Umberto Bossi scarica Matteo Salvini. Il fondatore della Lega Nord ribadisce che il segretario dovrebbe essere sostituito perché al popolo leghista, quello verace che “ce l’ha duro”, “non frega niente dell’Italia”. Italia che Salvini vorrebbe invece governare, trasformando il Carroccio in un “partito nazionale” ed ergendosi a nuovo leader del centrodestra. Bossi torna alla carica e rispolvera il sempreverde (e di che colore, sennò?) concetto di Padania.
Intervistato al termine della festa per il trentesimo anniversario della prima sede del Carroccio di Varese, aperta in piazza del Podestà nel 1986, il Senatùr attacca: “Se rischia di cambiare la Lega? No, rischia di cambiare il segretario, la base non vuole più Salvini, non vuole più uno che ogni giorno parla di un partito nazionale”. Senza giri di parole, a modo suo, spiega: “Alla base, soprattutto in Lombardia e in Veneto, non frega niente dell’Italia”. Insomma, per Bossi al vero leghista interessa solo il primo articolo dello Statuto della Lega Nord, che pone come obiettivo principale l’indipendenza della Padania.
Il fondatore della Lega auspica dunque “un nuovo segretario, uno che si attenga allo Statuto e non faccia quello che vuole”, anche perché “il 16 dicembre scade il mandato di Salvini”. Non gli interessa il fatto che questi abbia i voti: “I voti non servono a niente, se non sai per che cosa li prendi”. Bossi ribadisce un concetto già espresso a settembre durante il tradizionale raduno di Pontida: “La Lega non potrà mai diventare un partito nazionale, potrà aiutare tutti ma stando nelle sue radici. La Lega è nata per difendere il Nord oppresso, non per altre cose”.
Salvini: “Ai militanti non interessano queste beghe di partito”
Il segretario, attraverso una dichiarazione rilasciata all’Ansa, minimizza la polemica. Nessun post di fuoco su Facebook, almeno per ora: “Migliaia di militanti ed elettori della Lega sono impegnati per far vincere il No al referendum, per bloccare una riforma che centralizza tutto e cancella libertà e democrazia. Non stanno chiacchierando di beghe di partito”.