Una serie di attentati sta sconvolgendo la Turchia nel giro di 24 ore. Nella serata di mercoledì 17 febbraio un attentato terroristico ha sconvolto il centro della capitale turca, Ankara, causando 28 morti e 61 feriti. L’esplosione è avvenuta nel quartiere di Kizilay, in cui hanno sede numerose basi militari: a causarla un’autobomba che è esplosa al passaggio di un convoglio militare che trasportava soldati. A poca distanza dal luogo dell’esplosione si trovano i comandi centrali della Marina, dell’Aviazione, dello Stato Maggiore dell’Esercito e la sede del Parlamento. Il governatore di Ankara, Mehmet Kiliçdar, ha chiarito che si tratta di un attentato terroristico e che è stato identificato l’attentatore: si tratta di in un cittadino siriano entrato di recente in Turchia come profugo e ritenuto vicino alle milizie curde attive in Siria. L’altro si è registrato nella mattina di giovedì 18 febbraio, nella zona sud-est del Paese, a Diyarbakir, dove il 23 dicembre erano stati uccisi miliziani curdi: anche in questo caso è stato colpito un convoglio militare, causando altre 7 vittime tra i soldati.
Non è la prima volta che Ankara viene sconvolta dalle bombe. Il 10 ottobre una bomba colpì un corteo pacifista causando oltre 100 morti tra attivisti e giovani. I media locali, sia quelli vicini al governo di Recep Erdogan che all’opposizione hanno diramato il nome dell’attentatore della capitale: si tratta di Salih Necar, morto nell’esplosione e identificato grazie alle impronte digitali, prese al momento del suo ingresso in Turchia. L’uomo era arrivato nel paese come rifugiato siriano. La polizia ritiene che abbia organizzato l’attentato bomba insieme al PKK, il partito dei lavoratori del Kurdistan, da sempre nel mirino del governo turco. Nove persone vicine al PKK e ai miliziani curdi sono già state arrestate nel corso delle indagini sull’autobomba ad Ankara, mentre continuano i raid aerei delle forze armate turche contro basi curde nel nord del Paese, come hanno riferito fonti militari. I miliziani curdi hanno declinato ogni responsabilità del duplice attacco.