Attraverso la legge n. 92/2012 il cui compito è quello di intervenire nell’ambito lavorativo per fare in modo che vengano riequilibrati le disparità, è previsto il bonus donna.
Nell’ambito delle costruzioni è presente una percentuale dell’82% del gender gap, una situazione alquanto negativa invece se ci andiamo a focalizzare sulle singole professioni, la disparità e al 96,5% nell’ambito degli ufficiali delle Forze Armate.
Attraverso il decreto interministeriale del 16 novembre del 2022 numero 327, sono stati individuati diversi ambiti in cui verranno applicati gli sgravi contributivi, quegli elementi che sono stati inseriti all’interno del bonus donne del 2023.
La misura in particolar modo si concentra sull’esonero per assunzione di tutte quelle lavoratrici svantaggiate le quali operano in settori in cui è presente un altissimo livello di disparità di genere, una percentuale che va oltre il 25%.
in base ad un’indagine portata avanti dal consorzio interuniversitario AlmaLaurea, attualmente le donne portano a casa uno stipendio più basso degli uomini del 20%.
E’ la legge numero 92/2012 che prevede la presenza del bonus donne e che va a promuovere l’assunzione di tutte quelle lavoratrici restando però sempre in linea con il Regolamento UE 651/2014.
Durante ogni anno, il Ministero del Lavoro si impegna nella ricerca dei settori più critici facendo riferimento ai dati elaborati dall’Istat.
In media ci troviamo di fronte ad un tasso di disparità pari al 9,5%.
Ma quali sono quindi quelle professioni in cui la disparità di genere è molto alta?
Tra i valori peggiori troviamo quelli all’interno delle Forze Armate in cui la disparità è del 96,5% provocata da una presenza di lavoratori maschi al 98,3%.
Una situazione abbastanza negativa è anche quella tra gli autisti di veicoli di sollevamento di macchinari mobili in cui c’è una disparità del 95,7% poiché il 97,9% di posti è occupato da operatori di sesso maschile.
Se invece si fa un passo indietro si osserva l’intera questione da un quadro più generale, si può fare riferimento alla classifica per gender gap in cui la disparità per le costruzioni è dell’82%, mentre quella dell’industria estrattiva è del 68,5% e, per concludere, quella del settore impegnato nella gestione di rifiuti e di acqua è del 64,7%.
Una percentuale che si assottiglia invece per quanto riguarda la pubblica amministrazione, luogo in cui la percentuale non supera il 30%.
Per quanto riguarda l’applicazione del bonus donne, per il momento sembra non essere previsto nessun limite di età.
Esistono però alcune condizioni necessarie senza le quali il bonus donna non potrà essere applicato.
Ovviamente stiamo facendo riferimento all’assenza di un impiego retribuito regolarmente da almeno 6 mesi e alla residenza in quelle regioni in cui il finanziamento è stato ammesso da parte dei fondi strutturali dell’Unione Europea.
Inoltre gli sgravi vanno ad attivarsi nel momento in cui le donne vengono assunte anche se hanno almeno 50 anni di età risultano essere disoccupate da più di 365 giorni.
Nel 2021 la legge di bilancio, aveva spinto all’esonero contributivo al 100% restando però nel limite massimo di importo che non va oltre i 6.000 euro in quel periodo di tempo tra il 2021 e il 2022.
Per il prossimo anno invece tornerà anche se sarà soltanto al 50%.
L’obiettivo che il Global Gender Gap Index 2022 del World Economic Forum si pone è quello di vedere molto presto una parità di genere tra gli uomini e le donne.
All’interno dell’ultimo report pubblicato nel mese di luglio, è stato sottolineato in che modo l’Italia è stata in grado di migliorare il punteggio globale aumentando di 0,001 punti rispetto all’anno precedente.
All’interno della classifica globale, la città che più è lontana dagli Stati europei è quella di Roma.
In cima alla classifica troviamo invece altri Stati europei come l’Islanda, la Finlandia e la Norvegia.
Il compito del documento è quello di misurare la partecipazione economica insieme alla salute, al livello di istruzione alla partecipazione politica.
Una classifica in cui l’Italia ricopre il 63º posto in una classifica in cui sono stati analizzati 146 paesi.
Una situazione più positiva invece è per la Spagna che si trova al diciassettesimo posto, per la Francia che occupa la quindicesima posizione e per la Germania che è al decimo posto.
Ciò che è indicato come negativo è proprio il dato di partecipazione economica. Stiamo parlando proprio di quell’elemento che comprende il divario retributivo di genere, il tasso di partecipazione al mondo del lavoro, la presenza delle donne tra funzionari, alti dirigenti, legislatori e professionisti ad alta specializzazione.
Nel 2022 l’Italia così riesce a piazzarsi al 110° posto salendo di quattro posizioni rispetto alla classifica del 2021 in cui era 114°.
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