Josep Borrell, l’alto commissario dell’Unione europea in politica estera, ha deciso che indicherà Luigi Di Maio, ex ministro degli Esteri, come inviato speciale di Bruxelles per il Golfo persico. È stato il Corriere della Sera a dare l’indiscrezione, perché ha visionato la lettera con cui il successore di Federica Mogherini ha annunciato la sua scelta, definendolo il miglior candidato. Domani ci sarà l’annuncio ufficiale.
L’ex presidente del MoVimento 5 stelle, poi passato a Impegno civico, con cui ha subito una sonora sconfitta alle elezioni del 25 settembre, resterà incarica dal primo giugno fino al 28 febbraio del 2025. La sua scelta era stata messa in stand-by dopo che era entrato in carica il nuovo governo del centrodestra, che non l’ha accolta con favore. Alle critiche esplicite della Lega per la decisione di Borrell su Di Maio, che avrebbero preferito una persona vicina agli ambienti della coalizione guidata da Giorgia Meloni piuttosto che un uomo di sinistra o un grillino, ha fatto da eco, con meno lamentele, il suo successore alla Farnesina, Antonio Tajani, che ha precisato che si tratta di una scelta dell’alto commissario dell’Ue, non dell’esecutivo di Roma.
Luigi Di Maio, l’ex enfant prodige della politica, il più giovane vice presidente della Camera, uno tra i più giovani ministri della storia della Repubblica italiana, dopo l’addio al Parlamento voluto dagli italiani (il suo partito, Impegno Civico, creato ad hoc per le elezioni politiche del 25 settembre non ha superato la soglia di sbarramento, e lui non è riuscito a spuntare nel collegio uninominale, di casa sua, in cui era stato candidato) sarà il prossimo inviato speciale dell’Unione europea nel Golfo persico.
L’ex presidente del MoVimento 5 stelle, da cui è uscito poco prima che cadesse il governo di Mario Draghi di cui lui era rimasto titolare della Farnesina, quindi ministro degli Esteri, dopo mesi di impasse, in cui a contare è stato soprattutto la vittoria del centrodestra e di Giorgia Meloni di fine settembre, ha ricevuto il nulla osta da parte di Josep Borrell, l’alto commissario per la politica estera di Bruxelles, l’unico con il potere di nomina.
Secondo il successore della nostra Federica Mogherini, infatti, Di Maio è “il candidato adatto” a ricoprire l’incarico, che durerà 21 mesi e prenderà il via dal primo giugno per concludersi il 28 febbraio 2025, e lo ha detto in una lettera inviata agli ambasciatori del Comitato politico e di sicurezza degli Stati membri, che dovranno notificarla prima di passare la palla alla Commissione presieduta da Ursula von der Leyen.
Il nome dell’ex pentastellato era finito in una short list, assieme a quello del greco Dimitris Avramopoulos (ex ministro ed ex commissario europeo), il cipriota Markos Kiprianou (ex ministro degli Esteri) e Jan Kubis, ex ministro degli esteri slovacco, e ha avuto la meglio, anche perché sull’ex ministro aveva dato la sua parola anche lo stesso ex numero uno della Banca centrale europea, ma poi tutto, appunto, si era congelato per l’arrivo al governo del centrodestra che, infatti, non ha preso molto bene la notizia veicolata prima dal Corriere della Sera e poi confermata anche dalle agenzie italiane.
Nello specifico, fonti della Lega hanno fatto capire il loro disappunto: “Gli italiani – hanno detto dal partito di Matteo Salvini – hanno votato: hanno scelto e continuano a scegliere il centrodestra, non sinistra o grillini. Quella di Bruxelles è una indicazione vergognosa, un insulto all’Italia e a migliaia di diplomatici in gamba“.
E qualche attacco è arrivato anche in maniera diretta da parte di alcuni esponenti politici del Carroccio, come Elena Murelli, senatrice e già presidentessa dell’Intergruppo parlamentari Italia-Arabia Saudita, che ha dichiarato che “Josep Borrell, indicando Luigi Di Maio per l’incarico di inviato speciale Ue per il Golfo Persico, sceglie un candidato debole in una regione in cui l’Unione europea ha un forte deficit di credibilità e dove ‘le personalità’ contano molto in politica. Un’altra scelta dell’Europa che rischia di essere estremamente controproducente per l’Italia e tutti i Paesi membri”.
Più diplomatico è stato, invece, il successore di Di Maio, Antonio Tajani, anche vicepremier in quota Forza Italia. In un’intervista a Mezz’ora in più, il programma di Lucia Annunziata, il ministro degli Esteri in carica ha detto che “è una scelta di Borrell, legittima, ma Di Maio non è il candidato del governo italiano“. “Lui si era candidato prima che nascesse il governo – ha ricordato Tajani -. Ho sempre detto a Borrell che Di Maio non era il candidato del governo, è una libera scelta di Borrell, è nelle sue facoltà“.
I complimenti, invece, sono arrivati, sempre negli ambienti della destra, da Gianfranco Fini, ex presidente di Alleanza Nazionale, il partito da cui ha iniziato la presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni. L’ex alleato di Silvio Berlusconi sempre dalla trasmissione di RaiTre, è “lieto” della nomina dell’ex grillino: “Mi auguro che sia all’altezza di un compito estremamente difficile, sarà interessante vedere come svolgerà il mandato, che non è di poco conto“. E anche da Gianfranco Rotondi, deputato di Fratelli d’Italia e editorialista per l’Huffington posto, che su Twitter si è complimentato con l’ex vicepremier del governo gialloverde.
Quanto alla scelta in sé e per sé di Borrell, Di Maio è stato preferito agli altri perché ritenuto quello con il curriculum migliore in vista soprattutto dei rapporti diplomatici che aveva intrattenuto con i Paesi mediorientali nel momento in cui l’Italia, durante il secondo governo di Giuseppe Conte, in cui lui già ricopriva la carica di ministro degli Esteri, si era deciso di bloccare la vendita di armi italiane all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi. In quell’occasione c’era stato uno contro tra l’ex prodigio della politica e i governi dei due Paesi, con quello di Abu Dhabi che rispose con una sorta di embargo di tutti i prodotti provenienti dalla penisola. Erano serviti mesi, e molti incontri per pacificare e recuperare i rapporti, e il titolare della Farnesina riuscì nel suo intento.
Secondo alcuni, però, la scelta dell’ex esponente del MoVimento 5 stelle e l’annessa accelerazione nella nomina risiederebbe nel fatto che l’Unione europea sta ingaggiando diversi bracci di ferro con il governo del centrodestra, quello sul Pnrr, per esempio – anche se le trattative sembrano essersi sbloccato, con i colloqui che proseguono tra i membri delle due istituzioni -, quello sul Mes, e anche quello sulla questione delle concessioni balneari, per cui da Bruxelles hanno tirato più volte le orecchie a Palazzo Chigi.
Nel merito, però, della necessità di avere un inviato speciale per la regione del Golfo, l’alto commissario aveva spiegato già a luglio che le questioni erano “di sicurezza in quest’area, nel più ampio Medio Oriente, che sono molto importanti per noi“. E il riferimento era all’Iran, allo Yemen e alla questione energetica, ovvero al petrolio. Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’esigenza di stabilire nuove relazioni proprio in virtù degli acquisti petroliferi si è intensificata, diventando centrale.
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