Lunghe passeggiate in aperta campagna in uno dei luoghi più belli d’Italia nella speranza di non essere intercettati. Così i mafiosi di Palermo incontravano il boss dell’agrigentino Leo Sutera, ritenuto dagli inquirenti la cerniera per arrivare a Matteo Messina Denaro. Un blitz del reparto operativo speciale e di quello provinciale di Agrigento ha portato all’arresto di sette persone ritenute vicine al superlatitante. Scenario dei loro incontri, le campagne di Sambuca di Sicilia, da poco eletto il borgo più bello d’Italia. L’operazione si inserisce in un piano più ampio che sta coinvolgendo diverse province della Sicilia allo scopo di stringere il cerchio intorno al boss mafioso più ricercato del paese.
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Il 30 marzo erano finiti in manette cinque persone, questa volta nel trapanese, sempre nell’ambito delle ricerche di Messina Denaro: tra di loro anche un noto imprenditore antiracket.
L’operazione avvenuta nelle campagne di Sambuca segna un altro colpo alla latitanza del boss. Sette le persone fermate (Giuseppe Genova, Andrea La Puma, Salvatore La Puma, Gaspare Ciaccio, Vincenzo Buscemi, Massimo Tarantino, Luigi Alberto La Sala), ma il fulcro di tutto è il boss del mandamento di Sambuca, Leo Sutera, noto anche come il “professore”.
Gli inquirenti hanno individuato i vertici dei clan della mafia agrigentina, ma soprattutto sono riusciti a ricostruire il ruolo chiave di Sutera come “cerniera” tra le famiglie mafiose della Sicilia occidentale e il latitante Matteo Messina Denaro.
Al centro di tutto c’è proprio lui, ritenuto il boss del mandamento agrigentino tra il 2010 e il 2012 e per questo collegamento con i capi clan delle province di Trapani e Palermo. Il “professore”, in quegli anni, ha incontrato i vertici dei mandamenti nelle campagne di Sambuca di Sicilia. Una rete di agricoltori e pastori provvedeva a “bonificare” il terreno, assicurando che non ci fossero microspie o altro nei dintorni. Così, i boss potevano parlare liberamente, ma sempre in movimento, macinando chilometri in aperta campagna, senza mai fermarsi sotto un albero o nei pressi di cespugli, per paura di essere intercettati.
Precauzione che non sono servite. Già nel 2013 gli investigatori erano riusciti a filmare gli incontri e a risalire alla rete di contatti di Sutera che, secondo i magistrati, avrebbe dovuto “accreditare” i capi mafia palermitani, Salvatore Sciarabba e Gaetano Maranzano, a Matteo Messina Denaro. In un video, si vede Sutera leggere un “pizzino” forse proprio del superlatitante. Le indagini però subirono uno stop imprevisto quando il boss venne arrestato per un giro di estorsioni dalla procura di Palermo, bruciando così la possibilità di seguirlo fino a Messina Denaro. I nuovi arresti riaprono quella strada: la caccia al superlatitante continua.
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