[didascalia fornitore=”Ansa”]La sede di Amazon a Castel San Giovanni, Piacenza[/didascalia]
Si prospetta un vero e proprio venerdì nero per Amazon, almeno in Italia. I sindacati della maggiori sigle – Cgil, Cisl, Uil e Ugl – hanno infatti indetto uno sciopero di 24 ore per il 24 novembre, quando cade il Black Friday, a cui aderiranno i lavoratori del centro Amazon di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, dove lavorano circa 4mila dipendenti. L’astensione dal lavoro comincerà con il turno del mattino venerdì 24 e terminerà con l’inizio dello stesso turno di sabato 25: i dipendenti chiedono un miglior trattamento economico da parte della società di Jeff Bezos. A causa dello stop di 24 ore, sono previsti ritardi e ingorghi nelle consegne in una giornata particolarmente calda per il sito di e-commerce: lo scorso anno in occasione del Black Friday furono registrati 1,1 milioni di ordini.
Per Amazon Italia potrebbe essere un problema smistare gli ordini nelle 24 ore del Venerdì Nero dello shopping, in particolare al Nord Ovest, a cui fa capo il centro di Castel San Giovanni. Aperto dieci anni fa come unico centro di distribuzione per l’Italia, è stato affiancato da quello di Rieti per il Centro-Sud e di Vercelli per il Nord-Est, ma rimane un hub fondamentale per la gestione degli ordini.
Secondo quanto denunciano i sindacati, la metà dei lavoratori ha un contratto a tempo determinato per affrontare i picchi di lavoro, generalmente tra ottobre e dicembre. Alla base della mobilitazione c’è la richiesta di un miglior trattamento economico: i magazzinieri di Castel San Giovanni, inquadrati con il contratto del commercio e impegnati su tre turni di lavoro (6-14, 14.30-22.30, 23-6) guadagnano tra i 1.100 e i 1.200 euro netti al mese per 14 mensilità.
“Non c’è stata da parte di Amazon Italia alcuna apertura concreta all’aumento delle retribuzioni o della contrattazione del premio aziendale, considerando anche la crescita enorme di questi anni. I ritmi lavorativi non conoscono discontinuità, le produttività richieste sono altissime e il sacrificio richiesto non trova incremento retributivo oltre i minimi contrattuali”, si legge nel documento sottoscritto dai sindacati.
“I soldi da distribuire ci sono, le produttività richieste sono altissime e il sacrificio ulteriore richiesto (straordinari obbligati, lavoro notturno ormai strutturale e nel periodo di picco organizzato su 6 giorni la settimana, lavoro domenicale) non trova incremento retributivo oltre i minimi del contratto nazionale. Anche un premio “una tantum” per il picco natalizio ha trovato un no deciso”, conclude la nota.
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