Mentre il sindaco di Milano Beppe Sala sta pensando di intitolargli una via a Milano, Bettino Craxi, a 17 anni dalla morte, continua a dividere l’opinione pubblica tra chi lo ritiene un esiliato o un latitante. Tra chi lo giudica il simbolo di Tangentopoli e chi una vittima di giustizialismo e poteri forti. Tra chi vorrebbe intitolargli una via nella città da cui partì l’inchiesta Mani Pulite, a chi al massimo il carcere di San Vittore o la tangenziale. E nel solito marasma di polemiche ci sono politici che vanno a commemorarne la tomba ad Hammamet, in Tunisia (Angelino Alfano), e chi scrive lettere commosse ergendolo a «simbolo di dignità politica” (Silvio Berlusconi).
Il sindaco di Milano non esclude che presto possa esserci in città una “via Bettino Craxi”. «Se sono favorevole? Dipende da come e con cosa. Penso che sia giunto il momento di riaprire il dibattito – ha tergiversato Sala – Io sono favorevole a riaprire il dibattito certamente senza dare un giudizio, che è ancora complesso. Milano è pronta o no? Non lo so, bisogna ascoltare la città, certamente è giusto interrogarsi per capirlo». E ancora: «Io ho incontrato recentemente anche la figlia Stefania. Credo che il dibattito per stabilire il più possibile una verità storica debba esserci. Però è una storia difficile su cui la mia opinione conta, ma conta molto quella della città».
Qual è la verità storica? Affidiamoci alle sentenze del tribunale. L’ex premier e storico leader del Psi fu uno dei politici simbolo della Prima Repubblica, ma anche di Tangentopoli. Subì due condanne definitive per corruzione (da cui si difese) e finanziamento illecito al Psi. Fuggì in Tunisia dove morì da latitante mentre erano in corso altri quattro processi contro di lui. Passate alla storia le immagini di un Craxi bersaglio delle monetine dei cittadini infuriati e indignati.
L’ironia dei social: «Intitoliamogli il carcere di San Vittore»
Di fronte alla tentazione di Sala di intitolargli una via a Milano, c’è chi si è arrabbiato ma anche chi l’ha presa con ironia. Beppe Sala vuole intitolargli qualcosa? Sui social c’è chi propone di intitolare a Craxi il carcere di San Vittore o la tangenziale. Chi la Procura di Milano o chi, nel dubbio, preferisce che a stabilirlo sia una monetina…
Alfano ad Hammamet per commemorare Craxi
Eppure sono ancora tanti coloro che minimizzano le condanne per Tangentopoli, apprezzando Craxi e considerandolo il precursore della modernizzazione del Paese e della politica italiana. Queste le parole del ministro degli Esteri Angelino Alfano, che il 19 gennaio è volato ad Hammamet per deporre delle rose sulla sua tomba: «È stato un momento molto importante. Anche perché, quando parliamo di Craxi, parliamo di un leader che ha avuto ragione in anticipo su tutte le questioni di fondo che hanno a che fare con la modernità. Dalle riforme istituzionali fino alla necessità di un riformismo che crescesse in contrapposizione all’ombrello comunista, passando per i rapporti coi paesi del Mediterraneo e col Medio Oriente».
La lettera di Berlusconi: «Craxi vittima di colpo di Stato»
Per non parlare di Berlusconi, che da sempre riserva per l’amico Craxi parole di stima e di elogio. Ma del resto stiamo parlando di un leader che ha fatto dello scontro contro “i magistrati comunisti” una delle ragioni di vita politica. Il capo di Forza Italia ha scritto una lunga lettera a Stefania Craxi, figlia di Bettino (con lui in foto): «È difficile pensare che siano già trascorsi 17 anni da quando ci ha lasciato e molti di più da quando un vero e proprio ‘colpo di stato’ lo ha privato del suo ruolo politico e della stessa possibilità di vivere da uomo libero nel suo Paese (…) Craxi era un uomo di sinistra, che ha provato a dimostrare che esiste una sinistra possibile senza soggezione ai comunisti, senza nostalgie utopistiche, senza giustizialismo, una sinistra capace di parlare il linguaggio della modernizzazione e soprattutto della libertà. Questa sinistra non è mai esistita in Italia, e non esiste neppure ora: coloro che hanno provato a realizzarla sono stati spazzati via da quell’altra sinistra, quella giustizialista e post-comunista, quella delle manette e degli insulti, delle monetine e dei linciaggi mediatici (…) Solo chi è stato vittima di tutto questo può capire il dramma di Bettino Craxi ma anche la grandezza della sua testimonianza: scelse la strada dell’esilio pur di non venire a patti con questo apparato politico-mediatico-giudiziario che uccide la libertà e la democrazia. La sua eredità politica, il socialismo riformatore, liberale, occidentale è una delle parti migliori della tradizione politica del nostro Paese. La considero parte integrante del progetto politico che ho creato quando ho fondato Forza Italia, anche per impedire che l’Italia cadesse nelle mani della sinistra post-comunista. (…) Bettino Craxi è anche un simbolo della dignità della politica. Per questo sono onorato ogni volta che il mio nome viene accostato al suo. (…) Anche per questo Bettino Craxi mi manca e ci manca».
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