Una bimba di dieci anni è stata violentata dallo zio. È rimasta incinta ma non può abortire, perché il feto ha ormai sei mesi. È successo in India, e i genitori si stanno rivolgendo all’Alta Corte per ribaltare la prima sentenza dei giudici.
La piccola ha trovato il coraggio di denunciare gli stupri dello zio solo dopo tanto tempo. Il parente aveva infatti abusato di lei almeno sei volte.
Quando i dolori allo stomaco sono diventati insopportabili, ha raccontato tutto ai genitori, i quali l’hanno portata subito in ospedale.
Lì la scoperta che era incinta.
I genitori hanno chiesto subito l’interruzione di gravidanza, ma non è stato possibile.
Per la legge indiana, come spiega l’Indian Express, la bimba non può abortire in quanto è stata superata la 20esima settimana di gestazione. L’aborto, in questa fase, può essere concesso solo se la gravidanza rappresenta un pericolo per la mamma. Non in questo caso, secondo i giudici.
«Il feto sta bene e può sopravvivere – ha spiegato uno dei medici – L’aborto non è un’opzione in questa fase. L’unico modo per terminare la gravidanza è quello di far nascere il bambino».
I genitori della bimba stuprata dallo zio si appellano però al parere di un altro medico, il quale ha affermato che l’aborto dovrebbe invece avvenire per proteggere il benessere psicologico della bambina: «Sì, ci sono rischi e l’aborto in questa fase è complicata, ma la bimba, che è ancora nella fase dello sviluppo, avrà molte cicatrici».
La famiglia sta per fare appello all’Alta Corte dell’India, paese dove gli stupri e le violenze contro le donne sono molto diffuse.
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