La Guardia di Finanza ha scoperto una maxi truffa ai danni dello Stato sul Bonus Cultura: secondo le indagini delle Fiamme Gialle, sfociate nell’esecuzione di 16 misure cautelari, un gruppo di persone avrebbe adescato 18enni sui social per intascare i soldi dell’agevolazione stanziati dal Governo.
Associazione a delinquere e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche: sono queste le ipotesi di reato a carico degli indagati che sarebbero accusati di aver causato un danno di oltre un milione e mezzo di euro allo Stato.
La maxi truffa intorno all’erogazione del Bonus Cultura 2022 sarebbe stata portata a galla dalle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Napoli e coordinate dalla locale Procura.
L’attività illecita avrebbe prodotto un danno di oltre un milione e mezzo di euro al Ministero della Cultura e, all’esito degli accertamenti delle Fiamme Gialle, sarebbero state eseguite 16 misure cautelari.
Le misure eseguite poche ore fa dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Napoli riguarderebbero l’arresto di un uomo del capoluogo campano, commerciante di computer per cui sarebbe scattata la custodia cautelare in carcere, 11 provvedimenti di arresti domiciliari (tra i destinatari anche la moglie del commerciante), 3 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e un obbligo di dimora.
Le indagini delle Fiamme Gialle sarebbero scattate a seguito di una segnalazione del Ministero della Cultura e avrebbero permesso agli inquirenti di rilevare gravi indizi di reato a carico della coppia di coniugi.
In particolare, secondo quanto descritto dai finanzieri in una nota sull’esito dell’attività investigativa, la trama di condotte fraudolente si sarebbe concretizzata seguendo un meccanismo preciso.
Anzitutto, spiegano gli inquirenti, marito e moglie avrebbero accettato e validato buoni del valore di 500 euro ciascuno – il cosiddetto Bonus Cultura 18APP – attraverso la piattaforma dedicata.
Avrebbero inoltre emesso fatture di pari importo giustificate con la compravendita (rivelatasi falsa) di beni ammessi alla fruizione dei buoni. Successivamente avrebbero ricevuto la liquidazione dell’intero importo dal Ministero della Cultura trattenendo per sé una percentuale che si sarebbe attestata intorno al 30%.
L’attività scoperta dalla GdF – che avrebbe consentito agli indagati di agire in modo fraudolento su un totale di oltre 3.300 voucher – si sarebbe sviluppata con l’impiego di un’architettura di “complici” che avrebbero avuto il compito di adescare via social 18enni potenziali beneficiari dei bonus,
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