Patrizio Bianchi, ex ministro dell’Istruzione del governo di Mario Draghi, non ha preso bene la scelta del suo successore (e chi per lui), il ministro Giuseppe Valditara di proporre una traccia dell’esame di maturità (nella prima prova) con una lettera indirizzata a lui. Intervistato prima dall’AdnKronos, poi da Repubblica, l’economista emiliano ha detto di aver trovato “inaudito e offensivo nei miei confronti e nei confronti dei ragazzi e delle famiglie” quello che è successo.
Nell’intervista, infatti, Bianchi ha sottolineato come, dopo il primo anno (il 2021), in cui l’esame di maturità è stato fatto con modalità diverse dal solito a causa della pandemia da Covid, l’anno dopo gli studenti hanno potuto concludere il percorso scolastico confrontandosi con una prima prova uguale a sempre, e una seconda prova decisa dalle singole commissioni. Tornando alla traccia, però, l’ex ministro ha spiegato come, per lui, sia stata “scritta in modo tale da far passare me come una burletta, cosa che non sono stato. La trovo pretestuosa dal punto di vista politico, perché vuole colpire tutti quelli che hanno lavorato per il bene della scuola“. A lui, poi, ha risposto anche Valditara, tramite il Corriere della Sera, dicendo che no, non c’era nessun intento offensivo nella scelta, piuttosto ha trovato il testo originale, comunque tutto si è concluso per il meglio perché i due si sono chiamati e hanno chiarito.
L’esame di maturità, l’incubo di tutti gli studenti (presenti, futuri e anche passati), è tornato come un tempo, meglio è tornato a essere come quello che abbiamo conosciuto prima della pandemia da Covid: prima prova di italiano con tre diverse tipologie di traccia tra cui scegliere, una seconda prova ministeriale che cambia a seconda della scuola e dell’indirizzo scelto, e poi l’orale, perché il quizzone non si fa addirittura dal 2018 e poco c’entra il coronavirus. Al via da oggi per più di 500mila maturandi, ha sollevato qualche polemica.
Tra le tracce, infatti, il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ne ha proposto una, della tipologia C, in cui si richiamava una lettera inviata al suo predecessore dell’esecutivo di Mario Draghi, Patrizio Bianchi, da alcuni accademici nel dicembre del 2021 in cui si chiedeva che l’esame di maturità venisse ripristinato come era un tempo (cosa che poi effettivamente è successa, in parte). Ecco, questa scelta non è piaciuta al diretto interessato, che prima con l’AdnKronos poi con Repubblica non ha usato mezzi termini contro l’attuale ministro del governo di Giorgia Meloni.
“L’ho trovato inaudito e offensivo nei miei confronti e nei confronti dei ragazzi e delle famiglie. Di una sconcezza e scorrettezza infinite. Un attacco diretto nei miei confronti senza motivo“, ha iniziato Bianchi che poi ha spiegato che non ha trovato nessun pensiero politico, “ma solo l’incapacità di cogliere il senso e il valore di quanto accaduto in questi anni“.
La scelta, ancora, per lui è stata “anomala, provocatoria e totalmente fuori luogo“, anche perché, pure con idee diverse, ci si può confrontare a viso aperto, ma non così. L’ex ministro, infatti, ha ritenuto che la traccia così come era stata scritta tendesse a farlo passare come una burletta, cosa che non sono stato“, e quindi è stata pretestuosa anche nel voler colpire quanti hanno lavorato con lui “per il bene della scuola“, oltre che diseducativa.
A farlo arrabbiare più di tutto è stato il fatto che si sia fatto commentare ai ragazzi un testo che non si sa bene chi abbia scritto e in un tempo in cui le cose erano diverse da come poi sono realmente andate, anche perché ci si deve attenere ai fatti, e il suo esecutivo, appunto, ha ripristinato gli esami di maturità con le prove scritte, dando per altro delle tracce con riferimenti “grandi e solidi“, anzi: “Non mi si può certo dire che fu un esame banale“, ha detto ancora.
Non solo, poi, perché Bianchi ha spiegato anche di non essersi pentito di aver optato per quelle modalità di esame durante e dopo il Covid. “Io mi sono insediato nel febbraio del 2021, in piena epoca pandemica – ha raccontato -. Dovevamo riuscire a concludere l’anno, trovare il modo di riportare i ragazzi a scuola, cosa che poi abbiamo fatto, e garantire a tutti gli studenti una valutazione delle attività perché sono profondamente convinto che sia necessaria una giusta articolazione dei giudizi e dei valori. L’alternativa nel 2021 sarebbe stata eliminare gli esami, non far chiudere un ciclo ai ragazzi, un ciclo, ricordiamolo, segnato da una emergenza senza precedenti e ancora impresso nelle loro e nelle nostre vite. E invece abbiamo optato comunque per un esame seppur senza scritti“, così come per altro ha fatto lo stesso Valditara nelle zone dell’Emilia Romagna colpite dall’alluvione, e che lui non si sognerebbe mai di definire o far passare come una burletta.
E infatti così non è stato, perché Bianchi e Valditara si sono chiamati verso le due del pomeriggio e hanno chiarito l’equivoco, promettendosi anche di vedersi presto. D’altronde, come il ministro attuale ha spiegato in un’intervista al Corriere della Sera, non c’era nessuna polemica, perché appunto, pure lui, in una situazione d’emergenza, ha tolto gli esami scritti, ricevendo anche lui delle critiche.
Quanto all’esame “burletta”, il titolare del dicastero dell’Istruzione ha precisato che non era una sua opinione, ma quella di “autorevoli accademici, tra cui Cottarelli, Orsina, Crepet. Mi sembrava una traccia che potesse far riflettere gli studenti sulla scuola e sull’esame di maturità“, quindi originale, pur senza essere contestualizzata, ovvero senza far capire che le cose da quel dicembre del 2021 sono cambiate. E quindi, ha detto ancora Valditara, “io credo che gli studenti lo sanno che poi gli scritti si sono fatti. Loro erano in quarta superiore lo scorso anno, certo che lo sapevano, sono sicuro che se lo ricordano. È come se uno studente non sapesse che Leopardi è uno scrittore dell’Ottocento. Diciamo di più: sapere che cosa è successo lo scorso anno fa parte dello svolgimento“.
Nel merito della scelta delle tracce, il ministro ha detto di averlo fatto ai primi di aprile, senza nessun attacco nei confronti di Bianchi, di cui ha stima. “Sono stati i suoi predecessori a togliere gli scritti, a causa della pandemia, e gli dò atto di averli reintrodotti. Non avevo un intento offensivo. Penso invece che bisogna abituare i ragazzi a interrogarsi sul tipo di scuola che vorrebbero e sulle scelte che si fanno“, ha concluso.
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