Il segretario di stato Usa Antony Blinken ha iniziato il suo viaggio in Medio Oriente ed è atterrato in Egitto dove si fermerà per la prima tappa del suo itinerario. Il funzionario statunitense cercherà di portare con la sua presenza un allentamento delle tensioni tra Israele e Palestina dopo l’escalation di violenza e scontri che hanno portato a numerosi morti negli ultimi giorni.
Nelle prossime ore Blinken si sposterà e raggiungerà Gerusalemme per incontrare il primo ministro Benjamin Netanyahu che è ora al centro di un’accesa discussione in medio oriente a causa delle ripetute provocazioni dei ministro scelti per accompagnarlo nel nuovo mandato governativo.
Il segretario di Stato americano si recherà invece nella giornata di martedì in Cisgiordania a Ramallah per colloqui con il leader palestinese Mahmud Abbas. L’escalation di violenza è scaturita dopo il raid israeliano di giovedì che ha colpito un campo profughi a Jenin e dove hanno perso al vita dieci persone e la distruzione all’interno del campo è qualcosa di estremamente scioccante. L’attacco è stato definito come uno dei peggiori raid degli ultimi 10 anni. Il governo di Netanyahu ha spiegato che mirava da tempo estremisti terroristi islamici tramite l’operazione militare speciale. Dopo l’azione israeliana, ritenuta fuori luogo è pericolosissima anche in previsione di una possibile escalation militare, il gruppo di Hamas ha lanciato dalla Striscia di Gaza verso Israele. Così ha ricevuto la contro risposta, quasi immediata, dell’esercito israeliano e gli attacchi sono diventati reciproci e sanguinari.
Proprio in questo clima detenzione arriva la visita di Blinken che è molto attesa a livello internazionale e si spera possa portare calma dove per ora rimedia in nervosismo e la voglia di vendetta.
Tensione altissima in Medio Oriente dopo le recenti violenze
Venerdì un uomo armato palestinese ha risposto all’attacco subito a jenin, di giovedì, prendendo di mira l’uscita di una sinagoga e uccidendo diverse persone in un quartiere Di Gerusalemme est e soltanto nella giornata successiva quindi sabato è stato messo a segno un’altro attacco per mano di un palestinese di soltanto 13 anni che ha ferito un padre e un figlio che si trovavano in un sito di interesse storico.
Il portavoce del dipartimento di Stato Vedant Patel ha spiegato che Blinken chiederà: “in generale che vengano prese misure per ridurre le tensioni”.
La cosa più importante a breve termine è cercare di ottenere un po’ di calma ha Sostenuto domenica Blinken al notiziario di proprietà saudita Al Arabiya durante un’intervista.
Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto moderazione dopo l’ultima esplosione di violenza.
Il presidente francese Macron ha avuto un colloquio telefonico con Benjamin Netanyahu nel quale ha ricordato: “la necessità comune di evitare misure che potrebbero alimentare la spirale della violenza”.
Il capo di Stato francese ha anche espresso la sua “disponibilità a contribuire alla ripresa del dialogo tra palestinesi e israeliani”.
Il primo incontro si è tenuto però con gli esponenti egiziani che hanno un ruolo fondamentale come mediatori in Medio Oriente e sono stati, spesso, personaggi chiave per arrivare a mantenere uno pseudo equilibrio. Nonostante la posizione di Joe Biden sia incerta e sostanzialmente cauta nel intrattenere rapporti con Abdel fatah al Sisi che è, notoriamente, interessato da procedimenti sulla violazione di diritti umani.
Gli Stati Uniti, con i loro stretti rapporti con Israele, hanno storicamente assunto un ruolo guida nella diplomazia mediorientale e la loro figura ormai essenziale nel placare contrasti notoriamente presenti nei territori d’israele, Cisgiordania e Palestina.
Ma gli esperti di politica internazionali si chiedono se Blinken porterà davvero da un contributo tale da ottenere progressi reali e concreti.
Lo storico negoziatore Aaron David Miller ha affermato: “Il meglio in assoluto che possono fare è mantenere le cose stabili per evitare un altro maggio 2021” riferendosi agli undici giorni di combattimenti tra Israele e Hamas che si sono conclusi con un cessate il fuoco mediato dall’Egitto.
Ghaith al-Omari, ex funzionario palestinese ora al Washington Institute, era convinto che Blinken tenesse le posizioni tradizionali degli Stati Uniti piuttosto che aprire nuove strade. E ha specificato, inoltre, che il viaggio è già un chiaro ed esplicito messaggio. Ha spiegato riferendosi a ai palestinesi che: “Blinken chiederà ad Abbas di fare di più ma non è chiaro cosa possono farefare”.
