Quello che negli anni, abbiamo imparato a conoscere come bonus Renzi potrebbe essere accreditato di diritto a molti lavoratori. Vediamo quando e perché.
L’ex bonus Renzi dovrebbe essere corrisposto nel 2023 nell’ordine delle 100 euro ma a chi spettano?
Se fino alla fine del 2020 si chiamava bonus Renzi, oggi si chiama trattamento integrativo IRPEF e sarà accreditato a molti cittadini anche nel corso dell’anno appena iniziato. Il bonus è stato confermato anche dal governo Meloni che lo ha inquadrato come un supporto ulteriore ai lavoratori e alle loro famiglie.
Gli italiani, come molti europei, hanno dovuto fare i conti con numerosi rincari. Non solo elettricità e gas ma anche le materie prime, in virtù dell’aumento dell’inflazione. Per questo, ogni bonus o aiuto ulteriore può essere una boccata d’ossigeno per cercare di andare avanti.
Nato nel 2015 sotto il governo Renzi, il bonus omonimo fu varato unitamente al bonus cultura. All’epoca venne considerato come una manovra acchiappa voti da parte di Renzi nei confronti del popolo italiano. Nonostante questo, i due bonus, vennero accolti molto positivamente. Era un modo, infatti, per contrastare l’aumento dei prezzi dilaganti.
E a questo potrebbe servire l’ex bonus Renzi anche oggi. Ecco perché il Governo Meloni ha voluto confermarlo all’interno della legge di Bilancio 2023, entrata in vigore sin dal primo giorno del nuovo anno. Il bonus, come si legge dalla finanziaria, è rimasto quasi invariato.
Esso consiste in un rimborso IRPEF pari a 100 euro che verrà accreditato direttamente in busta paga ai lavoratori che guadagnano meno di 15000 euro l’anno. Si tratta di 100 euro mensili.
Prima di approdare a questa decisione, la misura era già stata discussa, con le opportune modifiche, da parte del governo di Draghi, l’anno scorso. In pratica, il testo di base era stato modificato. Se prima erano 80 gli euro in busta paga, adesso sono 100. 80 euro erano previsti soltanto per chi aveva un reddito entro i 24600 euro, in dodici mesi. Un bonus che, progressivamente, scendeva all’aumentare del reddito dei lavoratori, fino ad arrivare a zero euro.
Ciò è stato vero fino al luglio del 2020. In quel mese, infatti, arrivò la modifica di cui sopra. Il bonus aumentò di 20 euro e aumentò anche la soglia di reddito, fino a 28000. Il meccanismo per il calcolo del bonus è semplicemente uguale a prima.
Per il 2023, però, il bonus Renzi si modifica in virtù dei due tagli che ci sono stati alle aliquote IRPEF. In pratica, la misura si è dovuta adeguare al nuovo sistema IRPEF che prevede a 4 aliquote non più cinque.
L’ex bonus Renzi potrà essere percepito da tutti i dipendenti pubblici e privati, dai soci delle cooperative e dai lavoratori atipici (es. co. co. co., borsisti, stagisti) ma anche disoccupati con la NASPI, chi lavora come amministratore comunale o nella P.A. come pure chi è in cassa integrazione.
Chi ha un reddito che non supera i 15.000 euro continueranno a percepire il bonus pieno, come gli scorsi anni. Idem per chi percepisce redditi entro i 28.000 euro ma non si deve suiperare la somma delle detrazioni per spese sostenute entro il 31 dicembre 2022, sia al di sopra all’imposta lorda.
Il bonus non dovrà essere richiesto ma accreditato direttamente a chi ne ha diritto. I pensionati possono riceverlo a patto che rispettino alcuni requisiti: percepiscano solo la pensione INPS senza nessun altro reddito assistenziale.
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