Il ritorno di Johnson primo ministro lo auspicano in tanti fra i Tory, ma l’opposizione vorrebbe andare alle elezioni anticipate, forse già nell’anno nuovo. Chi sono gli altri potenziali candidati e come farebbe il Regno Unito a tornare alle urne anticipatamente.
Adesso è ai Caraibi ma sei settimane or sono Boris Johnson era primo ministro della Gran Bretagna, e ora c’è chi ne reclama il ritorno e chi invece invoca nuove elezioni, come il sindaco labourista di Londra, Sadiq Khan. Fra i conservatori sostenitori di un come back di Boris Johnson al numero 10 di Downing street, ufficio del primo ministro dove Liz Truss è stata 44 giorni, troviamo Marco Longhi (di ovvie origini italiane) e Nadine Dorries. Entrambi sui social hanno condiviso il loro consenso per il leader spettinato. Messaggi focosi, dal “Siamo con Boris, torna!” dell’uno, al “Johnson è l’unico che ha un ampio consenso nel partito conservatore, è quello che ha trionfato nel 2019. Ora non c’è altra scelta possibile”, così, invece, l’altra che in passato ha presieduto il Dipartimento per il Digitale, la cultura, i media e lo sport, l’equivalente del nostro ministero della Cultura.
Ma anche nei forum dei conservatori le voci circolano da giorni in favore di Boris Johnson oppure, ripetiamo, si parla di andare alle elezioni anticipatamente. Sarebbe una mossa azzardata? Le elezioni generali di 650 membri del Parlamento britannico sarebbero dovute avvenire non prima del 2025 a gennaio.
Dal 2011, nel Regno Unito, la House of Commons (l’equivalente della Camera) poteva indire nuove elezioni con due terzi della maggioranza, tuttavia i Tory durante il loro mandato hanno legiferato contro questa possibilità, restaurando una tradizione con cui si riserva questo potere al primo ministro, il quale, una volta informato il re, porterebbe la Gran Bretagna alle elezioni in 25 giorni.
Tornando ai potenziali eredi di Liz Truss, la stampa inglese fa però anche altri nomi, come Penny Mordaunt oppure Rishi Sunak.
Chi è Rishi Sunak. Ha lavorato bene da dietro le quinte informando Truss su rischi e pericoli a cui sarebbe andata incontro con un eventuale taglio delle tasse. Sunak è un tecnocratico pacato e competente. Il Guardian in quest’ore scrive che Sunak è visto in maniera “sospettosa” dagli altri Tory, un po’ per le sue “ricchezze spropositate” e un po’ per la sua famiglia che per pagare meno tasse ha portato la propria residenza fiscale all’estero.
E chi è Penny Mordaunt. Sulla stampa della grande isola dicono sia lei la favorita. È stata segretaria alla Difesa e durante il mandato affidato a Truss si è distinta mostrando “talento”, al contempo sapendo defilarsi bene da quelle che sono state ritenute scelte scomode.
Ma ci sono altri nomi: Suella Bravermann già dimissionaria da ministro dell’immigrazione, tema su cui è irremovibile e talvolta molto dura, Bravermann è inoltre un po’ guerrafondaia. Simile a lei è la Tory Kemi Badencoch, che, secondo l’autorevole giornale britannico, a Downing Street porterebbe “una fluente retorica” altrettanto condita di cultura bellica, seppur ostentata decorosamente grazie a un’allure da “persona normale”.
Fra gli altri possibili candidati troviamo: Sajid Javid, un conservatore moderato, e Grant Shapps, che è stato ministro dei Trasporti ed è ritenuto un “buon comunicatore per i media”, ed è peraltro definito un “pragmatico ideologico”. Ben Wallace, segretario alla Difesa, fra i favoriti, ha mostrato di saper padroneggiare una politica meno ideologica e più competente.
Boris Johnson riscontra ancora appeal fra i suoi, nonostante tutto, nonostante i party durante la pandemia, ma è ritenuto una “figura ossidata che non piace a una buona parte del Paese”, scrive il Guardian, sottolineando come Boris abbia ingannato il Parlamento proprio sui festini a cui ha partecipato in pieno lockdown.
Il successore di Truss dovrà ripresentarsi da re Carlo e ottenere quei consensi che la prima ministra dimissionaria non ha saputo ottenere. Dal “Tu di nuovo ancora qui” professato dal monarca inglese non è passato molto tempo, ma in quel poco tempo tutto è andato male per il Regno Unito: ha sepolto una regina amatissima, ha visto calare la sterlina in un baratro e in ultimo la copertina di un noto giornale, l’Economist, ha bollato il paese con un “Welcome to Britaly”, descrivendo una catastrofe generalizzata e segnata da più fattori con cui accosta il Regno Unito all’Italia, ma va detto che il controllo del noto periodico, dal 2015 è passato alla finanziaria italiana Exor, che nell’editoria detiene tanti altri giornali anche in Italia.
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