Da martedì scatta l’obbligo per i benzinai di esporre affianco al prezzo del proprio distributore, anche l’andamento medio dei prezzi.
Il Tar del Lazio infatti ha bocciato la richiesta di fermare questa misura voluta dal governo per frenare l’inflazione che nel settore dei carburanti è a livelli molto alti. La decisione arriva dopo mesi di battaglia, infatti è di inizio anno la misura voluta dal governo nel decreto benzina e fin da subito ha scatenato malumori e contrasti dagli addetti, che per osteggiarla appunto avevano fatto appello al Tar, sostenuti anche dai sindacati di settore. Ma il Tribunale amministrativo della regione Lazio ha respinto la richiesta dando il via libera di fatto, all’esposizione del doppio prezzo.
Si erano opposti con forza coloro che lavorano nel settore dei carburanti, dopo che il governo Meloni ha approvato un decreto che mira ad abbassare l’inflazione – altissima – in questo comparto. Per una maggiore chiarezza verso gli automobilisti e per abbattere la disonestà fra i distributori, è stato deciso a inizio anno che questi dovranno esporre il doppio prezzo, ovvero sia quello medio di listino che quello deciso in autonomia per la propria stazione.
Questa cosa ha fatto infuriare i benzinai, anche perché le sanzioni in caso di trasgressione sono molto salate. Per questo è stato poi fatto l’appello al Tar ma oggi la decisione definitiva: da martedì i distributori saranno obbligati a esporre il doppio prezzo, per informare gli automobilisti sull’andamento medio del carburante riportando i prezzi a livello nazionale.
Quindi maggiore trasparenza, che andrà a ledere ovviamente coloro che più degli altri solo soliti gonfiare i prezzi alla pompa del proprio impianto. In base a quanto stabilito per legge, il prezzo medio verrà calcolato dal ministero, facendo riferimento alle medie su base regionale. L’obiettivo è la massima trasparenza possibile e la libera scelta dei consumatori che potranno così fare il confronto in modo consapevole e senza costi nascosti.
Come ha spiegato il presidente delle imprese riunite dell’Unem, Gianni Murano, è importante tutelare il consumatore aiutandolo a scegliere in modo consapevole dove vuole andare a rifornirsi. Nulla di strano, però questa vicenda ha portato scompiglio e polemiche, infatti nonostante il no alle loro richieste, i gestori non si arrendono e hanno deciso di presentare ricorso al Consiglio di Stato, supportati anche dai sindacati.
Fegica e Figisc si dicono determinati a tutelare i diritti di una categoria che non ha possibilità di incidere sul prezzo finale dei carburanti. Le associazioni sostengono che il doppio cartello non porterà vantaggi ai consumatori ed è anche un elemento di incompatibilità con le norme sulla concorrenza.
Anche l’Antitrust, così come l’Unione nazionale consumatori, ha dei dubbi, infatti ha espresso un parere contrario alla pubblicazione del prezzo medio. Al contrario, Assoutenti è favorevole alla trasparenza e alla semplificazione nella comunicazione dei prezzi.
L’attenzione ora è sulle speculazioni che avvengono nella fase precedente all’arrivo dei carburanti nei distributori. In questi giorni i prezzi ondeggiano intorno a 1,9 euro al litro per quanto riguarda il self-service, si tratta del valore massimo da un anno a questa parte. Tuttavia, l’estate scorsa era in vigore lo sconto fiscale che aveva consentito di contenere i listini di fronte ai picchi dei prezzi dell’energia.
Era gennaio quando la notizia del decreto benzina varato dal governo Meloni, ha dato inizio alle discussioni e ai dibattiti. Si parlava di monitoraggio dei prezzi giornaliero anziché settimanale, con l’obbligo di esporre il prezzo medio nazionale alla pompa. Accompagnate a queste novità, pesanti sanzioni da 500 euro fino a 6.000 euro e controlli serrati.
Ancora, i fornitori che si trovano lungo le autostrade dovranno rispettare un tetto di prezzo, fissato da un’altra norma successiva. In caso di violazione sono previste multe ma anche la sospensione dell’attività per chi è recidivo, fino a 90 giorni.
Inoltre è stata irrobustita la collaborazione con la Guardia di finanza per garantire più controlli, però poi il mese successivo il governo ha rivisto alcuni punti del decreto, specialmente in materia di sanzioni, diminuendole un po’ e arrivando al tetto di 2.000 euro.
Per gli automobilisti invece è stata creata un’app da scaricare sullo smartphone, per controllare in tempo reale i vari prezzi e orientarsi meglio fra un distributore e l’altro.
Anche i periodi di sospensione in caso di trasgressione sono minori rispetto quanto ipotizzato inizialmente ma nonostante ciò il clima di polemiche continua e non c’è modo – sembra – di raggiungere un accordo con i gestori che vada bene alla categoria tutelando allo stesso modo anche i consumatori.
Tutte le novità non sono state apprezzate dai benzinai, che per protestare contro il decreto sulla trasparenza hanno organizzato diversi scioperi, sostenuti in primis da Fegica, che disse in quei giorni che il governo ha solo intenzione di mostrare i muscoli alla prima categoria che ha osato opporsi alle sue decisioni.
Le agitazioni hanno portato l’opinione pubblica a credere che i benzinai siano i principali responsabili dell’aumento dei prezzi, additati come furbetti e speculatori quando invece i sindacati sostengono che non è così e non hanno molto spazio di decisione di fronte ai prezzi medi nazionali a cui stiamo assistendo.
Il loro guadagno di margine infatti è solo di 3 centesimi al litro, in un settore dove invece c’è chi gode di interessi giganteschi. Come abbiamo detto poi ci sono le associazioni dei consumatori che sono divise e fra quelle contrarie c’è Codacons.
Insomma l’argomento ha tutta l’aria di tenere banco ancora per diversi mesi , ma cosa cambia di fatto dal primo agosto? Il ministero elabora i prezzi medi del carburante su base regionale e comunica i dati tutti i giorni alle 8.30. I gestori dovranno esporre in modo che siano leggibili, sia il prezzo del ministero che quello praticato al proprio impianto per ogni tipologia di carburante: gasolio, benzina, Gpl, metano. Questo va fatto ogni giorno, riportando in tempo reale ogni piccola flessione di prezzo in modo visibile all’interno della stazione e rispettando le normative sulla sicurezza, quindi esponendo i cartelloni in modo idoneo e con una dicitura chiara e inequivocabile.
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