La tensione tra Cina e Stati Uniti rimane molto alta e, dopo la questione dei palloni spia che ha attirato l’attenzione internazionale e sollevato polemiche considerevoli in merito alle azioni attuate dal governo di Xi Jinping, il presidente Biden ha rivelato il suo pensiero in merito all’attuale condizione della Cina, senza girarci intorno. In realtà emergono le parole di entrambi i leader delle due potenze mondiali.
Le relazioni tra Washington e Pechino sono pericolosamente incrinate ma, ciò nonostante, l’economia necessità di entrambe le nazioni per proseguire nello sviluppo, ora arrestato a causa della pandemia da COVID-19 ma anche ovviamente a causa del conflitto in Ucraina. Proprio la questione guerra ha scatenato reazioni forti da parte dell’occidente, nei confronti della Cina che non ha preso una chiara posizione contro la Russia. Oltre a questo non va assolutamente tralasciata la questione dei semiconduttori, anche ribattezzata guerra dei chip, che ha ho avuto una grande influenza nel deterioramento dei rapporti tra Cina e Usa, ma quello che ha generato un distacco importante e ha fatto rinascere risentimento tra le due potenze mondiali è stato ciò che è accaduto a Taiwan.
Gli ultimi mesi hanno rivelato un crescendo di tensione tra Pechino e Washington dovuto, come sopracitato, a un accumularsi di problemi differenti che hanno portato a grosse accuse, puoi rientrate, a causa della reciproca necessità di collaborazione economica.
Biden è stato sicuramente molto duro nei confronti del capo di Stato cinese Jinping e lo ha definito una minaccia per le nazioni occidentali e si è schierato contro di lui in quanto non ha preso posizione chiara e definitiva nei confronti di Putin e nei confronti della guerra in Ucraina.
Pechino ha un rapporto stretto e collaborativo con Putin, che è stato di recente confermato e ampliato e, questo, ha generato malcontento globale. Dal suo lato Jinping ha specificato chiaramente che le azioni intraprese dagli Usa nei confronti dell’isola, considerata provincia ribelle cinese, è qualcosa di importante e che non è accettato e non lo sarà mai da parte delle autorità cinesi. La visita di Nancy Pelosi ad agosto 2022 ha generato un meccanismo pericoloso che ha portato la Cina a mostrare la propria potenza militare attorno all’isola di Taiwan e Biden ad avvicinarsi in maniera importante alla zona dell’indo pacifico, dove ha ottenuto, la scorsa settimana, nuove basi statunitensi per tenere sotto controllo la situazione. Anche se era apporti non sono idilliaci è necessario trovare un equilibrio per i due capi di Stato dato che l’economia globale dipende dal loro contributo dalla loro cooperazione.
La questione tecnologica ed economica è una di quelle che sta scatenando nervosismo e malcontento. La Cina si è vista limitare notevolmente la possibilità di esportare di importare componenti essenziali, come i chip che sono necessari per moltissime apparecchiature tecnologiche che spaziano in ogni ambito della vita quotidiana. Da quello militare a quello delle autovetture e, dopo la crisi scaturita dalla politica zero COVID e dal blocco produttivo avvenuto a causa dei numerosissimi contagi da COVID-19, l’economia cinese ha subito una battuta d’arresto che ha sorpreso e indispettito Xi Jinping il quale basa la potenza cinese sull’economia e sul commercio.
Lo sviluppo economico è qualcosa che lega Cina e Usa nonostante le reciproche posizioni e idee politiche. Anche se è normale che le dinamiche geopolitiche svolgono un ruolo molto importante e questo è proprio il caso della Cina che intrattiene una relazione sia con la Russia che con gli Stati Uniti.
Dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni le autorità statunitense hanno riferito del pallone spia, abbattuto dall’esercito Usa nell’oceano, le autorità internazionali pensavano che si sarebbe alzato un caso diplomatico dato che Blinken, alto funzionario dell’amministrazione Biden, a deciso di rinunciare al viaggio previsto a Pechino.
Ma la realtà mostra un quadro differente dove da un lato Biden che avvisa della potenziale reazione statunitense, nel caso di minaccia verso la propria sovranità ma, dall’altro invece, toni cauti e collaborativi nei confronti dei rapporti economici tra Usa e Cina.
