E se il Blue Whale fosse una bufala? Il gioco ideato in Russia, che avrebbe portato al suicidio di circa 130 adolescenti, forse non esiste davvero. Dopo la diffusione virale della notizia del Blue Whale, a seguito dell‘inchiesta di Matteo Viviani de Le Iene, da qualche giorno si vocifera che non sia altro che una bufala inventata per ottenere attenzione, clic (e soldi) sul web.
C’è chi sostiene addirittura che a inventare il Blue Whale sia stato il Cremlino, nel tentativo di allontanare gli adolescenti russi dall’uso del social VKontakte. Farlo in modo diretto sarebbe stato considerato troppo impopolare, una censura vera e propria, e così Vladimir Putin avrebbe alimentato la messa in scena. Pare infatti che in Russia ci siano davvero gruppi sui social, segreti, in cui si istiga al suicidio, e per questo le autorità abbiano cercato di porre un freno.
Il suicidio tra gli adolescenti in Russia, va detto, è un problema reale: ogni anno si uccidono 1700 ragazzi, tra i 15 e i 19 anni. Non è detto però che sia legato al Blue Whale. La correlazione tra il gioco (qua le presunte regole) e i suicidi non sarebbe stata dimostrata, e tutto sarebbe partito da un’inchiesta pubblicata un anno fa dalla Novaya Gazeta su diversi suicidi nel giro di pochi mesi.
Eppure chi ha visto il servizio di Matteo Viviani, volato in Russia per intervistare due mamme di adolescenti suicidatisi, ha avuto la sensazione che il legame con le regole del Blue Whale ci fosse. Non è stata inoltre provata nemmeno la correlazione tra il Blue Whale e il suicidio del ragazzino di Livorno (la Iena, a dire il vero, più volte ha specificato che si trattava di una mera ipotesi, rafforzata dalla testimonianza di un amico della vittima).
Ultima teoria a sostegno di chi dice che il Blue Whale sia una bufala: com’è possibile che finora sia stato arrestato solo uno dei curatori, il 22enne Philipp Budeikin, coloro che plagiavano gli adolescenti istigandoli al suicidio? Insomma, il mistero del Blue Whale resta.