Una nuova sentenza contro Suu Kyi per corruzione si aggiunge alla precedente condanna di undici anni della donna Premio Nobel per la pace.
Aung San Suu Kyi è stata giudicata a porte chiuse da un tribunale militare di Myanmar. Lo ha rivelato una fonte anonima. L’ex leader della Birmania era già stata precedentemente condannata dai militari golpisti.
Una fonte vicina al caso ha informato di una condanna, con delle accuse di corruzione, contro l’ex leader Aung San Suu Kyi. La statista birmana è in carcere dall’anno scorso, quando un colpo di stato guidato dal generale Min Aung Hlain il primo di febbraio, ha dato inizio a una dittatura militare.
Secondo le informazioni dei media locali, Suu Kyi è stata dichiarata colpevole di abusare della sua posizione per prendere in affitto un immobile a un prezzo di favore e per costruire una casa con delle donazioni offerte alla sua fondazione di carità.
Per le nuove accuse l’ex leader settantasettenne, Premio Nobel nel 1991 per la democratizzazione della Birmania, è stata sentenziata da un tribunale militare ad altri sei anni di carcere che si aggiungono agli undici anni delle anteriori sentenze.
Stati Uniti d’America, in un messaggio ufficiale, considerano il nuovo giudizio “un affronto alla giustizia e allo stato di diritto” e il portavoce del Dipartimento di Stato ha definito “ingiusto l’arresto”. Per gli avvocati di Suu Kyi, le accuse sono una fabbricazione del regime militare, che da quando è al potere ha fatto precipitare la Birmania in una grave crisi economica e sociale. Almeno duemila persone sono morte finora per le brutali repressioni della polizia e le spirali di violenza scoppiate in diverse zone del paese.
La “Dama”, come è conosciuta nel suo paese, è figlia di Aung San, un militare che ha partecipato nel 1947 alle negoziazioni per l’indipendenza della Birmania dall’allora Impero Britannico, e di una diplomatica.
Suu Kyi è considerata la figura più importante e internazionalmente riconosciuta, per il processo di democratizzazione della Birmania. Ha lottato contro la dittatura militare che il paese asiatico ha sofferto fino al 2011. Nel 2012 si è presentata alle elezioni regionali ottenendo un incarico di rappresentazione e, nel 2015 è stata nominata Consigliera di Stato, Ministra degli Esteri e Ministra dell’Ufficio di Presidenza. Nel 2021 il nuovo colpo di Stato che continua a tenerla dentro una prigione.
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