La Bolkestein sta colpendo duramente un gruppo di suore di Chioggia che gestiscono l’oasi Amahoro a Sottomarina. La direttiva non sembra lasciare scampo: le religiose dovranno quasi certamente lasciare la gestione.
In tanti hanno ormai imparato a conoscere i dettagli della direttiva Bolkestein. Proprio ieri il Consiglio di Stato, attraverso tre sentenze, ha ribadito che le proroghe generalizzate delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-creative contrastano con i principi di concorrenza e libertà di stabilimento sanciti dalla Bolkestein (e dall’articolo 49 del Trattato sul funzionamento dell’UE). La direttiva, infatti, si basa sulla necessità di abbattere le barriere allo sviluppo del settore dei servizi tra gli stati membri dell’Unione Europea.
La Bolkestein interessa soprattutto le concessioni balneari: stando alla direttiva, infatti, le concessioni non possono essere rinnovate in automatico “ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente“, come ribadito dalla Corte di Giustizia Europea nell’aprile 2023.
Tuttavia da ormai molti anni la direttiva europea è al centro di un dibattito ed è caratterizzata da tante polemiche. In alcuni casi, infatti, la Bolkestein può provocare anche quelli che vengono definiti ‘danni collaterali’. E’ proprio ciò che sta accadendo a Chioggia, dove a causa della direttiva le suore rischiano di vedersi sottrarre l’oasi Amahoro.
L’oasi in questione è la zona di litorale che si trova a Sottomarina, subito dietro il pub Havana. Quest’area è gestita appunto dalle suore, che la utilizzano per finalità sociali. Il problema è che proprio a causa della direttiva Bolkestein le suore rischiano di non poter più gestire questa zona.
Come riportato dal quotidiano Il Gazzettino, infatti, una società ha presentato domanda per gestire l’oasi Amahoro, mettendosi quindi in concorrenza con le suore. Nulla di illegale: la domanda comparsa sull’albo pretorio del Comune di Chioggia è stata avanzata da una società locale che propone strutture sportive e ricettive.
Tuttavia in questo modo si rischia di togliere alle suore un’oasi dove le religiose hanno da tempo messo in piedi tante attività, specialmente rivolte ai bambini, che hanno finalità sociali e improntate alla solidarietà. La concessione è scaduta lo scorso 31 dicembre e in base alla direttiva Bolkestein le suore avrebbero dovuto presentare domanda per ottenere il rinnovo.
Le religiose non hanno effettuato questo passaggio e ora il rischio è davvero di perdere la gestione dell’area. Le loro risorse economiche non consentono di presentare un progetto che possa essere considerato di livello superiore rispetto a quello presentato dalla società locale.
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