Joe Biden ha riferito che non ci sarà il default degli Stati Uniti e lo ha fatto dopo aver tenuto dei colloqui con lo speaker McCarthy.
Il tema era il tetto del debito, poi ha aggiunto che l’unico modo per proseguire è un accordo bipartisan. Si dice fiducioso il presidente riguardo a un’intesa che protegga tutti i lavoratori americani.
Biden esclude il default
Alcuni giorni fa si parlava di una situazione allarmante in America, dove il debito pubblico è arrivato a 31.400 miliardi di dollari. Gli Usa non potrebbero quindi più riuscire ad onorare questo debito a partire da giugno dato che nelle casse del Tesoro sono rimasti 57 miliardi di dollari, una cifra decisamente inferiore.
Di questo stanno discutendo in questi giorni il presidente Joe Biden e lo speaker della Camera, Kevin McCarthy. Non ci sono accordi ufficiali ma Biden si è detto fiducioso e ha affermato in queste ore che l’America non rischia il fallimento, ovvero non si verificherà il default.
Si continua a trattare per trovare degli accordi che possano salvare il Paese e tutelare i lavoratori americani, lo ha confermato anche Garret Graves, il repubblicano alla guida delle trattative con la Casa Bianca, la cui portavoce si è aggiunta a coloro che stanno commentando la vicenda.
Karine Jean Pierre ha spiegato che il dibattito continua e anche la discussione sul budget, che il presidente sta portando avanti in buona fede.
Insomma uno scenario meno drammatico di come era stato presentato pochi giorni fa ma comunque grave.
Gli incontri con McCarthy
Biden e McCarthy si stanno confrontando da giorni per trovare un accordo sull’aumento del tetto del debito per evitare il default. Il presidente della Camera ha ritenuto produttivi questi incontri e ha precisato che ritiene necessaria un’intesa entro pochi giorni per dare poi tempo al Congresso di votarla.
Il limite del debito è uno strumento con cui vengono controllate le finanze pubbliche americane. È stato introdotto nel 1917 perché in quell’epoca bisognava far fronte alle spese sostenute per la Prima Guerra Mondiale e così il governo modificò l’iter legislativo per poter ricorrere al debito più facilmente.
Da allora è lo strumento principale con cui il Congresso monitora la spesa pubblica del governo e quando le spese sono maggiori degli incassi, c’è bisogno di un prestito. Una crisi importante si è verificata il 19 gennaio scorso, quando il Dipartimento del Tesoro ha evidenziato che i pagamenti erano superiori alle entrate.
C’è anche chi critica questo metodo, come la segretaria al Tesoro, Janet Yallen, che nel 2021 aveva addirittura proposto di abolirlo. Proprio lei ha ribadito l’allarme per il primo giugno, data in cui gli Usa potrebbero non essere più in grado di onorare gli obblighi.
Tutti quindi aspettano un compromesso fra repubblicani e democratici. McCarthy si dice fiducioso e come Biden ha escluso il default, inoltre è soddisfatto del dialogo instauratosi perché è utile per confrontarsi su temi dove esistono differenze di opinioni.
Ha anche aggiunto:
“dobbiamo agire in fretta per evitare il default ma biden deve accettare una condizione base: non possiamo spendere altri soldi il prossimo anno, anzi bisogna spenderne di meno di quello precedente”.
Ma qual’è veramente il punto di scontro fra le due parti? Secondo i Repubblicani, gli americani poveri dovrebbero cercare lavoro, invece Biden li ha incoraggiati a non farlo con i sostegni pensati per loro. In risposta, i Democratici vedono questi aiuti alle fasce deboli come una misura che salvaguarda i minori, così come l’estensione dell’assistenza medica a chi non può permettersi l’assicurazione.
Cosa è il tetto
Il limite al debito è un tetto alla spesa di soldi che il Paese non può superare. In queste ore si sta discutendo se alzarlo ma questo non significa autorizzare nuove spese, bensì consentire all’America di spendere denaro già stanziato in programmi che sono stati autorizzati regolarmente dal Congresso. Ad esempio, ci sono alcuni miliardi di dollari destinati all’emergenza Covid che non sono stati utilizzati perché questa è cessata, così i Repubblicani hanno chiesto che quei fondi vengano rimessi in quelli federali.
Il tesso è stato appunto raggiunto a gennaio ma l’espediente di ritardare i pagamenti può andare avanti ancora per poco. L’anno scorso per la prima volta il debito pubblico ha superato i 31mila miliardi di dollari, cifra su cui si mantiene anche ora.
Se il governo finirà i soldi in cassa non potrà contrarre nuovi debiti e questo vuol dire che non riuscirà a pagare i fornitori, i dipendenti federali, i militari e i pensionati. È difficile dire in realtà quali saranno gli effetti ma gli economisti suppongono che lo scenario economico sarebbe disastroso e potrebbe riversarsi sul tasso di occupazione e sui mercati a livello mondiale.
In tutto ciò Wall Street rimane cauta, sui mercati si è infatti diffusa la convinzione che questo tira e molla sia una sceneggiata fra la Casa Bianca e l’opposizione. Un copione già visto con il precedente mandato, cioè quello di Trump.