Due telecronisti dei Mondiali di nuoto in corso in Giappone si sarebbero resi protagonisti di commenti sessisti e body shaming durante la diretta della prova di tuffi sincronizzati femminili. La Rai ha avviato una procedura disciplinare, e li ha fatti rimpatriare, sostituendoli con altri colleghi.
Stanno suscitando clamore le espressioni utilizzate da due telecronisti Rai impegnati nella diretta dei t@uffi sincronizzati in programma durante i Mondiali di nuoto in Giappone. A denunciare quanto accaduto, un utente Twitter che ha condiviso sul social la pec inviata alla Rai, in cui ha ripetuto per filo e per segno quanto avrebbe ascoltato. Il tweet ha fatto il giro del web e l’ad Roberto Sergio ha dichiarato di aver richiesto l’avvio della procedura disciplinare nei loro confronti, che nel frattempo hanno ricevuto l’ordine di rimpatriare e saranno sostituiti nelle prossime prove atletiche da commentare.
Telecronisti Rai nella bufera: sessismo e razzismo ai Mondiali di nuoto
“Io la PEC alla Rai l’ho scritta davvero perché ci sono dei limiti e credo che oggi siano stati ripetutamente superati. #fukuoka2023” ha scritto in un post l’utente @defrogging questa mattina, pubblicando su Twitter anche copia della mail di posta certificata inviata, in cui sottolinea alcune delle battute ascoltate durante la diretta dei tuffi sincronizzati.
Io la PEC alla Rai l’ho scritta davvero perché ci sono dei limiti e credo che oggi siano stati ripetutamente superati. #fukuoka2023 pic.twitter.com/0nFuEAJ09K
— D⅜ (@defrogging) July 17, 2023
A rendersi protagonisti di questi commenti, molti dei quali al limite dell’irripetibile, Lorenzo Leonarduzzi e Massimiliano Mazzucchi. Tra le frasi riportate dall’utente di Twitter: “Le olandesi sono grosse”, “Come la nostra Vittorioso”, “Ma tanto a letto sono tutte alte uguali”, “Questa si chiama Harper, è una suonatrice d’arpa. Come si suona l’arpa? La si tocca? La si pizzica. Si la do”.
La replica della Rai non si è fatta attendere, ed è arrivata tramite le parole di un furibondo Roberto Sergio: “Un giornalista del servizio pubblico non può giustificarsi relegando a una “battuta da bar” quanto andato in onda. Ho dato mandato agli uffici preposti di avviare la procedura di contestazione disciplinare e ho chiesto al Direttore di Rai Sport Iacopo Volpi di rientrare dal Giappone immediatamente il telecronista e il commentatore tecnico” ha detto l’amministratore delegato, inviperito dal commentatore che aveva bollato le sue uscite come “battute da bar”, appunto. Da domani i due saranno sostituiti da Nicola Sangiorgio e Oscar Bertone.
Le scuse di Leonarduzzi e il suo precedente qualche anno fa
Poche ore dopo lo scoppio dello scandalo, il telecroniste Leonarduzzi aveva cercato di prendere le distanze da quanto successo, tirando anche in ballo il fatto che non sapesse che il microfono di RaiPlay fosse ancora acceso: “Prendo le distanze da quanto è stato riportato dall’ascoltatore sulla Pec spedita alla Rai. Non si tratta assolutamente di commenti sessisti, ho solo detto una barzelletta da bar sul “Si la do” al mio commentatore durante la pausa del tg, che non poteva sentirsi dal nostro microfono, ma a mia insaputa il microfono di RaiPlay non è stato chiuso e io avevo buttato giù la cuffia perché dopo ore di diretta c’era il tg. Chiedere scusa? Sì, ma solo ai telespettatori che hanno sentito la barzelletta a causa di un errore tecnico”.
Per il commentatore sportivo, tuttavia, non è la prima volta che si trova al centro di polemiche per sue uscite a dir poco inappropriate e fuori luogo. Leonarduzzi già nel 2020, alla fine di una telecronaca di una gara di rally, si era lasciato andare a frasi sessiste, commentando il secondo posto dell’estone Tanak: “Mi hanno detto una battutaccia, mi vogliono far vincere cento euro se la dico… Donna nanak, tutta Tanak”.
Due anni prima, inoltre, sempre Leonarduzzi, in occasione dei 128 anni dalla nascita di Hitler, aveva pensato bene di scrivere “Alles Gute zum Geburtstag” su Facebook, ovvero “Buon compleanno” in tedesco. E anche in quel caso, la Rai aveva dovuto tentare di metterci una pezza, sottolineando come il servizio pubblico fosse da sempre contro all’apologia del nazifascismo.