Un bimbo disabile escluso dalla gita scolastica e costretto a restare solo in classe mentre i compagni partono tra sorrisi e zainetti colorati. È quanto sarebbe accaduto poche ore fa a un bambino che frequenta una scuola elementare di Firenze: il bus sarebbe stato privo della pedana necessaria.
La vicenda, balzata sulle cronache nazionali, secondo la famiglia del piccolo sarebbe un caso di discriminazione.
La storia del bambino di 9 anni escluso dalla gita e costretto a rimanere da solo in classe riguarderebbe un istituto primario di Firenze.
Lo riporta il quotidiano La Nazione, secondo cui al piccolo sarebbe stata negata la possibilità di partire con i compagni di classe per via di un problema sul mezzo di trasporto.
L’autobus che avrebbe dovuto ospitare a bordo i piccoli allievi non sarebbe stato attrezzato per i disabili e non avrebbe avuto la pedana.
La scuola elementare frequentata dal minore, affetto da una disabilità motoria dovuta alla sindrome fibrosa poliostosica, non avrebbe trovato un pulmino adatto al trasporto di passeggeri nelle sue condizioni, ma la gita si sarebbe conclusa lo stesso anche senza di lui.
A dare una versione amara della storia è il padre che, ai microfoni della stampa, avrebbe dipinto l’accaduto come un episodio di vera e propria discriminazione ai danni del figlio.
Secondo quanto ricostruito, la gita si sarebbe dovuta tenere nel giorno in cui era in corso uno sciopero e successivamente sarebbe stata spostata al 31 maggio scorso. Dopo aver accompagnato il bimbo a scuola, il genitore avrebbe visto i piccoli alla fermata ma il suo sarebbe rimasto in aula.
La famiglia sostiene di aver informato l’istituto dell’impossibilità di portare il figlio con un mezzo privato, e sulla questione sarebbe intervenuto il dirigente della scuola. Stando alla sua versione, per la data iniziale della gita sarebbe stato prenotato un bus pubblico e sarebbe stato inizialmente garantito un pullman dotato di pedana.
Slittata l’uscita degli alunni, la stessa azienda non avrebbe garantito un mezzo attrezzato anche per disabili. La scuola avrebbe contattato la famiglia spiegando la situazione, avrebbe aggiunto lo stesso dirigente, e la madre del bimbo avrebbe dato la sua disponibilità ad accompagnarlo. Le due posizioni, quella dell’istituto e quella della famiglia, appaiono piuttosto distanti.
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