La sfida economica, dove ognuno dei due Paesi cerca di primeggiare, è però vincolata al fabbisogno produttivo ed economico reciproco.
Il Presidente Biden ha tenuto un discorso dove ha precisato innanzitutto, dopo la questione del pallone più abbattuto e dell’altro individuato il Sud America, che gli Stati Uniti si muoveranno per proteggersi se la minaccia della Cina fosse quella di ledere la sovranità territoriale e statunitense.
Nonostante lo sgomento internazionale, avvenuto dopo l’ammissione delle autorità cinesi che hanno confermato il fatto che i palloni provenissero proprio da loro, precisando però che si tratta di monitoraggio meteorologico, aveva allertato le autorità internazionali del fatto che, ora, il contrasto tra Biden e jinping potesse diventare un reale scontro, che avrebbe potuto far scaturire livelli più elevati di malcontento e scontri armati.
La realtà è che Biden ha precisato nel suo discorso alla nazione martedì sera che: “mi impegno a lavorare con la Cina dove può promuovere gli interessi americano e avvantaggiare il mondo. Ma non commettere errori.. se la Cina minaccia la nostra sovranità, agiremo per proteggere il nostro Paese.”
Si tratta di una minaccia che, però poi, si trasforma nella necessità reciproca di cui abbiamo parlato poc’anzi. Anche se la scelta di Antony Blinken, di rinunciare al viaggio a Pechino, poteva essere stata interpretata come un distacco totale, seppur momentaneo, la realtà ha mostrato Joe Biden convinto della sua potenza statunitense e anche convinto del fatto che le autorità Pechino e Jinping stiano acca quando un momento di debolezza.
Il presidente statunitense ritiene che la Cina si è in un momento di stallo e che non riveli la reale difficoltà di questo momento storico particolare.
Biden in un’intervista rilasciata al PBC ha spiegato che,nonostante le critiche ricevute dai repubblicani che hanno additato la scelta del presidente di attendere che il pallone spia cinese fosse lontano e che non fosse più urgente eliminarlo subito, è stata legata al fatto che ovviamente non era sicuro farlo sopra ha la terraferma. Il capo di Stato Usa ha affermato che l’unica ragione per la quale ha atteso per dare il via alle forze militari per l’abbattimento è stata questa.
Quando Judy Woodruff ha chiesto al presidente degli Stati Uniti se la faccenda sia stata a motivo di un peggioramento e di un distacco netto tra Washington e Pechino, Biden ha sorpreso nel rispondere inizialmente con un secco no. Il presidente ha spiegato che ha avuto modo di parlare con jinping durante le ore di crisi nel quale il pallone spia era stato individuato ma si trovava ancora nei cieli statunitensi e anche dopo l’abbattimento.
Biden ha spiegato che: “Siamo pronti a competere con la Cina e ma non stiamo cercando uno scontro diretto.”
Ha poi continuato spiegando che la Cina in questo momento attraversa un’importante crisi economica e nessuno dei leader internazionali vorrebbe essere al posto di Jinping e dover quindi gestire l’attuale situazione cinese. Biden ha sottolineato riferendosi a Jinping: “Quest’uomo ha problemi enormi. Enormi. Ha un’enorme potenziale ma in questo momento l’economia cinese non funziona bene”.
Ha spiegato il concetto facendo un esempio molto chiaro ovvero quello della Russia che, dato la scelta di invadere l’Ucraina, ha creato un meccanismo che ha portato gli investitori a lasciare il Paese e optare per investimenti che risultassero più appetibili e meno rischiosi. Puntano al fatto che a Jinping è chiaro che la collaborazione con gli Stati Uniti e l’Occidente è essenziale per poter mantenere uno sviluppo economico attivo e costante che altrimenti risentirebbe di investimenti, come già sta accadendo, e non darebbe il giusto slancio di cui necessita la ripresa finanziaria della Cina in questo preciso momento storico.
Come rivela Afp Jinping ha risposto alle parole del leader statunitense. In realtà le parole sono arrivate tramite il portavoce del ministro degli esteri Mao Ning che ha definito Pechino come “fortemente insoddisfatta“.
Mao ha poi precisato inoltre che: “questo tipo di retorica è estremamente irresponsabile e va contro l’etichetta diplomatica di base” sottolineando l’opposizione cinese alle menzognere parole del presidente Usa.
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