Operato alle tonsille e alle adenoidi per le apnee notturne, un bambino di appena due anni è morto tra le braccia della mamma a causa di un’emorragia. E ora la donna chiede giustizia, convinta che qualcosa all’ospedale ‘Bambin Gesù’ di Palidoro, sede distaccata della struttura pediatrica della capitale, non abbia funzionato. Il piccolo, infatti, era stato dimesso dopo l’intervento e, il giorno prima della morte, al nosocomio avevano detto che il decorso post-operatorio stava procedendo nel migliore dei modi. Che il piccolo poteva tornare alla vita di prima.
Meno di 24 ore dopo, il bimbo ha iniziato a tossire e a vomitare sputando sangue. In pochissimi minuti, è deceduto. Letteralmente tra le braccia della mamma. Il bambino era stato ricoverato a inizio giugno per un’operazione di routine. Una settimana dopo, l’8 giugno, la morte all’ospedale ‘Sandro Pertini’ dove il bimbo era stato portato in ambulanza in gravissime condizioni. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e senza indagati, per adesso. Il pubblico ministero, Michele Nardi, ha dato ordine di sequestrare le cartelle cliniche e ha fatto eseguire l’autopsia. La morte è arrivata per dissanguamento. I sospetti? Che qualche punto sia stato messo male, provocando poi la perdita di sangue.
Quando è arrivato al ‘Pertini’, il bambino aveva già perso i sensi e non è stato possibile rianimarlo. L’intervento era stato eseguito nel reparto di Otorinolaringoiatria del ‘Bambin Gesù’. Una adenotonsillectomia, operazione consigliata perché il piccolo soffriva di apnee notturne. Al termine dell’intervento, le dimissioni in “buone condizioni cliniche”. Una sola prescrizione per i genitori: una visita di controllo sette giorni dopo. E una dieta liquida per quei sette giorni.
Il ritorno a Palidoro per la visita di controllo: “Una visita veloce. Il medico ha guardato in bocca Flavio e mi ha detto che la ferita era cicatrizzata e che poteva tornare a fare la vita di prima, anche a mangiare cibi solidi” il racconto di mamma Cristina. Nel tardo pomeriggio del giorno dopo, Flavio si sente male: “Ha iniziato a vomitare tantissimo sangue. Non smetteva più. Abbiamo subito chiamato il 118, ma prima che arrivassero i soccorsi aveva perso i sensi. Ce l’avevo in braccio, ancora piangeva. Poi ha fatto una smorfia e ha chiuso gli occhi. Flavio era argento vivo addosso. Era simpatico, rideva sempre. Dieci minuti prima stava giocando a pallone con il padre. Ora spero sia fatta giustizia, per la sua sorellina, per mio marito e per me. Quella sera siamo morti insieme a lui”.
I legali incaricati da mamma e papà, Emiliano Bartolotti e Giuseppe Caparrucci, dicono: “La morte di Flavio è un dramma familiare macchiato da condotte intollerabili. Ci adopereremo in ogni modo per indagarne ogni aspetto, senza lasciare alcunché di intentato”. Dall’ospedale è arrivata solidarietà alla famiglia: “Abbiamo appreso con grande dolore e costernazione la notizia del decesso e riteniamo che sia necessario che si chiarisca fino in fondo cosa sia accaduto. Purtroppo, non siamo in grado di sapere cosa sia capitato dopo la visita di controllo, possiamo solo riferire che l’intervento era stato eseguito correttamente e in assenza di alcuna criticità”.
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