Ci sarebbe molta tensione al momento in Perù, dove oltre 700 turisti di diverse nazionalità sarebbero rimasti bloccati da martedì nella zona di Machu Picchu, noto sito archeologico, famoso in tutto il mondo, considerato patrimonio dell’Unesco e dal 2007 proclamato come una delle sette meraviglie del mondo.
Secondo fonti diplomatiche italiane, tra i villeggianti ci sarebbero anche una decina di italiani; da una prima stima tra le 30 e le 40 persone sono rimaste bloccate nella zona turistica.
Sono giorni in cui la tensione sarebbe alle stelle in Perù a causa dell’ex presidente Castillo, che si trova in custodia cautelare per 18 mesi con l’accusa di voler sciogliere il Parlamento.
Un vero e proprio colpo di Stato che ha provocato, da martedì, violenti proteste per l’arresto e la destituzione di Pedro Castillo quando lo scorso 7 dicembre con il suo discorso alla Nazione dichiarò lo scioglimento del Parlamento, l’avvio di un processo di riforma della Costituzione e un commissariamento di tutti gli organi giudiziari del Perù.
I manifestanti, quindi, con le loro contestazioni, hanno espresso, anche in maniera animata, il loro dissenso, chiedendo la liberazione del loro presidente di sinistra e al contempo le dimissioni della nuova premier Boluarte.
Da martedì, a causa delle proteste da parte dei contestatori, ci sarebbero molti turisti bloccati nell’area archeologia di Machu Picchu e nella regione di Cusco poiché è stato sospeso il servizio ferroviario.
Secondo fonti diplomatiche italiane comunicate all’Ansa ci sarebbero circa 30 o 40 italiani tra i turisti coinvolti; tra loro anche 4 ragazze bloccate a Checacupe. Da una prima stima delle autorità del posto il numero esatto dei villeggianti provenienti da diverse parti del mondo sarebbero esattamente 779.
I turisti sarebbero bloccati da martedì, lo stesso giorno in cui sono iniziate le proteste e contemporaneamente è stato anche chiuso l’aeroporto di Cusco.
Nelle ultime ore la situazione in Perù sembra degenerare a causa degli scontri: sarebbe salito a quota 18 il numero delle vittime in tutto il paese dopo le violente proteste a causa dell’arresto dell’ex presidente.
Solo nel settimo giorno di ribellione si sono registrati 9 morti nelle regioni di Apurímac, Arequipa, La Libertad e Ayacucho. Nel frattempo, il governo, per i prossimi 5 giorni ha preso la decisione di introdurre un coprifuoco in 15 province della nazione.
Mentre il giudice Juan Carlos Checkley Soria ha letto la sentenza in cui spiegava i motivi della carcerazione di Castillo sino al 6 giugno 2024, nella giornata di ieri ad Ayacucho, gli scontri violenti hanno portato il governo di questa regione a emettere un comunicato contro la Boluarte, invitandola a dimettersi dall’incarico.
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