Lo Stato islamico ha perso il suo boia ufficiale: l’uomo che con ferocia estrema ha decapitato almeno 100 persone, è stato ucciso in un imboscata, in Iraq, nella regione di al-Dasawa, nella parte occidentale della città di Ninive. A riportare la notizia è stato il Daily Mail, che a sua volta ha ripreso le dichiarazioni di Muhammad Yawar, un giornalista iracheno all’agenzia di stampa curda Ara News.
Il celebre boia dell’Isis si chiamava Abu Sayyaf, che in lingua araba significa ‘padre dello spadaio’, lo stesso nome di un’organizzazione associata all’Isis, che opera nelle Filippine, anch’essa nota per le numerose decapitazioni e sequestri di persona.
Intorno alla figura di Abu Sayyaf ruotavano molte storie: alcuni raccontano che avesse l’abitudine di raccogliere le teste mozzate delle sue vittime, per poi gettarle tutte nella medesima fossa, nascosta nella regione di al-Khasafa. Le sue vittime venivano uccise in maniera brutale, a volte con un solo colpo di scimitarra, dinanzi a una folla di spettatori chiamati ad assistere alla glaciale intransigenza dello Stato Islamico: le persone potevano finire sotto la lama di Abu Sayyaf per i motivi più disparati, quali ad esempio aver fumato una sigaretta, non aver fatto crescere la barba alla maniera islamica tradizionale, aver ascoltato musica o guardato televisioni straniere, o ancora perché omosessuali o presunte spie.
Il giornalista Muhammad Yawar ha dichiarato: ‘Abu Sayyaf era un riflesso della brutalità di questo gruppo terroristico’.
La morte dell’esecutore jihadista, secondo quanto riportato da alcune agenzie stampa, è avvenuta per mano ‘di un gruppo armato sconosciuto. Il gruppo armato lo ha colpito in un’imboscata nella regione di al-Dawasa, nella parte occidentale della città, e lo ha pugnalato più volte. È morto subito’.