna per i diritti delle donne le femen hanno protestato nella primavera del 2012 contro Vladimir Putin per poi passare in Turchia e sulla Tour Eiffel a Parigi oltre che sulla cattedrale di Kiev in favore dell’aborto. Clamoroso il tentativo triplice di rubare la Coppa del Campionato europeo di calcio 2012 proprio in Ucraina, ma anche l’altro paese organizzatore, la Polonia, non è stato risparmiato con una contestazione a Varsavia. In occasione della finale si è protestato contro il presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko che era ospite.
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Sempre nel 2012, le attiviste FEMEN hanno distrutto con una motosega il monumento dedicato alle vittime dello stalinismo in occasione del verdetto finale contro le componenti del movimento punk russo Pussy Riot accusate di teppismo religioso. A Gennaio 2013 le Femen sono tornate al Vaticano per i diritti dei gay e nuovamente a Davos per il World Economic Forum, a febbraio al 63° Festival internazionale del cinema di Berlino e hanno celebrato le dimissioni di Papa Ratzinger alla Cattedrale di Notre-Dame di Parigi.
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Prima protesta contro Berlusconi, come già specificato, nel 2013 nella scuola di via Scrosati impedendo la stretta di mano con un inviato della tv israeliana, Yitzchak Ratzone, dunque la celebre protesta con l’attivista in topless nuovamente al Vaticano in occasione del Conclave per l’elezione del nuovo Papa con la scritta “No More Pope”. Durante la messa di Natale del 2013, Josephine Witt si è mostrata in topless sull’altare della Cattedrale in Colonia, infine i casi più recenti sono del 2014 con proteste in piazza del Duomo a Milano durante Asia-Europe Meeting, nel novembre successivo durante la trasmissione Announo e ancora in Piazza San Pietro a Roma.
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