Ci siamo occupati ieri del blitz a Napoli dove sono state arrestate 11 persone, parla ora una delle vittime, Giuseppe Bruscolotti.
L’ex capitano del Napoli che giocò con Maradona fino a cedergli la fascia, era entrato in un giro di usura da cui era impossibile uscire. È stato lo stesso Bruscolotti ad affermarlo con amarezza ai microfoni dei giornalisti che lo hanno intervistato.
Arrivano oggi le parole piene di dolore di Giuseppe Bruscolotti, le stesse che accomunano tutte le vittime di usura come lui.
A un giorno di distanza dal maxi blitz che ha portato all’arresto di 11 persone nel Napoletano, l’ex calciatore ha trovato il coraggio di esporre la sua versione.
Il giro di usura in cui era finito ha coinvolto diverse persone e fra gli indiziati c’è anche un ex carabiniere.
È stato un duro colpo ai clan di Napoli, in particolare contro un’entrata molto redditizia come quella dello spaccio.
Una vicenda i cui dettagli emergono pian piano e delineano un’organizzazione che viveva di spaccio di droga e usura.
La lotta alla camorra e alla malavita organizzata non si ferma mai e gli arresti di ieri ne sono l’esempio. Diverse misure cautelari sono state applicate ieri in merito alle indagini svolte dai Carabinieri di Napoli, le quali hanno smascherato gli illeciti del clan Baratto – Volpe, attivo nel quartiere di Fuorigrotta.
Fra le persone arrestate anche un ex ufficiale dell’Arma e il Alessandro Volpe, nipote del boss Antonio Volpe, paciere fra i diversi clan della zona che venne assassinato lo corso anno.
Da lì cominciò una scia di sangue e faide fra famiglie.
Gli arresti emessi hanno colpito il 39enne ma anche altre personalità del clan e i Carabinieri, su richiesta della Direzione Investigativa Antimafia, hanno emesso custodie cautelari a vario tiolo, come detenzione di armi e spaccio di droga, con l’aggravante della finalità di favorire il sodalizio fra le famiglia criminali Baratto e Volpe.
Altro reato contestato è l’usura e fra le vittime c’è appunto l’ex capitano del Napoli, Giuseppe Bruscolotti.
È un uomo ancora molto scosso quello che viene ascoltato anche in queste ore dai Carabinieri di Napoli in merito al blitz di ieri.
Bruscolotti ha fatto sognare il popolo napoletano e non solo, quando si destreggiava con il pallone portando la squadra partenopea alla vittoria molte volte, insieme all’amico Maradona.
Oggi, la sua vicenda viene accolta con tristezza dai suoi tantissimi fan che non pensavano certo che il suo nome potesse cadere nel mirino degli usurai.
Dagli accertamenti effettuati dalle forze dell’ordine, Bruscolotti avrebbe versato dal 2011 al 2020, ben 150mila euro nelle casse del clan Baratto – Volpe a fronte di un prestito nettamente inferiore.
“quando entri in questo vortice è impossibile uscirne”
ha riferito ai magistrati.
Anche un collaboratore di giustizia è stato ascoltato in merito a questa vicenda e ha riferito che la famiglia gli avrebbe riservato un trattamento di favore perché era il capitano del Napoli che vinse il primo scudetto.
Tale trattamento prevedeva tassi inferiori rispetto a quelli applicati ad altre persone ma comunque andavano dal 20% fino al 40%.
Tutto iniziò nel 2011 quando una conoscente di Bruscolotti, titolare di un’agenzia di viaggi, chiese un prestito ad Antonio Volpe ma non riuscì a onorare il debito.
Così il criminale chiese a Bruscolotti di farsene carico e lui saldò il debito.
In seguito lo stesso fu lo stesso ex capitano ad aver bisogno del medesimo favore poiché il suo ristorante, chiamato “10 maggio 1987“, ovvero la data del primo scudetto del Napoli, andò in forte crisi.
“purtroppo quando gli affari vanno male capitano cose del genere. certo con il senno di poi è facile dire che era meglio non farlo ma purtroppo è andata così e mi assumo le mie responsabilità come ho sempre fatto nella mia vita”.
Il prestito chiesto dall’uomo per risollevare economicamente il suo locale era di 65mila euro ma doveva restituirlo in rate di 2.500 al mese.
Bruscolotti pagò con enormi sacrifici e venne minacciato più volte quando in piena emergenza Covid non riusciva a rispettare la scadenza delle rate.
Dopo qualche mese il clima divenne ancora più pesante e più volte venne invitato a incontrare Antonio Volpe.
Il collaboratore di giustizia ha riferito in merito a questo dettaglio, che Volpe gli aveva detto che a Bruscolotti era stato applicato un tasso di interesse del 20%, considerato di favore, invece dalle indagini degli inquirenti è emerso che questo corrisponde a un 40% annuale.
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