Si è spento, all’età di 108 anni, Boris Pahor, scrittore sloveno di fama internazionale, da sempre contro ogni regime totalitario.
Boris Pahor, scrittore sloveno-triestino di fama internazionale, è morto. Aveva 108 anni. Per tutta la vita, Pahor ha messo in guardia i suoi lettori dai regimi totalitari, anche nel suo romanzo Necropolis, dove racconta le sue esperienze nei campi di concentramento nazisti. Ha ricevuto – nel corso della sua longeva vita – numerosi riconoscimenti e premi.
Morto Boris Pahor: raccontò i campi di concentramento nazisti
Si è spento, alla veneranda età di 108 anni, Boris Pahor, scrittore sloveno-triestino che visse, in prima persona, gli orrori dei campi di concentramento nazisti. Nel suo libro Necropolis, lo scrittore raccontò gli orrori vissuti da lui – in prima persona – e dai prigionieri che, con lui, condivisero le disgrazie e la morte all’interno del campo di sterminio nazista.
Come si può leggere dal libro, indossava solo una giacca sottile a righe e pantaloni logori, che non lo proteggevano affatto dal freddo a -20°C che invadeva il lagher: sentiva sempre freddo e fame.
Quando arrivava il momento di fare docce bollenti, per lui era come raggiungere il paradiso in mezzo all’inferno: i getti fumanti gli davano tepore, mentre puliva le sue carni con una saponetta. Acqua calda che, però, veniva prodotta mediante una fornace che bruciava i corpi di alcuni dei 22.000 prigionieri sottoposti a sterminio.
La vita dello scrittore sloveno
Pahor nasce nel 1913 da famiglia slovena a Trieste, ai tempi dell’impero austro-ungarico e un anno prima dello scoppio della prima guerra mondiale. Nel periodo tra le due guerre collaborò a Trieste con intellettuali antifascisti sloveni. Fu arruolato nell’esercito italiano nel 1940 e inviato in Libia nel 1941, ma dopo la capitolazione italiana tornò a Trieste nel 1943 e si unì al Fronte di Liberazione.
Nel gennaio 1944 fu arrestato dai collaboratori e consegnato ai tedeschi, che lo trasferirono tra vari campi di concentramento nazisti. Fu liberato nell’aprile del 1945. Pahor riassume le sue esperienze nei campi di concentramento, tra l’altro, nel suo romanzo più noto Necropolis (1967), tradotto per la prima volta in francese nel 1990 e successivamente anche in molte altre lingue.
Si ritiene che sia la persona più anziana sopravvissuta a un campo di concentramento nazista ed è stato anche oggetto di un documentario della BBC intitolato The Man Who Saw Too Much (2019).
Per tutta la vita, Pahor ha messo in guardia dai pericoli dei regimi totalitari, di cui lui stesso è stato vittima, sottolineando l’importanza di avere una solida conoscenza della storia e della propria identità.
Pahor ha anche ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per il suo lavoro: il Premio Prešeren (1992), il più prestigioso riconoscimento culturale della Slovenia, la Medaglia d’Argento d’Onore della Slovenia (2000) e la Legione d’Onore francese (2007), nonché il titolo onorifico di Ambasciatore culturale della Slovenia in occasione del suo 102esimo compleanno.