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Economia

Borrell: Putin per usa la fame “come arma” contro il resto del mondo

Venti milioni di tonnellate rimangono nei silos e nei porti del Paese, bloccati e impossibilitati a viaggiare all’estero attraverso il Mar Nero, e Borrell, per questo, ha accusato direttamente Putin.

Josep Borrell – NanoPress.it

L’Ucraina, uno dei più grandi granai del mondo, non è ormai da tempo in grado di esportare cereali al ritmo di prima della guerra, e la situazione tiene in allerta l’Unione europea, il cui Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, ha accusato questo ieri al regime di Vladimir Putin di usare la fame “come arma” contro il resto del mondo.

Borrell insiste: “Questo è un vero crimine di guerra”

Questo è un vero crimine di guerra”, ha denunciato il capo della diplomazia europea. Lo sbarramento del Paese causato dall’invasione russa, contribuisce alla formazione di una tempesta alimentare all’orizzonte, con effetti imprevedibili: gli strati di questa tempesta spaziano da possibili carestie nei paesi del sud del mondo ai disordini sociali per il prezzo del pane e le conseguenti ondate migratorie o addirittura conflitti a medio termine.

“E’ inconcepibile, non si può immaginare che milioni di tonnellate di grano continuino ad essere bloccate in Ucraina mentre le persone nel resto del mondo soffrono la fame”, ha aggiunto Borrell durante un’apparizione poco prima di una riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue in Lussemburgo.

L’invasione russa ha causato la permanenza di quasi 20 milioni di tonnellate nei silos e nei porti del Paese, bloccati e impossibilitati a viaggiare all’estero attraverso il Mar Nero, la rotta tradizionale, la più veloce e immediata, per i mercati alimentari globali. E con il raccolto di questa estate alle porte, l’UE teme che nei prossimi mesi non ci sarà più spazio per immagazzinare il nuovo raccolto. o che gli agricoltori ucraini decideranno di interrompere la semina per mancanza di prospettive economiche.

Fino a quando la Russia non ha deciso di piantare i suoi stivali in Ucraina, questo paese rappresentava il 10% del mercato mondiale del grano, il 13% dell’orzo, il 15% del mais, oltre a produrre oltre il 50% dell’olio di girasole del mondo, secondo i dati dell’European Commissione.

Nelle ultime settimane Bruxelles ha preso in considerazione ogni tipo di soluzione per riaprire le chiuse commerciali del grano ucraino, compreso il lancio di una missione navale per scortare il passaggio delle navi dall’Ucraina, attraverso un Mar Nero disseminato di mine e strettamente sorvegliato dalla Marina russa. Il blocco comunitario confida per il momento che la soluzione arriverà con la mediazione delle Nazioni Unite e l’aiuto della Turchia, un attore regionale chiave per attraversare il passaggio del Bosforo.

La Russia da la colpa del blocco del grano a Ue ed Usa

Ma la situazione, al momento, pone un blocco strategico: la Russia accetterebbe di aprire una via per il passaggio del grano nel Mar Nero, purché l’Ucraina accetti di sminare i porti; ma è difficile per Kiev accettare di fare questo passo, poiché teme che la Russia ne approfitti, per penetrare con le sue navi da guerra nei territori costieri del Paese che non domina ancora.

Catherine Colonna – NanoPress.it

La crisi alimentare, inoltre, è diventata il centro di una battaglia di narrazioni tra Russia e i Ventisette della Ue: alcuni Paesi in via di sviluppo, colpiti dalla scarsità dei cereali e dall’aumento dei prezzi, hanno preso ialla lettera la narrazione russa alla lettera, secondo la quale le sanzioni Ue sono all’origine della crisi e il blocco del flusso di cibo.

“La Russia sta bloccando i porti ucraini, non noi”, ha risposto Borrell dopo l’incontro. “La Russia sta distruggendo porti, magazzini alimentari e infrastrutture di trasporto, non noi”.

Catherine Colonna, ministro degli Esteri della Francia, Paese che detiene la presidenza del Consiglio dell’UE questo semestre, ha parlato sulla stessa linea prima dell’incontro con i suoi omologhi. Ha assicurato che la Francia sostiene gli “sforzi” del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che guida i canali diplomatici per aprire una via di transito. E ha assicurato che sarebbe “utile” che l’accordo venisse firmato con una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

“Ci sono troppi rischi nel lasciare il grano ucraino nei magazzini. Questo è pericoloso non solo per la regione mediorientale, ma anche per la stabilità del mondo in generale”, ha detto Colonna. “La Russia deve smettere di giocare con la fame nel mondo”.

Giovedì e venerd’ il vertice dei 27 per stabilire le prossime mosse

La crisi alimentare e la ricerca di modi per esportare il grano sono state due delle questioni scottanti sul tavolo dei 27 ministri questo lunedì. L’incontro è servito anche da riscaldamento per il vertice europeo di giovedì e venerdì prossimo, l’ultimo in cui i capi di Stato e di governo si incontreranno prima della pausa estiva.

Campo di grano arido – Nanopress.it

In questa occasone ci sarà il tanto atteso dibattito sulla concessione Status dell’Ucraina come Paese candidato all’Ue, dopo che la Commissione Europea ha raccomandato venerdì scorso di fare il passo, anche se con sfumature e condizioni. Il ministro francese ha assicurato che anche Parigi sostiene questa posizione, estendendola alla Moldova, che venerdì scorso ha ricevuto anche l’avallo dell’Esecutivo della Comunità.

“Il parere della Commissione ritiene che l’Ucraina e la Moldova, sulla base dei progressi da esse compiuti e accompagnate da una futura tabella di marcia, possano essere riconosciute come candidate. È anche la posizione della Francia”, ha assicurato.

È un imperativo politico e strategico, ma anche morale”. Da parte sua, Borrell non ha voluto dare alcun indizio su questo dibattito: ci sono un buon pugno di paesi contrari alla candidatura (come Svezia, Danimarca, Paesi Bassi o Portogallo) e diverse voci scettiche, come l’Austria. “I leader dovranno discuterne”, ha chiarito l’Alto rappresentante. “Non posso anticipare i risultati, ma non ho sentito nessuno opporsi”.

Paolo Battisti

Giornalista Pubblicista dal 2013. Amo la storia e mi occupo di politica estera

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