L’ex leader birmana Aung San Suu Kyi è stata condannata ad altri tre anni di carcere per frode, dal tribunale della giunta militare. Ecco tutto quello che le fonti vicine a lei stanno diffondendo.
Arriva in queste ore la notizia che l’ex leader della Birmania Aung San Suu Kyi è stata ancora una volta condannata dal tribunale della giunta militare, stavolta a tre anni di reclusione per frode.
La condanna si riferisce a una frode elettorale, inerente alle elezioni del 2020, vinte dal partito della politica 77enne. Entriamo nello specifico per capire cosa sta succedendo alla politica Premio Nobel.
L’ex leader del Mynamar Aung San Suu Kyi, dopo diverse condanne precedenti, è stata anche accusata dal tribunale della giunta militare di aver frodato le elezioni 2020, in cui ha vinto.
Per questo, i militari la condannano ad altri tre anni di reclusione forzata, dopo che la politica, 77 anni, era già stata condannata a 17 anni.
Una volta la politica era vista come un vero e proprio faro per i diritti umani nel mondo. Infatti, in passato, la leader era una vera attivista coraggiosa, che ha rinunciato alla sua libertà di sfidare i generali spietatissimi dell’esercito, al potere nel Myanmar per decenni.
Ora, il premio Nobel è stata accusata di parecchi reati dalla giunta al potere e rischia con questa condanna altri decenni di carcere.
Secondo l’esercito, l’ex leader avrebbe portato avanti milioni di irregolarità durante le elezioni del 2020, vincendo con la stragrande maggioranza dei voti.
Alla fine di giugno, la donna è stata reclusa in una prigione di Naypyidaw e il suo processo è altamente segreto, tanto che i suoi avvocati hanno avuto il divieto di parlare con media, giornalisti e organizzazioni internazionali.
La situazione sembra critica, anche perché da quando l’esercito ha preso il potere in Myanamar, sono morti più di duemila civili e altri 15.000 circa sono stati arrestati.
Negli anni ’90, Aung San Suu Kyi è stata una vera e propria leader, che portava avanti la sua missione per portare la democrazia nel Mynamar (noto ora come Birmania) sempre governata da militari.
Si è opposta fermamente a questo regime, tanto è vero che è stata arrestata più volte dall’esercito restando sempre forte e sicura della sua posizione.
Nel 1991 riceve il Premio Nobel per la Pace, mentre si trovava agli arresti domiciliari, premio che concretamente è riuscita a ritirare solo nel 2012.
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