Bonaccini si candida ufficialmente alla segreteria del Pd

La notizia era ufficiosa già da ieri, ma oggi è arrivata la conferma: il governatore dell’Emilia Romagna scende in campo per la segreteria del Partito democratico. Parlando al circolo della sua Campogalliano, Stefano Bonaccini ha spiegato i motivi che lo spingono a questa scelta: “Tanti mi hanno detto: chi te lo fa fare. Ma se è per il Pd e per il Paese allora ne vale la pena”.

Letta Bonaccini
Enrico Letta e Stefano Bonaccini – Nanopress.it

Bonaccini si aggiunge quindi a Elly Schlein, sua ex vice, e Paola De Micheli, per la corsa alla poltrona di Enrico Letta, che proprio ieri ha annunciato che le primarie sono state anticipate al 19 febbraio. Novità per quanto riguarda altri candidati ne arriveranno sicuramente, anche perché pure l’ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando, sta pensando di partecipare alla gara per diventare segretario.

Bonaccini: “Mi candido alla segreteria del Partito democratico”

Stefano Bonaccini, candidato in pectore (si può dire?) per la segreteria del Partito democratico già da quando Enrico Letta ha annunciato il suo addio al ruolo, ovvero il giorno dopo la debacle alle elezioni politiche del 25 settembre, ha fatto la sua scelta. Emozionale sì, e originaria pure.

Dal circolo del partito di Campogalliano, il governatore dell’Emilia Romagna ha detto che ci sarà, come ha ribadito anche su Facebook condividendo la diretta del suo intervento. “Mi è parso giusto dirlo prima di tutto a voi e dirlo qui. Agli iscritti del mio circolo, ai compagni e alle compagne. Agli amici del mio Comune. Sono nato proprio qui e ci ho abitato fino a cinque anni“.

Ma perché lo ha fatto considerando le difficoltà crescenti? La risposta la dà lui: “Sento il peso e la responsabilità perché sono consapevole di come il Pd sia necessario per la stessa qualità democratica del Paese, rappresentando ideali e valori alternativi alle posizioni più conservatrici e regressive o alle derive populiste e sovraniste che abbiamo visto scorrazzare non solo qui ma anche in Europa e in tutto il mondo occidentale“.

Stefano Bonaccini – Nanopress.it

Le sue parole, poi, sono prese di coscienza, dallo smarrimento della gente alla sconfitta che ancora brucia. Lo scioglimento del Pd, però, non è un’eventualità, anzi lo colpisce nel profondo, ha detto. “Non accetto che noi si resti paralizzati sotto i colpi di questa destra che governa o delle altre opposizioni che stanno tentando di dilaniarci. Cosa vogliamo e dobbiamo fare lo decidiamo noi“. E ancora “quello che getta sconcerto è l’idea che questa volta possa esserci la nostra liquidazione o che ci si possa perdere rispondendo alle sirene di chi, pur essendo all’opposizione come noi, passa troppo del suo tempo ad attaccare il Pd e non chi sta governando. Il nostro compito è rialzarci e rimetterci in cammino“.

A proposito delle opposizioni, Bonaccini ha detto di avere il “massimo rispetto” per tutti, ma solo dopo aver capito di che pasta si è fatti si decideranno le alleanze. Certo, ha precisato, “non vogliamo delegare ai 5 Stelle di rappresentare loro da soli la sinistra, così come al Terzo Polo di rappresentare loro da soli i moderati“, specie perché quello spazio appartiene al Partito democratico, e “adesso ce lo andiamo a riprendere noi“.

Con un nuovo gruppo dirigente, per esempio, che il Pd già ha nel territorio, nelle regioni, nei comuni: “C’è una classe dirigente diffusissima che può e deve essere valorizzata di più nel nuovo corso“, che non dovrà rispondere alle correnti. A lui personalmente, tra l’altro, “ha fatto una certa impressione vedere tutti i dirigenti di primo piano del nostro partito candidati nei listini e non nei collegi uninominali, dove i voti dovresti andare a strapparli uno a uno per vincere, quello che fanno i sindaci quando si candidano nelle loro comunità“.

Poi il suo personale ringraziamento a Letta, che si è preso le colpe di troppe cose, che ora cambieranno anche se “non basterà un congresso. Io penso ci aspetti una vera e propria traversata nel deserto“, perché lo schieramento torni a essere un grande partito popolare, capace di battere la destra, ma alle urne. “Sento questa come responsabilità, anche della mia generazione: riportare la prossima volta il Pd al governo, ma perché avremo vinto. La stagione in cui si sta al governo anche se non si vince è finita e io credo che l’abbiamo anche pagata“, ha detto ancora il governatore dell’Emilia Romagna.

E quindi, ora è il tempo di rimanere all’opposizione, di “tornare a essere un partito da combattimento, capace di fare battaglie in Parlamento e nella società, con l’obiettivo di strappare voti anche agli avversari e di far tornare alla politica parte dei troppi che si sono astenuti“, ha detto ancora Bonaccini davanti ai suoi rimarcando che lui non solo non si è iscritto a nessuna corrente, ma che non chiederà a nessuna di queste di essere sostenuto.

Che ne sarà, però, del suo lavoro in regione? Anche da segretario, qualora dovesse vincere chiaramente, rimarrà in sella della sua regione anche perché, ha chiarito, con i suoi corregionali ha fatto “un patto di fiducia preso all’inizio del 2020 e intendo onorarlo fino in fondo“.

Segreteria Pd, quali sono i nomi sul tavolo oltre a quello di Bonaccini

Chi oltre a Bonaccini si è candidato, però, alle primarie del 19 febbraio per la segreteria del Partito democratico? Della sua ex vice, Elly Schlein, si è già detto, così come di Paola De Micheli. Ma sono anche altri i dirigenti dello schieramento che intendono partecipare alla corsa, in cui solo due arriveranno alla rush finale.

Schlein Bonaccini
Elly Shlein e Stefano Bonaccini – Nanopress.it

C’è, per esempio, il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, o l’ex ministro del Lavoro del governo di Mario Draghi, Andrea Orlando, che ci sta pensando seriamente, ma di tempo per sciogliere le riserve ce ne sarà fino al 27 gennaio 2023.

Quanto a chi la spunterà, la situazione è un po’ più complicata, hanno detto i sondaggisti. Al momento, se i due candidati dovessero rimanere il governatore dell’Emilia Romagna e la deputata italo americana, potrebbe vincere (ma di poco) Bonaccini. Certo è che si devono fare i conti con gli sconfitti, che potrebbero appoggiare l’uno o l’altro e spostare dei voti.

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