La visita di Blinken fa parte degli sforzi dell’amministrazione Biden per impegnarsi rapidamente con Netanyahu, tornato in carica alla fine di dicembre alla guida del governo più di destra nella storia di Israele.
Il primo ministro israeliano ha avuto dei trascorsi con le altre amministrazioni Usa, come per esempio il rapporto teso con l’ultimo presidente Usa democratico Barack Obama mentre Netanyahu si schierava apertamente con i suoi avversari repubblicani contro la diplomazia statunitense con l’Iran.
Il consigliere della sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan ha fatto visita questo mese ad Israele per discutere del patto sul nucleare del 2015 ma le trattative sono praticamente andate sempre più scemando.
Miller ha poi spiegato che: “Non ho mai visto una raffica così intensa di contatti di alto livello sotto nessuna amministrazione come stai guardando in questo momento”.
la team di Biden sta cercando “di evitare il confronto con Netanyahu” ha detto Miller, spiegando la cosa come una conseguenza del grande sostegno per il leader israeliano tra i repubblicani che ora controllano la Camera dei Rappresentanti.
Barbara Leaf, massimo funzionario del dipartimento di stato per il Medio Oriente, ha informato i giornalisti prima del viaggio, che la visita si baserà anche sugli sforzi precedenti per ripristinare le relazioni tra Israele e le nazioni arabe attraverso il Forum del Negev, che comprende aree come la cooperazione economica e turismo, ma non include i palestinesi.
Netanyahu ha sottolineato che il suo risultato ideale sarebbe un risultato simile alla normalizzazione delle relazioni con gli Emirati Arabi Uniti nel 2020, che ha proceduto a tutta velocità nello sviluppo dei legami nonostante le preoccupazioni dell’opinione internazionale per le mosse del nuovo governo.
Blinken è atteso nel suo viaggio per ribadire il sostegno degli Stati Uniti a uno stato palestinese, una prospettiva che pochi altri hanno intenzione di avanzare alla luce delle azioni compiute dal nuovo governo israeliano di Netanyahu.
Il dipartimento di stato degli Stati Uniti ha detto che Blinken chiederà la conservazione dello status quo nel complesso della moschea di al-Aqsa, che è sacra sia per gli ebrei che per i musulmani.
Questo emerge perché il ministro della sicurezza interna israeliana ovvero Ben Gvir ha deciso all’inizio dell’anno di provocare i musulmani andando in passeggiata Al Monte del Tempio anche chiamato Spianata delle moschee, luogo sacro e molto importante per i credenti nell’islam che generalmente non è visitato dagli israeliani.
Quello che verrà trattato da Blinken sarà probabilmente anche un discorso generale in merito alle provocazioni e alle ultime notizie emerse riguardo ai funzionari israeliani, che hanno sollevato l’attenzione internazionale preoccupano moltissimo le associazioni umanitarie che vedono il peggiorare delle condizioni del popolo senza che nessuno si preoccupi della crisi umanitaria sociale ed economica che può soltanto peggiorare con queste escalation di violenza.
L’incontro tra Blinken e il ministro degli Esteri egiziano Shoukri
Il segretario di Stato Usa Blinken si è intrattenuto al Cairo, capitale dell’ Egitto, dove ha immediatamente chiesto ai cittadini israeliani e palestinesi “calma” per favorire così in sostanza “de-escalation” del conflitto in Medio Oriente.
Blinken in una conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri egiziano ha affermato: “La partnership con il Cairo è importante per la stabilità della regione e del mondo. Stiamo lavorando per contenere gli ultimi sviluppi nei territori occupati“.
Shoukry, ministro degli Esteri egiziano, ha risposto al funzionario statunitense: “Riponiamo grandi speranze nella cooperazione congiunta tra Egitto e Stati Uniti per raggiungere la stabilità in Medio Oriente. Abbiamo esaminato la questione palestinese e i tentativi di arginare l’escalation” e ha poi precisato: “Abbiamo parlato della situazione in Libia, in Sudan e della diga del rinascimento etiope”.
Il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi ha discusso con il segretario di Stato americano, Antony Blinken anche su come poter ridurre nel concreto l’escalation tra palestinesi e israeliani. Blinken era arrivato ieri in Egitto, da dove inizia un tour diplomatico nel Medio Oriente in un momento in cui la tensione israelo-palestinese è altissima. La missione lo porterà oggi anche a Gerusalemme e domani a Ramallah, dove la sua visita è particolarmente attesa e la posizione che verrà assunta nei confronti di Netanyahu e dei suoi ministri è decisiva per capire l’evolversi di questa faida in atto.