In Birmania sono stati liberati 700 prigionieri, ad annunciarlo è stata la giunta militare di Birmania.
Tra i prigionieri liberati erano presenti: un giornalista giapponese, un ex diplomatica britannica e anche un consigliere australiano che era stato estromesso dal governo di Aung San Suu Kyi.
Ad essere stato rilasciato è stato anche un quarto prigioniero straniero, di quest’ultimo però non si conoscono le generalità.
Una delle fonti ufficiali dell’Afp ha dichiarato:
‘L’ex ambasciatrice britannica Vicky Bowman, il consigliere economico australiano Sean Turnell e il reporter giapponese Toru Kubota saranno rilasciati in occasione della festa nazionale’.
I prigionieri stranieri che sono stati rilasciati hanno diritto all’amnistia, ovvero un istituto giuridico che è stato disposto per legge e che permette di estinguere il reato determinando però una sentenza di proscioglimento.
Tutti e tre saranno rimpatriati, potranno quindi raggiungere i propri Paesi ma non è stata ancora definita una data. Per quanto ad oggi non possono ancora lasciare il Paese.
Vicky Bowman, l’ex ambasciatrice del Regno Unito, venne arrestata perché non aveva dichiarato il suo indirizzo di residenza. Quello corretto risultava differente da quello che invece era stato indicato all’interno del registro degli stranieri residenti.
La condanna era di un anno di reclusione per lei e il marito.
Quanto al giornalista giapponese, Toru Kubota è stato arrestato insieme a due suoi collaboratori nel mentre che filmava una manifestazione di origine anti-regime nello scorso luglio e la condanna era di 10 anni di reclusione.
Per quanto riguarda il consigliere economico australiano che lavorava per conto dell’ex leader Aung San Suu Kyi, Sean Turnell è stato arrestato a causa di un colpo di stato insieme all’ex leader birmana.
L’ex ambasciatrice britannica insieme al marito, che erano stati arrestati per violazione della legge di immigrazione, godranno dell’amnistia. Quest’ultima è stata concessa a 6000 prigionieri dal regime militare.
Nonostante ciò pare che sia altamente improbabile che possa godere dello stesso istituto giuridico anche l’ex leader Aung San Suu Kyi.
Quest’ultima è tuttora in carcere per scontare condanne particolarmente pesanti che le erano state inflitte dal regime dopo il colpo di Stato avvenuto l’1 febbraio 2021.
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