L’artefice della violenta aggressione ai danni di un bimbo di appena 6 anni è stato condannato a 10 anni di carcere con rito abbreviato.
L’uomo l’avrebbe colpito in modo così violento da spappolargli l’intestino. Il dramma è emerso durante gli incontri con la psicologa dell’ambulatorio dell’ospedale di Torino, che ha scoperto le vessazioni e le botte che il piccolo riceveva dal patrigno, compagno della madre, anche lei vittima di continui maltrattamenti. L’episodio di violenza che ha costretto il piccolo al ricovero in ospedale si è verificato tra il 12 e il 14 gennaio dello scorso anno, quando il bambino aveva bevuto un sorso d’acqua senza chiedere il permesso al patrigno. Al Regina Margherita i medici hanno dovuto asportargli 30 centimetri di intestino per salvargli la vita.
“Di’ che sei caduto dalle scale”. Un patto, stretto con un bambino di sei anni, per convincerlo a non raccontare l’orrore che era costretto a subire ogni giorno. Quando era arrivato all’ospedale Regina Margherita di Torino – nel gennaio dello scorso anno – i medici avevano subito compreso che quelle ferite, soprattutto quella all’intestino, non potevano essere compatibili con una caduta dalle scale. Il piccolo era stato salvato grazie a un’operazione chirurgica, con cui gli erano stati asportati 30 centimetri di fegato, che le botte e i calci gli avevano completamente spappolato. Dopodiché sono iniziati i primi incontri con la psicologa del reparto Bambi, cui è toccato l’amaro compito di portare alla luce il dramma.
La dottoressa gli ha letto delle fiabe e ha scoperto tutte le vessazioni che il piccolo era stato costretto a subire. La stessa madre, soggiogata dal compagno, era continuamente vittima di maltrattamenti. “È un bimbo molto spaventato che chiede sempre scusa – annotava la psicologa – nonostante il dolore e il pianto, non si lamenta, non tenta di allontanare ciò che gli crea dolore o frustrazione”.
Come riferisce La Repubblica, il patrigno del bambino è stato condannato a 10 anni di reclusione con rito abbreviato con l’accusa di tentato omicidio. Anche le maestre del piccolo avevano confermato le anomalie del suo comportamento. Spesso il bambino si addormentava in classe, presumibilmente sfinito. Era pieno di lividi e tumefazioni e spesso vestito con abiti non consoni.
L’ultimo episodio che aveva scatenato la furia del patrigno si era verificato a seguito di una bevuta d’acqua, per la quale il piccolo non gli aveva chiesto il permesso. “Gli ho dato cinque o sei colpi” avrebbe poi ammesso l’uomo, un 26enne di origine marocchina, ora condannato a 10 anni di carcere.
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